Guida allo studio settimanale della Bibbia
Isaia: «Eccomi, manda me!»
Letture: levitico 16:30, 17:11; Isaia 6:1-10, 49:6; Geremia 3:22; Matteo 28:18-20; Ebrei 1:2
«Poi udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò? E chi andrà per noi?"
Allora io risposi: "Eccomi, manda me!"» Isaia 6:8
Pensiero chiave
Isaia fu un grande profeta dell'VIII secolo a.C., che denunciò il peccato e la corruzione, si batté per l'equità e la giustizia e annunciò la venuta del Messia. Quali analogie sono riscontrabili con la situazione attuale?
Compito centrale della missione di Isaia era quello di trasformare il regno meridionale di Giuda. Egli denunciò il peccato, la corruzione e la ribellione della nazione nei confronti di Dio. Ma l'opera del profeta andò oltre: previde il giorno in cui la missione di Giuda sarebbe stata quella di rappresentare Dio al mondo, perché quello stato non poteva restare chiuso in se stesso, ma aveva un obiettivo da realizzare, rivolto a tutte le nazioni. Isaia cita il Signore quando afferma: «Ti custodirò e farò di te l'alleanza del popolo, la luce delle nazioni» (Is 42:6).
Questa ampia visione di una missione estesa al mondo intero fu persa di vista negli anni successivi, e ricomparve solamente con il ministero di Gesù e con quello degli apostoli nel libro degli Atti; oggi anche noi, nel nostro tempo, siamo chiamati a far parte di quella visione.
Isaia 6:1-6. Che cosa accade a Isaia mentre svolge il servizio nel tempio?
Il Signore trasporta Isaia, mediante una visione, nella stanza del regno celeste, dove vede proprio Dio seduto su un trono «alto, molto elevato» (Is 6:1). Isaia contempla uno spettacolo incredibile: vede i lembi del mantello di Dio riempire il tempio e sei esseri celesti con le ali, chiamati serafini. Li ode mentre gridano l'uno all'altro lodando il nome di Dio. Le loro voci dovevano essere molto potenti, perché le porte vengono scosse dalle fondamenta e il tempio invaso dal fumo.
Confronta la visione di Isaia con quelle di altri uomini che hanno visto Dio. Quale reazione comune hanno manifestato e cosa ci insegna a proposito del nostro rapporto con il Creatore? Esodo 20:18,19; Giudici 13:22; Giobbe 42:5; Apocalisse 1:17.
Reagendo alla visione del «Re, il Signore degli eserciti», Isaia esclama: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure» (Is 6:5). Damah, la parola ebraica tradotta con «perduto», significa escluso, o finito. Questo termine indica che l'esperienza sconvolge il profeta; la visione di Dio lo aiuta a capire la sua vera condizione a paragone con il suo Creatore.
Quale aspetto particolare nel vedere Dio causa questa reazione? Ora comprendiamo meglio perché Gesù è venuto sulla terra da uomo per rivelare che è veramente Dio?
L'incontro di Isaia con Dio è una circostanza straordinaria e il profeta ne parla come di un'esperienza che coinvolge tutti i suoi sensi: vede i sei serafini alati e Dio sul suo trono; ode le voci tuonanti degli angeli; avverte e percepisce il carbone ardente che uno di loro gli appoggia sulle labbra; annusa il fumo nel tempio (Is 6:1-6). Dopo aver visto Dio, Isaia è sopraffatto dalla propria indegnità e lo sfogo al v. 5 non è altro che la confessione del suo peccato e di quello di tutto il popolo.
Perché questa enfasi sulle «labbra impure»? L'unico peccato commesso da Isaia e dal suo popolo consisteva nelle cose che dicevano? Di cosa potrebbero essere simbolo? Cfr. anche Proverbi 13:3; Matteo 12:37; Luca 6:45
Subito dopo la confessione di Isaia, un serafino prende un carbone ardente dall'altare celeste, vola verso il profeta e glielo appoggia sulle labbra.
Isaia 6:6,7. Che cosa succede e cosa simboleggia quell'atto? Quale messaggio possiamo ricavarne?
Isaia, uomo dalle labbra impure, non ha niente di suo da poter offrire a Dio. Ma grazie all'opera stessa del Signore, il suo peccato viene purificato.
La parola ebraica tradotta con «purificato» deriva dalla radice kipper, che nell'Antico Testamento viene comunemente resa con «espiazione» (cfr. Es 29:36; 30:10; Lv 16:30; 17:11). Cosa è successo? Isaia, senza l'intervento divino e la purificazione, non sarebbe stato in grado di fare alcunché per il Padre. Doveva prima essere dichiarato giusto di fronte al Signore e solo dopo questi avrebbe potuto utilizzarlo.
Quali aspetti della tua vita impediscono che il Signore ti «utilizzi» appieno? A cosa devi rinunciare perché il tuo peccato sia purificato?
Quando Isaia ascolta l'appello proveniente da Dio, risponde immediatamente: «Eccomi, manda me!» (Is 6:8). Come noterete, accetta ancor prima di conoscere i dettagli del compito affidatogli (cfr. Eb 11:8).
Isaia non risponde perché convinto di possedere i doni e i talenti indispensabili o perché sa che farà un buon lavoro. E nemmeno perché è un compito che lo attrae (non sa neanche di cosa si tratta). Il profeta accetta perché, sebbene consapevole della propria indegnità, il Signore lo merita. Sebbene egli sia debole, il Signore è onnipotente; sebbene sia una missione che non si sarebbe mai assegnato, è stata scelta da Dio.
Matteo 28:18-20 presenta l'alto mandato di andare e ammaestrare tutti i popoli, il più nobile, forse, di tutta la Scrittura. Leggi attentamente la prima parte: perché è soprattutto quella che non dobbiamo sottovalutare?
«Dunque» è l'avverbio critico. C'è un'unica ragione che ci permette di andare e testimoniare a tutte le nazioni: la potenza che ci viene conferita da colui che possiede ogni autorità in cielo e sulla terra. Se dovessimo fare affidamento solo sulle nostre forze non potremmo nemmeno partire.
La nostra missione è alimentata da Gesù, che possiede ogni autorità e ogni potere nell'universo (cfr. At 17:28; Eb 1:2; Col 1:16). Se ci rendiamo disponibili, Dio ci darà la forza necessaria per portare a termine la missione affidataci. Egli ha purificato le labbra impure di Isaia (Is 6:7), ha dato a Maria lo Spirito Santo e «la potenza dell'Altissimo» (Lc 1:35); Gesù ha pregato per Pietro (Lc 22:32); ha unto Saulo con lo Spirito Santo (At 9:17,18); ha messo le parole giuste in bocca a Geremia (Ger 1:9). Dovremmo attenderci che faccia qualcosa di meno con noi, in questo momento solenne della storia della terra?
Cosa ti trattiene dal fare qualcosa di più per il Signore? Come imparare a fidarsi della potenza di Dio e non dei nostri doni?
Leggi il mandato che Dio affida a Isaia (Is 6:9,10). Come interpretare le parole che il Signore rivolge al profeta?
Quasi tutte le versioni della Bibbia danno l'impressione che in questi versetti il Signore voglia offuscare di proposito i cuori e le menti del popolo. Però, leggendo il testo con attenzione, si può cogliere un certo sarcasmo, dell'ironia. Perché mai Dio, il quale supplica costantemente il suo popolo di ascoltarlo, di capirlo, di aprirgli il cuore, di conoscerlo, di cercarlo, di tornare a lui per essere guarito, dovrebbe affermare certe cose? Evidentemente deve esserci un altro significato.
Leggere i testi seguenti. Come dobbiamo interpretarli alla luce dei passi appena esaminati?
Deuteronomio 30:6
Proverbi 2:5
Geremia 3:22
Geremia 4:1
L'intera Bibbia ci presenta un Dio che chiama il suo popolo all'ascolto, all'ubbidienza, a fare ritorno a lui e sappiamo bene che da molti non è mai stato ascoltato. Allora, ciò che pare verificarsi in questa circostanza è la semplice previsione di quella che, secondo Dio, sarà la risposta del popolo a Isaia; egli non dice che vuole quelle cose e nemmeno che le determinerà, ma il continuo rifiuto da parte della gente ai moniti di Isaia, avrebbe naturalmente indurito i loro cuori; questo non significa che Dio o Isaia auspicassero questo esito, al contrario. Nella sua Parola, il Signore fa continui appelli al popolo affinché agisca come indicato da Isaia ma, come sappiamo bene, il richiamo è stato spesso disatteso.
Cosa possiamo dire di noi oggi a questo riguardo? Siamo così diversi rispetto agli abitanti del tempo di Isaia? Cosa possiamo fare per evitare di cadere nella stessa trappola spirituale degli individui descritti nel libro del profeta?
La missione di Isaia andava ben oltre la trasformazione di Giuda; egli ricevette anche una visione su Gerusalemme, che viene descritta come una luce sulla collina, una testimonianza a ogni nazione su chi sia il vero Dio e i suoi comandamenti: «Il monte della casa del Signore si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno a esso» (Is 2:2).
Qual è il nostro ruolo di avventisti nell'evangelizzazione del mondo? Cfr. Apocalisse 14:6
Leggi Isaia 42:6,7. Il Signore quale ruolo vuole affidare a Giuda? È lo stesso che siamo chiamati a rivestire noi oggi?
Isaia 49:6. In che senso questo versetto ci riguarda in quanto avventisti?
La chiesa avventista si rese conto solo alla fine della decade del 1860 di avere una missione nei confronti dei territori esteri. I primi avventisti avevano compreso il mandato evangelico in un'ottica limitata, convinti che riguardasse solo i vari gruppi etnici presenti nel territorio nordamericano.
L'America era una società multiculturale e i nostri pionieri avevano capito che dovevano raggiungere ogni nazione, lingua e popolo proprio là, a casa loro. Arthur Spalding suppone si trattasse di una «razionalizzazione comoda» l'ipotesi che la missione dovesse riguardare soltanto il nord America, Arthur Whitefield Spalding, Origin and History of Seventh-day Adventisys, Review and Herald Publishing Association, Washington D.C., 1962, vol. 2, p. 193.
Ma non passò molto tempo che la giovane chiesa capì di avere una visione troppo limitata e si lanciò così all'esterno raggiungendo Asia, Europa, Africa, Oceania. Un'opera della quale ognuno di noi, individualmente, può fare parte, in un modo o nell'altro.
In che modo puoi essere maggiormente coinvolto nell'evangelizzazione, per portare «la salvezza fino alle estremità della terra» (At 13:47)?
Leggere da Ellen G. White, Profeti e re, «L'appello di Isaia», pp. 303-310 [164-168].
«Questa certezza del compimento finale della missione di Dio fece coraggio al cuore di Isaia. Che importa se le potenze terrene si schierano contro Giuda? Che importa se il messaggero del Signore incontra opposizione e resistenza? Isaia aveva visto il re, il Signore degli eserciti; aveva udito il canto del serafino: «Tutta la terra è piena della sua gloria!» (Is 6:3); aveva la promessa che i messaggi da parte di Dio a Giuda apostata sarebbero stati accompagnati dalla potenza convincente dello Spirito Santo; e il profeta era temprato in vista dell'opera che lo attendeva. Nel corso della sua lunga e ardua missione conservò sempre la memoria di quella visione. Per oltre sessant'anni egli rappresentò per i figli di Giuda il profeta della speranza, via via sempre più chiaro nelle sue predizioni riguardanti il trionfo futuro della chiesa» - «The call of Isaiah», Advent Review and Sabbath Herald, 11 marzo 1915.
«Le esortazioni del profeta, affinché Giuda contemplasse il Dio vivente e accettasse la sua generosa offerta, non furono vane. Alcuni le ascoltarono e ritornarono all'adorazione di Dio abbandonando gli idoli. Essi impararono a riconoscere nel carattere del loro Creatore amore, misericordia e tenera compassione. Nei momenti difficili della storia di Giuda, quando solo alcuni rimasero nel paese, le parole del profeta provocarono un'autentica riforma. Isaia dichiarò: "In quel giorno, l'uomo volgerà lo sguardo verso il suo Creatore e i suoi occhi guarderanno al Santo d'Israele" (Is 17:7,8)» - PK, p. 320 [172].
Domande per la discussione
1. Perché c'è tanta reticenza nell'accogliere il messaggio dei profeti? Possono questi essere validi solo per un tempo specifico? Quali sono i maggiori ostacoli per riconoscerne l'autorevolezza?
2. Quale ruolo abbiamo nella missione mondiale della chiesa avventista? Quale equilibrio abbiamo raggiunto tra i bisogni locali, l'evangelizzazione sul territorio e l'appello divino a diffondere questo messaggio in tutta la terra? Come possiamo essere fedeli a entrambi gli appelli?
In sintesi
Il profeta Isaia accettò una missione impopolare e per molti versi ingrata, conferitagli da Dio. Ma grazie al suo ministero, tante esistenze sono state trasformate e la potenza delle sue parole è avvertibile ancora oggi.
> Archivio Trimestri precedenti
FONTE: http://www.avventisti.it/sds/sds.asp?idx=329
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