quinta-feira, 25 de junho de 2009

13. LA MISSIONE

20/06/2009

13. LA MISSIONE

20 - 26 giugno

 

Letture: Marco 16:15,16; Luca 24:46,47; Giovanni 14:6; Efesini 4:11-15; 2 Pietro 2:1-3; Apocalisse 14:6-12

 

«Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni» 1 Pietro 3:15

 

Missione non è una parola fuori moda che rimanda a elmetti tropicali e avventure lunghe anni in luoghi isolati e nascosti del pianeta. Il termine indica un aspetto vitale dell'esperienza cristiana: Le parole missione e missionarioderivano dal latino e significano mandare e colui che è mandato… La nostra traduzione della Bibbia utilizza generalmente il vocabolo apostolo, che deriva dal greco e significa anch'esso mandato. Il vangelo di Giovanni ripete per 39 volte che Gesù fu mandato da Dio. E dunque Gesù viene definito missionario o apostolo per 39 volte» - Jon L. Dibdahl, «Missionary God-Missionary Church» in Erich Baumgartner, ed., Re-Visioning Adventist Mission in Europe, Andrews University Press, Berrien Springs, Mich., 1998, p. 8.

Noi siamo compagni missionari di Cristo. Così come egli venne mandato in questo mondo, anche noi siamo inviati per rappresentarlo e per predicare a ogni persona il messaggio dei tre angeli. Più tempo passeremo su questa terra, in ogni caso, più aumenterà il rischio di rinchiuderci in noi, cercando di conservare le nostre strutture e istituzioni a spese di ciò che siamo chiamati a fare, e cioè testimoniare al mondo la verità presente che Dio ci ha lasciato.

 

Uno sguardo alla settimana

La missione è il cuore della chiesa. Sono in gioco il destino delle persone, vicine e lontane. La missione non è solo uno tra i tanti programmi della chiesa, ma la sua vera ragione di esistere. Ogni cristiano è chiamato a essere un missionario.

Da sempre i teologi discutono se Dio salverà o meno tutti gli esseri umani. Qualcuno dice che la prima ipotesi è garantita dal suo amore. Altri ribattono dicendo che chi non ha mai ascoltato Cristo avrà un'opportunità di credere anche dopo la morte; altri ancora difendono ulteriori teorie alternative. Ma il problema delle teorie è che spesso cercano di spiegare ogni cosa quando, nei fatti, dobbiamo semplicemente accontentarci di ciò che Dio ci ha rivelato.

Ci sono domande per le quali non ci sono risposte, ma sappiamo che egli è assolutamente giusto in ogni cosa che fa e, allo stesso tempo, senza limiti nel suo amore. Il Signore ha poi chiarito che l'individuo è dotato di libero arbitrio e che c'è la possibilità di essere perduti. Alla fine si verificherà una separazione tra quelli che saranno salvati e quelli destinati alla morte eterna. Sappiamo anche che il messaggio del Vangelo deve essere predicato velocemente al maggior numero di persone possibile.

 

Cosa rivelano i seguenti testi circa l'importanza di predicare il messaggio del Vangelo al mondo intero?

 

Giovanni 14:6 - Atti 4:12 - 1 Giovanni 5:11,12

 

Giovanni 3:16 è un testo celeberrimo: «Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna». Il testo parla dell'amore di Dio, che si esprime in questo invio del Figlio sulla terra e che promette la vita eterna a chiunque creda in lui. Ma questo passo indica anche chiaramente l'alternativa: chi non ascolta la chiamata del vangelo e rifiuta Cristo, perirà. La decisione circa quelli che morranno e quelli che riceveranno la vita eterna non spetta a noi e potrebbero esserci delle vere sorprese quando udiremo l'appello dei salvati. Senza calpestare la volontà delle persone, Dio farà tutto il possibile per ridurre il numero di quelli che saranno perduti e, cosa sorprendente, ci ha riservato un ruolo in quel processo.

 

Qual è il tuo ruolo nella missione della chiesa? Hai preso a cuore l'appello a raggiungere il prossimo con il messaggio del Vangelo? Che cosa potresti fare in più?

L'ordine di portare il messaggio del Vangelo al mondo intero si trova in tutti e quattro i vangeli, ma con significative differenze. Occorre leggere ogni versione per formare un quadro completo di ogni implicazione prevista dal «grande incarico».

 

Leggere i passi in cui si parla del «grande incarico» e osservare come si complementino tra loro. Quali sono i dettagli specifici in ciascuno di questi passi?

 

Matteo 28:19,20 - Marco 16:15,16 - Luca 24:46,47 - Giovanni 20:21 - Atti 1:8

 

Il messaggio del Vangelo deve essere predicato a «tutte le nazioni». Secondo le statistiche della Conferenza Generale, la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno proclama attualmente il proprio messaggio in oltre 200 paesi e quindi solo poche nazioni non ospitano una sua presenza ufficiale. Tra queste, ce ne sono alcune molto importanti come la Corea del Nord, l'Arabia Saudita, la Siria e lo Yemen, gli altri sono piccoli Stati, con meno di un milione di abitanti.

Potremmo essere tentati di concludere che la chiesa avventista ha quasi completato l'opera. Se lo facessimo, sarebbe falso. Perché, anche se dobbiamo ringraziare il Signore per la continua e rapida crescita della nostra comunità in molte parti del globo e per il suo ingresso in nuovi territori, è altresì vero che le dimensioni della sfida restano enormi. Quando il Nuovo Testamento parla di «nazioni», utilizza una parola che sarebbe più corretto tradurre «gruppi di persone» o «gruppi etnici». La nostra opera, perciò, non potrà dirsi esaurita fino a quando non avremo raggiunto tutti i gruppi di persone.

Secondo gli esperti, le cifre oscillano da dodici a oltre ventimila gruppi, a seconda della definizione che si dà. In tutti i modi, ci sono diverse migliaia di gruppi etnici ancora da raggiungere.

 

Pensa a tutte le persone del tuo ambiente che ancora non sono state raggiunte, indipendentemente dalla loro etnia. Quale contributo hai dato per annullare le distanze?

Quale messaggio particolare dovrà essere proclamato dal popolo di Dio nel tempo della fine? Apocalisse 14:6-12. Qual è la tua interpretazione di tale messaggio? Parafrasalo con parole tue.

 

Il messaggio dei tre angeli è collocato in un contesto che chiaramente si concentra sul tempo della fine; esso è immediatamente preceduto da una visione delle «primizie» (v. 4) dei redenti e seguito da una visione della «mietitura» (v. 15) di tutti i salvati. È importante sapere cosa implichino questi messaggi, ma dobbiamo anche capire chi siano questi «angeli» che recano il «vangelo eterno» (v. 6).

Ellen G. White sottolinea il fatto che la parola angelo nella profezia, simboleggi i messaggeri umani, i capi e i membri di chiesa: «Gli angeli sono rappresentati mentre volano in mezzo al cielo, proclamando al mondo un messaggio di ammonimento e avendo un rapporto diretto con gli abitanti che vivono sulla terra gli ultimi giorni della sua storia. Nessuno ode le voci di questi angeli, poiché essi sono un simbolo per rappresentare il popolo di Dio che opera in armonia con l'universo celeste. Uomini e donne, illuminati dallo Spirito del Signore, e santificati mediante la verità, proclamano nell'ordine i tre messaggi» - LS, p. 429.

Nella frase di apertura del messaggio dei tre angeli, viene posta una grande enfasi sulla sfida di portare il Vangelo a ogni abitante della terra.

Effettivamente, il pericolo che possiamo correre, soprattutto in relazione al tempo che passa, è di deviare da una condizione missionaria a una di conservazione. È facile perdere di vista l'obiettivo della nostra missione di testimonianza al mondo e dedicarsi maggiormente alla protezione e al sostegno delle nostre istituzioni. Quando ciò accade a noi, alle chiese e alle istituzioni che rappresentiamo, significa che stiamo smarrendo la ragione del nostro esistere.

 

Rifletti su questo problema potenziale di concentrarsi più sulla conservazione che sulla missione. Perché accade? Come possiamo accorgercene e in che modo si può evitare di cadere in questa trappola?

Non si può essere in disaccordo con l'idea che la chiesa debba essere incline alla missione. Ma chi è la chiesa? Essa non è solo un'organizzazione; sono gli individui che la compongono chiamati, senza eccezione, a essere dei testimoni.

 

Perché dovremmo aver fiducia nella possibilità di essere testimoni della nostra fede? 1 Corinzi 12:28; Efesini 4:11-15

 

Non tutti possiedono il dono della predicazione o dell'insegnamento, ma tutti siamo stati dotati per poter assolvere al meglio quanto ci viene richiesto, discepoli sempre pronti a parlare della speranza che ci appartiene (1 Pt 3:15).

 

Qual è la risorsa ultima per chi è ansioso di testimoniare la propria fede? Giovanni 14:26; Atti 1:4,8; 2:1-4

 

Il fatto che Cristo abbia promesso ai suoi fedeli la presenza dello Spirito Santo e che si possano ricevere doni spirituali, non esclude l'indispensabilità di una preparazione e di una formazione. Gli apostoli erano discepoli che per oltre tre anni si sono sottoposti a una formazione intensiva; i discepoli di oggi, analogamente, devono avere l'intenzione di intraprendere un percorso formativo volto alla testimonianza cristiana, e la chiesa deve stabilire come sua priorità la preparazione costante di materiale di spessore utile a tale formazione e garantire a ogni membro tutti gli strumenti necessari per il compito richiesto. Ma la sola formazione sarebbe insufficiente. Il popolo del Signore oggi ha bisogno della presenza e della profusione di Spirito Santo se vuole raggiungere con successo gli altri.

Permane comunque un principio elementare: non si può dare ciò che non si possiede. Se non siamo certi di avere una relazione dinamica con Dio, non potremo sperare di guidare gli altri a fare questo tipo di esperienza.

 

Qual è una condizione vitale per chiunque desideri essere testimone della propria fede? 2 Pietro 3:18

 

Una chiesa che risponde all'appello rivoltole sarà destinata a crescere; ma la crescita non dovrebbe essere misurata solo in termini numerici; occorre «maturare nella grazia», individualmente e collettivamente se desideriamo che la nostra testimonianza sia realmente produttiva.

 

Cosa significa per te crescere in grazia? Come fai a capire se la tua maturazione è in atto? Quali criteri usi per stabilirlo?

Condividere il messaggio del Cristo crocifisso, risorto e attualmente nostro mediatore presso il Padre, implica anche un fedele insegnamento delle importanti verità dottrinali che Dio ha rivelato nella sua Parola.

 

Quanto è importante insegnare e aderire alla sana dottrina? Tito 2:1,2, 2 Pietro 2:1-3

 

 Se vogliamo credere nel Dio della Bibbia e abbiamo deciso di seguire Cristo, avvertiremo la necessità di conoscere quanto più possibile su lui, sulla sua personalità e su ciò che si aspetta da noi. Da parte nostra cerchiamo di riassumere quello che impariamo dalla Bibbia in una serie di dottrine e insegnamenti; alcuni considerano l'impianto dottrinale niente più che un irrilevante bagaglio mentale, ma è un tragico errore di valutazione.

Se non esistessero certe dottrine, la nostra fede ben presto perderebbe il proprio orientamento e svanirebbe. Invece di maturare, ci accorgeremmo che perde progressivamente di significato. False dottrine ci farebbero perdere di vista Cristo, a favore del nostro io o di qualcos'altro che, stando alle apparenze, potrebbe contribuire alla nostra salvezza. Quando non riusciamo a radicare la nostra fede nella vera dottrina biblica, corriamo il grave pericolo di sviarci dal nucleo centrale della nostra fede, Gesù Cristo nostro Signore.

 

Quale deve essere il nodo centrale di tutta la nostra testimonianza? 1 Corinzi 1:23; 2:2

 

 

L'insistenza sull'importanza della vera dottrina deve integrarsi con la determinazione incondizionata ad ancorare a Cristo ogni cosa che diciamo. Tutto quello che crediamo e confermiamo essere dottrina, deve essere connesso a colui grazie al quale abbiamo la certezza della salvezza eterna. Se così non fosse, una dottrina non sarà altro che un frammento di informazione tecnica, che magari potrà rivelarsi interessante e intellettualmente stimolante, ma niente di più. Ma quando la dottrina è radicata in Cristo, ci aiuterà a comprendere meglio il piano della redenzione e vivificherà il nostro rapporto con il Signore.

 

Fai mente locale su alcuni falsi insegnamenti presenti oggi nel mondo cristiano: il tormento eterno all'inferno; la predestinazione alla salvezza di certe persone e alla fine di altre; la credenza che Gesù Cristo non sia stato un essere divino, ma solo un grande uomo. In che modo queste mistificazioni possono condizionare negativamente la nostra comprensione di Dio e del piano della salvezza?

Jon L. Dybdahl, Adventist Mission in the 21th Century, Review and Herald® Publishing Association, Hagerstown, Md., 1999. Ellen G. White, «Il piano di Dio per la sua chiesa», in Gli uomini che vinsero un impero, pp. 9-16 [7-11].

 

«La chiesa deve operare in favore della salvezza dell'uomo. Essa è stata organizzata per servire; la sua missione consiste nel portare il Vangelo al mondo; il suo scopo è quello di riflettere nel mondo la pienezza e la perfezione della natura divina. I suoi membri, che Dio ha chiamato dalle tenebre alla sua meravigliosa luce, devono rivelarne la gloria. La chiesa è depositaria della ricca grazia di Dio. Non a caso sarà proprio tale grazia a mostrare l'amore di Dio in modo pieno e definitivo perfino alle "autorità e alle presenze presenti nel cielo" (Ef 3:10)» - AA, p. 9 [7].

 

Domande per la discussione

1. Discutere insieme le varie risposte alla domanda finale della lezione di mercoledì. Quali sono i diversi modi di intendere il significato della frasecrescere nella grazia?

2. Qual è la cosa più importante per la tua comunità? La chiesa stessa, il ministero e il servizio per i bisogni della congregazione, oppure la missione e la testimonianza? In che modo possiamo raggiungere un corretto equilibrio e mostrare cura per chi si è unito a noi senza però trascurare l'appello a raggiungere le altre persone? Dove si posiziona la tua comunità su questa materia e in che modo potresti contribuire a migliorare i lati più deboli?

3. In che modo, come chiesa, ci proteggiamo dalle varie e pericolose tendenze teologiche che cercano costantemente di infiltrarsi e inquinare i nostri insegnamenti? Ma come rimanere comunque aperti alla maturazione e a nuove conoscenze che possono farci capire meglio il nostro Signore e la nostra missione?

 

In sintesi

Il Vangelo di Gesù Cristo deve essere predicato in tutto il mondo. È questa la responsabilità alla quale sono chiamati tutti quelli che si definiscono discepoli. Noi abbiamo ricevuto determinati doni di una certa rilevanza, e abbiamo la promessa dello Spirito che può ulteriormente venirci in soccorso, fornendoci altri strumenti indispensabili. La predicazione del Vangelo deve essere basata sulla vera dottrina, ma qualsiasi cosa proclamiamo deve essere radicata in chi rappresenta la sostanza stessa del messaggio.

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=438