06/06/2009
11. LA GESTIONE CRISTIANA
6 - 12 giugno
Letture: Deuteronomio 8:18; Salmo 50:12; Matteo 24:46; 25:14-30; Luca 4:16; 1 Corinzi 6:19,20
«Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha» Matteo 25:29
L'economato non si limita alla buona gestione delle risorse finanziarie e ad accertare la restituzione a Dio del suo dieci per cento, due aspetti certamente importanti, ma il concetto è molto più ampio.
«Il termine economo si presta a essere frainteso e in molte culture è addirittura estraneo. Nel nostro dizionario non ci sono parole capaci di trasmettere la ricchezza di questo vocabolo. Custode non riesce a veicolare l'idea della responsabilità affidata all'economo; manager pare inadeguata per descrivere il rapporto tra il proprietario e l'economo; sorvegliante è un termine troppo passivo, ambasciatore troppo politico e carente della parte dedicata al servizio;addetto troppo amministrativo e impersonale; tutore eccessivamente legato alle sole responsabilità di tipo paterno» - R. Scott Rodin, Stewards in the Kingdom, InterVarsity Press, Downers Grove, Ill., 2000, p. 27.
Uno sguardo alla settimana
Come utilizzo i miei talenti, il mio tempo, le mie risorse materiali, tutte le cose che il Signore mi ha dato per amministrare? In che modo vivo davvero il mio senso di responsabilità nei confronti del mio creatore e redentore? L'economato riguarda tutti questi aspetti.
Se esistesse un premio dedicato alla spiegazione più chiara di un concetto profondo ed esaustivo, Gesù se lo sarebbe tranquillamente aggiudicato grazie alla parabola dei talenti.
Matteo 25:14-30. Quale messaggio essenziale per l'economato è possibile trarre dalle parole di Gesù?
Verità numero uno: tutti abbiamo dei talenti. Come si nota nella parabola, tutti i servi ricevono uno o più talenti, nessuno ne è privo. È il primo elemento certo che Gesù vuole imprimere nella mente dei suoi discepoli.
Verità numero due: non possediamo tutti lo stesso numero di talenti. È un dato di fatto che dobbiamo accettare. Alcune persone sono dotate di molti talenti, altre ne hanno meno. Quelli che possiedono molti talenti non dovrebbero mai guardare dall'alto in basso gli individui meno dotati. L'indicazione di Gesù è chiara: la quantità di talenti non è elemento discriminante; quello che davvero conta è cosa ne facciamo.
Verità numero tre: qualcuno rifiuta l'uso dei propri talenti.Certe persone non si accorgono di avere dei talenti e purtroppo nessuno li aiuta a ricordarselo. Oppure li riconoscono ma, per una serie di ragioni, si rifiutano di investire delle energie per svilupparli.
Verità numero quattro: non utilizzare i propri talenti è una grave colpa. Il «servo inutile» non ha una seconda possibilità. Viene gettato «nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti» (Mt 25:30) - la descrizione simbolica del nulla assoluto rappresentato dalla morte eterna. Non utilizzare ciò che Dio ci ha affidato non solo pregiudica la nostra esistenza terrena, ma mette a rischio anche quella eterna. Ciò significa che essere un buon economo non è qualcosa che appartiene alla periferia della nostra esperienza cristiana, ma la caratteristica vitale del discepolato.
Quali sono i tuoi doni e, soprattutto, che uso ne stai facendo? Li utilizzi solo per appagare i tuoi desideri o li poni al servizio del Signore? Perché questa domanda è così importante?
Esiste una quantità smisurata di libri e dispense che hanno come oggetto la gestione del tempo e che hanno aiutato milioni di persone a farne un uso migliore. Molti cristiani farebbero bene a leggere qualcuno di questi libri o a partecipare a qualche buon seminario. Ma ci sono degli aspetti relativi a un uso cristiano del tempo che è possibile imparare solo leggendo la Bibbia e in particolare studiando la vita di Gesù.
Che cosa ci insegnano i vangeli sull'uso che Gesù faceva del tempo? Quali sono alcuni elementi da sottolineare, oltre la sua agenda densa di predicazioni e guarigioni? Quali altri passaggi possono offrire un ulteriore contributo informativo?
Matteo 4:23
Marco 1:29-31
Luca 4:16
Giovanni 2:1-11
Matteo 12:2
Nello stressante mondo attuale, l'esempio di Gesù è rinfrescante e anche degno di imitazione. Egli lavorò duramente e si dedicò totalmente alla sua missione, ma si pose nelle condizioni di non farsi mancare le benedizioni del sabato. Il vangelo mostra chiaramente che egli aveva tempo per il Padre, per i suoi amici, per le relazioni e per dei buoni pasti. Questo tipo di gestione del tempo si dimostrerà una ricca benedizione per chiunque la praticherà.
La Bibbia non esalta gli stacanovisti e non è tenera nemmeno con chi prende tutto alla leggera; come sempre, esiste un punto di equilibrio nel quale fare le cose che devono essere fatte, ma allo stesso tempo senza esaurirsi emotivamente o fisicamente. Dio è il primo a poter fare rivendicazioni sul nostro tempo; poi c'è un momento per il lavoro, per il divertimento e per un'infinità di altre cose. Anche la chiesa richiede una fetta sostanziale del nostro tempo, ma deve esserci un equilibrio, per evitare di cadere da una trappola all'altra.
Hai la tendenza a fare troppo, oppure quella opposta? In che modo puoi trovare un equilibrio migliore relativamente alla gestione del tuo tempo?
Nel mondo secolare la maggior parte della gente considera il proprio corpo una proprietà esclusiva. Hanno assoluta voce in capitolo su tutto ciò che gli succede; questo principio riguarda non solo il vasto numero di donne che ritengono di essere libere di decidere se abortire o meno, ma anche chi si sente in diritto di danneggiarlo con l'uso di sostanze illegali o con un'alimentazione malsana ricca di cibo-spazzatura, o ancora avendo relazioni sessuali con qualsiasi partner a proprio piacimento.
1 Corinzi 6:19,20. Cosa ci dicono questi versetti sull'uso che dobbiamo fare del nostro corpo? Come possiamo mettere in pratica quelle parole?
Il contesto immediato suggerisce che l'apostolo Paolo si stava riferendo, in particolare, all'abuso che pratichiamo sul nostro corpo per mezzo dell'immoralità sessuale. Sfortunatamente, si tratta di una questione oggi di estrema rilevanza in molte parti del mondo, così come lo era nell'antica Corinto, città nota per le sue perversioni. Ma l'idea di fondo è che non dobbiamo «peccare contro il nostro corpo», perché non ci appartiene. Per prima cosa, siamo stati creati da Dio per mezzo di Gesù Cristo. Egli è il nostro creatore e dunque siamo responsabili nei suoi confronti di ogni cosa che facciamo. In secondo luogo, egli è il nostro redentore, colui il quale ci ha riscattati a caro prezzo.
La gestione cristiana del nostro corpo implica anche una cura attenta del nostro stato di salute, che non è inerente solo a ciò che mangiamo, ma anche alla quantità di tempo dedicata al riposo e al mantenimento della forma attraverso l'esercizio fisico. Non c'è poi alcun dubbio sul fatto che l'uso di sostanze che generano dipendenza sia altrettanto nocivo.
Ancora una volta, c'è la necessità di avere equilibrio: «La salute in sé non deve rappresentare una preoccupazione. Dovrebbe essere parte di un modello cristiano di vita e quindi quasi automaticamente operativa. Un'eccessiva apprensione per lo stato di salute può diventare una forma di idolatria che ostacola una relazione soddisfacente con il Signore. La salute deve favorire il servizio per Dio, ma non rappresentare un fine in sé» - Leo R. Van Dolson,Healthy, Happy, Holy, Review and Herald® Publishing Association, Washington, D.C., Md., 1975 p. 43.
Fai una disamina attenta del tuo stile di vita, non solo della tua alimentazione. In che ambito devi migliorare? Quali sfide puoi e devi affrontare? Cosa ti trattiene dal mettere in pratica quei principi che sai essere giusti?
La gestione cristiana della vita non ha certamente a che vedere solo con il denaro; ma, altrettanto certamente, riguarda anche il denaro. I soldi sono una componente fondamentale nella nostra vita e svolgono un ruolo centrale nell'economato.
Leggere i seguenti passi: Levitico 27:30; Deuteronomio 8:18; Salmi 50:12; Malachia 3:8-10; Matteo 6:31; 23:23. Quali insegnamenti emergono?
1. Tutto ha origine da Dio. Ogni cosa appartiene a Dio ed egli ci dà la forza per lavorare e guadagnarci da vivere. Chi dice è tutto frutto del mio lavoro, dimentica una verità fondamentale: solo Dio gli ha dato la possibilità di ottenere quanto riservatogli dalla vita.
2. Dio viene al primo posto in ogni cosa che abbiamo e facciamo, compreso l'uso del denaro a nostra disposizione. Prima di spendere una qualsiasi somma, accertatevi di aver messo da parte i soldi per la decima e le offerte, poi spendete responsabilmente il resto, sempre consapevoli che la gestione cristiana della vita si estende all'uso di qualsiasi tipo di denaro vi sia stato affidato.
3. Dio si aspetta che chi lo ama gli restituisca almeno la decima parte delle proprie entrate. Era questa la regola nell'Antico Testamento e il principio non è stato mai rescisso. A quei tempi le decime venivano ricevute dai sacerdoti e usate per sostenere i servizi del santuario. Analogamente, oggi le nostre decime vengono utilizzate per finanziare il mandato evangelistico mondiale che il Signore ha assegnato alla sua chiesa.
4. Più doniamo, più verremo benedetti. Fate la prova e sperimenterete di persona la realtà di queste parole: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20:35).
Un vecchio modo di dire inglese recita: «Si tira fuori il proprio denaro solo per quello in cui si crede». Significa che le persone possono dire a parole di credere in qualcosa, ma se non sono disposte a mettere del denaro saranno parole prive di significato. Perché la generosità sistematica rivela la condizione del nostro cuore?
La parabola dei talenti presenta un'importante dimensione che non dobbiamo assolutamente farci sfuggire. In Matteo 25, «il padrone» (v. 19) parte per un lungo viaggio e torna dopo molto tempo per fare i conti con i suoi servi. In Luca 19 è scritto che «un uomo nobile» (v. 12) partì per un paese lontano. Nel corso della sua missione, fu fatto re e quindi tornò a casa (v. 15). Gesù si riferisce evidentemente a se stesso; egli voleva che i suoi discepoli fossero informati sulla sua prossima partenza e sul tempo che sarebbe trascorso prima del suo ritorno. Ma in quel giorno farà i conti di ciò che è stato fatto delle cose che egli ci ha affidato.
Da cosa dovrebbe essere caratterizzata l'attesa del ritorno di Cristo? Matteo 24:42-46. Che significato pratico hanno questi versetti nell'ottica del nostro modo di vivere?
Mentre aspettiamo, lo facciamo avendo uno scopo. Non si tratta di una pigra attesa ma dobbiamo dimostrarci discepoli consacrati e acuti economi di tutto quello che ci è stato dato. «Dobbiamo essere vigili nell'attesa del ritorno del Figlio dell'Uomo; e dobbiamo anche essere diligenti, perché ci viene chiesto di lavorare oltre che attendere. Le due cose devono essere associate. Il carattere cristiano si troverà in questo modo equilibrato, ben sviluppato, armonioso. Non dobbiamo convincerci che è nostro dovere rinunciare a ogni altra cosa e dedicarci alla meditazione, allo studio o alla preghiera; oppure, al contrario, darsi un gran daffare ed essere sommersi dal lavoro, a discapito della pietà personale. Attendere, vegliare e lavorare sono tre cose che vanno miscelate tra loro: "Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore"» - AH, p. 23.
Stiamo attendendo il ritorno di colui che possiede ogni cosa. Presto verrà e vorrà sapere da noi cosa abbiamo fatto dei suoi doni, del nostro tempo, della nostra energia fisica e dei nostri averi materiali. Il fatto che egli esaminerà i risultati della nostra fedele gestione cristiana della vita non deve in alcun modo spaventarci. L'accusa del servo che aveva sotterrato il proprio talento e rifiutato di impiegarlo produttivamente, secondo cui il padrone era un uomo duro che voleva raccogliere là dove non aveva seminato, era assolutamente falsa. Basta osservare come gli altri servi, quelli fedeli, non abbiano condiviso questa visione negativa. Tutti gli sforzi da loro profusi per onorare la gestione del bene loro assegnato si sono rivelati meritevoli quando hanno udito il loro padrone affermare: «Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore» (Mt 25:21).
Se Gesù tornasse la prossima settimana, cosa pensi che ti direbbe a proposito del modo in cui hai gestito ultimamente i doni che ti ha affidato?
La compilazione Consigli sull'economato cristiano è una vera miniera per ulteriori approfondimenti in tema di economato. Si consiglia in particolare la lettura del capitolo VIII, «Le vere motivazioni della generosità», pp. 195-206 [139-147].
«Il Signore non richiederà a chi è povero ciò che non potrà dare; non richiederà a chi è malato le energie attive che la debolezza del corpo impedisce; nessuno deve lamentarsi perché non può glorificare Dio con talenti che non gli sono mai stati assegnati. Ma se avete anche un solo talento, utilizzatelo bene ed egli si moltiplicherà. Se i talenti non vengono sotterrati, ricaveranno altri talenti» -5BC, p. 1100.
Domande per la discussione
1. Come dobbiamo contestualizzare l'intera questione dell'economato e della responsabilità verso Dio alla luce della salvezza per sola fede? Siamo salvati se siamo stati dei buoni economi? Oppure è la nostra gestione cristiana della vita a rivelare la bontà della nostra fede? E se anche commettiamo degli errori, perché non dobbiamo cedere allo sconforto?
2. Cosa c'è di sbagliato nell'idea secondo la quale chi vive da giusto sarà premiato dal Signore con la ricchezza e la salute? Perché si tratta di una contraffazione dei veri principi dell'economato?
3. Commentare la seguente affermazione: «Le persone più grandi e più dotate sono inutili se non si rendono disponibili a essere utilizzate da Dio. In pratica, la disponibilità è più importante dell'abilità» - Mike Nappa, The Courage to Be a Christian, Howard Publishing Co., West Monroe, La., 2001, p. 164.
4. Che consiglio daresti a un membro di chiesa che, alle prese con gravi difficoltà economiche, dice di non poter restituire la decima e tanto meno fare delle offerte? Quali diversi approcci si potrebbero o dovrebbero adottare con questa persona?
In sintesi
Tutti abbiamo ricevuto uno o più talenti. Ci sono stati affidati insieme a dei beni materiali e noi, in qualità di economi, siamo chiamati a gestire queste risorse al meglio delle nostre possibilità, grati di tutto ciò che abbiamo e che ci proviene da Dio. L'economato non deve essere un dovere pesante, ma una priorità gioiosa che riguarda ogni aspetto della nostra vita.