quinta-feira, 10 de setembro de 2009

11. TEMI IMPORTANTI DI 1 GIOVANNI

05/11/2009

11. TEMI IMPORTANTI DI 1 GIOVANNI

5 - 11 settembre

Letture: Matteo 5:13; Giovanni 14:6; Efesini 4:25-5:21; 1 Timoteo 3:15; 1 Giovanni

 

«Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è» 1 Giovanni 3:2

 

L'11 settembre del 2001, data degli attacchi terroristici a New York e Washington, verrà ricordata come una delle più drammatiche pagine della storia; però ha avuto anche un riscontro «positivo»: per molte persone quel giorno sono suonate le campane a morte del relativismo morale. L'omicidio a sangue freddo di migliaia di innocenti, in piena luce del giorno, mostrato praticamente in diretta dalle televisioni, ha fatto entrare in tempo reale l'orrore nelle nostre case.

È stato chiaro da subito che un'atrocità del genere non avrebbe mai potuto trovare giustificazione secondo i nostri parametri culturali. Quel giorno, le persone hanno visto in faccia la malvagità morale, una malvagità che trascende qualsiasi cultura, tradizione, epoca e improvvisamente, per tanti, la natura oggettiva della moralità, in particolare quella del male, si è rivelata in tutta la sua evidenza come mai prima.

La relatività morale non è mai stata un problema per Giovanni. Egli sapeva che esiste solo una verità assoluta, al cui centro c'è Cristo. Questa settimana rivedremo alcuni dei principali temi trattati in 1 Giovanni, tra i quali la sua comprensione della natura della verità, che è anche la base della moralità.

 

Uno sguardo alla settimana

Cosa dice Giovanni a proposito dell'opera della divinità? Quali immagini utilizza per trasmettere l'idea della chiesa ideale? Qual è la sola base della nostra salvezza? Cosa insegna Giovanni circa la verità?

1 Giovanni ci mostra una bozza della divinità, composta dal Padre (1 Gv 2:16), dal Figlio (v. 23) e dallo Spirito Santo (1 Gv 5:6). L'enfasi particolare investe Gesù e il Padre; la lettera ci dice che Dio è la luce e che in lui non si trovano tenebre (il male). Aggiunge inoltre che Dio è giusto ed è amore e la nostra stessa capacità di amare dipende solo da lui. La relazione tra Dio e i credenti è espressa dal vocabolo «figli», che denota l'affetto e la cura che egli ha per noi.

In breve, 1 Giovanni ritrae un quadro di Dio molto positivo e ricco di speranza. Ma l'epistola ci comunica anche qualcos'altro, e cioè, quali azioni il Signore compie in nostro favore; ed è su questo aspetto che dovrebbe poggiare la nostra vera speranza e il nostro incoraggiamento.

 

Secondo 1 Giovanni, cosa ha fatto per noi Dio e che cosa sta facendo oggi?

 

1 Giovanni 1:9        

 

1 Giovanni 2:1,2      

 

1 Giovanni 2:27       

 

1 Giovanni 3:8        

 

1 Giovanni 4:8-10    

 

1 Giovanni 5:11       

 

1 Giovanni 5:14       

 

La lettera fa riferimento alla venuta in carne di Gesù e alla sua morte che ci dà l'opportunità di avere la vita eterna e che, allo stesso tempo, ha sconfitto l'opera del maligno, nostro nemico. Giovanni dice che Dio perdona i nostri peccati, ci purifica, intercede a nostro favore e ci dona la vita eterna; ci offre inoltre certezza e ci rende suoi figli. Il nocciolo della questione è che siamo salvi solo grazie alla croce e al sangue di Gesù.

 

Ci sono cose che continui a fare e che, nel tuo intimo, sai essere sbagliate e non riesci a rinunciarvi? Se lo Spirito ti sta in questo momento sfiorando, perché non fare subito questa scelta? Più aspetterai e più sarà difficile compierla.

Il Nuovo Testamento presenta la chiesa utilizzando diverse immagini: il sale (Mt 5:13), una colonna (1 Tm 3:15), un edificio o una casa (Ef 2:21,22), un tempio (1 Cor 3:16,17), una madre (Ap 12:1,2) e il corpo di Cristo (Ef 1:22,23).

 

1 Giovanni non nomina mai la parola chiesa, ma il concetto è ben presente. Quali immagini di questa epistola ci aiutano a comprendere meglio cosa dovrebbe rappresentare la chiesa?

 

1 Giovanni 2:9-11    

 

1 Giovanni 2:13,14            

 

1 Giovanni 2:12,18  

  

1 Giovanni 3:1        

 

La prima epistola dell'apostolo ritrae la chiesa essenzialmente come una famiglia, in cui c'è la persona del padre celeste (12 volte); lo stesso Giovanni è una sorta di figura paterna, che chiama i membri «figlioletti» (1 Gv 2:18); li definisce poi figli (13 volte), padri e giovani (due volte entrambi), e ancora fratelli (13 volte). È una terminologia che richiama un certo livello di intimità, delle relazioni strette e un amore reciproco.

Tutti sono indispensabili e ognuno ha un suo posto nella famiglia di Dio che comprende, inoltre, la divinità. Di conseguenza, è una comunità che ha una dimensione orizzontale e una verticale. Come membri di chiesa, noi facciamo letteralmente parte della famiglia divina.

 

«Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio» (1 Gv 4:7). Perché questo testo mostra la chiave per comprendere cosa significhi fare parte della chiesa di Dio?

 

Come descriveresti il tuo rapporto con la famiglia della chiesa? Un figlio ostinato? Un padre dominatore? Una madre amorosa? Un fanciullo indifeso?

La Bibbia, dalla Genesi all'Apocalisse, tratta tutta di Gesù. Ma non lo fa in modo astratto, bensì presentando il Messia e la redenzione; quello che Dio ha fatto per il bene dell'umanità caduta; lo straordinario sacrificio fatto dallo stesso Dio per riscattarci e restituirci ciò che ci era stato dato in origine, e anche di più. La Bibbia ci presenta quindi la salvezza ed è proprio questo uno dei temi chiave di 1 Giovanni.

 

Leggendo i passi elencati di seguito, in che modo ci viene donata la salvezza?

 

1 Giovanni 1:9        

 

1 Giovanni 2:2        

 

1 Giovanni 4:9,10    

 

Lo strumento della nostra salvezza è il sangue di Cristo (1 Gv 1:7; 5:6,8), il suo sacrificio espiatorio (1 Gv 2:2; 4:10). In 1 Giovanni non si nomina esplicitamente la croce, ma il sangue e il sacrificio la richiamano direttamente. Non è l'esempio di Cristo a salvarci, per quanto importante, ma la sua morte. E comunque il suo esempio ci chiama ad agire come fece lui (1 Gv 2:6).

Giovanni considera la salvezza dei credenti una realtà presente e la descrive in vari modi:

 

- Lo hanno conosciuto (1 Gv 2:2,3)

- Sono in lui (1 Gv 2:5; 5:20)

- I loro peccati sono stati perdonati (1 Gv 2:12)

- Hanno sconfitto il maligno (v. 13)

- Sono passati dalla morte alla vita (1 Gv 3:14)

- Hanno la vita eterna (1 Gv 5:12,13)

 

Ecco una splendida raffigurazione della salvezza.

 

Viste le promesse e la speranza che abbiamo in Gesù, ritieni che potresti fare di più per fare arrivare al maggior numero di persone possibile la buona notizia? Quali sacrifici sei disposto a fare pur di dare ad altri l'opportunità di conoscere Gesù e la sua salvezza?

Se nella sua prima epistola Giovanni affronta il tema della teologia sbagliata, tratta ripetutamente anche quello della morale; egli capisce che la teologia dà forma all'etica e che una teologia errata può determinare comportamenti sbagliati; da qui l'esigenza di essere il più corretti possibile in questo ambito. Per esempio, un'errata comprensione della legge e della grazia ha fatto sì che milioni e milioni di individui calpestassero il sabato, giorno del Signore.

Verifichiamo allora se la nostra comprensione teologica di Dio e della Scrittura è matura, in crescita e corretta. Ma accertiamoci anche che si traduca in atti concreti; è triste vedere che un gran difensore dell'ortodossia teologica ha una relazione con la moglie del vicino; è demoralizzante sapere che studenti di teologia ricorrono a inganni per superare le prove d'esame; ed è deplorevole dover prendere atto che persone osservanti il sabato, che conoscono la verità sulla salvezza e lo stato dei morti, si mentono a vicenda.

 

Cosa ci insegnano i seguenti passi sul comportamento etico? 1 Giovanni 1:7; 2:1,15,16; 3:4,7,15,17,18; 4:7; 5:2,3

 

Giovanni mette l'accento sul comportamento etico con riferimenti diretti e indiretti. Invita i cristiani a non mentire, a non peccare, a non odiarsi tra fratelli e sorelle, a non amare il mondo con le sue concupiscenze e il suo orgoglio presuntuoso, a non praticare l'illegalità. Dice altresì che dobbiamo essere ubbidienti, fare ciò che è giusto e amarci reciprocamente in modo tangibile. Anche se Paolo è più dettagliato di Giovanni (cfr. Ef 4:25-5:51), quest'ultimo riassume tutti questi concetti quando indica l'osservanza dei comandamenti di Dio e l'esempio del cammino e della vita di Gesù (1 Gv 2:6).

L'apostolo afferma con trasparenza che nascere da Dio, conoscerlo e amarlo sono esperienze che trasformeranno le nostre esistenze; aggiunge che alla verità non basta semplicemente credere, occorre viverla e forse nessun versetto lo spiega meglio di 1 Giovanni 3:7: «Figlioli, nessuno vi seduca. Chi pratica la giustizia è giusto, com'egli è giusto».

 

Come possiamo vivere come ha fatto Gesù quando venne sulla terra? Cosa implica su un piano pratico e quotidiano?

Dagli antichi greci a oggi, si è sviluppato il concetto di verità relativa e l'essere umano,lungi dal poter fare affidamento su un parametro trascendentale che ne guidi i comportamenti, deve decidere autonomamente che cosa è verità e cosa errore, cosa è bene e cosa è male, ciò che è morale e ciò che è immorale. Si tratta del relativismo e seppur presente con varie maschere, il nodo centrale è sempre lo stesso: non esiste un parametro assoluto di verità, bontà o moralità.

Secondo questo concetto, dobbiamo cavarcela per conto nostro facendo il meglio possibile, anche in armonia con le consuetudini della nostra cultura, della comunità in cui viviamo e delle tradizioni che la distinguono.

 

Giovanni 14:6. Cosa dice Gesù riguardo al concetto di verità assoluta?

 

È evidente che Gesù non accetta l'idea che la verità sia relativa. Con parole chiare e per niente ambigue, ci mostra la realtà della verità assoluta, che in lui possiamo ammirare e manifestarsi nella forma di persona!

 

Cosa dice Giovanni a proposito della verità? 1 Giovanni 2:4,21; 3:19; 4:6; 5:20

 

Giovanni sa che esistono degli assoluti e che c'è una netta distinzione tra verità e menzogna, contrasto che tende a farsi confuso nella prospettiva relativistica. C'è una verità assoluta, Dio è vero. Gesù e lo Spirito Santo sono verità. Sull'altro lato, un mentitore è una persona che fa affermazioni non comprovate, che confessa di amare e non osserva i comandamenti e che nega il fatto che Gesù sia Cristo. Il cristiano sincero invece conosce la verità, la ama e questa gli appartiene. La verità è dunque una profonda conoscenza intellettuale, ma anche un modo di comportarsi.

 

Non ci sono dubbi: secondo la Bibbia, la verità assoluta esiste. Ma è tutta assoluta? Non ci sono forse elementi non permanenti, ma piuttosto contingenti, personali, culturali e in continua trasformazione? Come possiamo imparare a distinguere tra ciò che deve essere assoluto e immutabile e ciò che può cambiare ed è relativo, legato alle circostanze?

Leggere «Un testimone irreprensibile», tratto da Ellen G. White, Gli uomini che vinsero un impero, pp. 343-349.

 

La prima epistola di Giovanni è un capitolo oggi indispensabile, vista la proliferazione di falsi concetti di ogni sorta. L'apostolo, invita i suoi lettori a non credere a chiunque e a non accettare acriticamente nuove dottrine prima di aver verificato se siano realmente bibliche. Secondo Giovanni, il cristianesimo autentico ha i seguenti tratti distintivi: 1. La convinzione che Gesù è il Figlio di Dio e che è venuto sulla terra in carne e ossa. 2. L'osservanza dei comandamenti divini. 3. L'amore nei confronti di Dio e del prossimo. L'apostolo desidera creare delle solide fondamenta e aiutare i suoi lettori a recepire la certezza della salvezza tramite la fede in Gesù Cristo, come proclama la Scrittura.

 

Domande per la discussione

1.       Il concetto di relativismo morale, per quanto ostico agli occhi di chi crede che esistano delle morali assolute, ha una certa dose di senso logico. Se non esistesse Dio e con lui nessun creatore, e fossimo il prodotto di energie casuali, da dove potrebbe derivare la morale se non da noi stessi? E se cambiamo parere su ciò che è morale, beh che problema c'è? Da un punto di vista strettamente pratico, cosa c'è di sbagliato in un simile ragionamento?

2.       Anni fa, quando il governo britannico si sentì interrogare sulle misure che intendeva adottare per aiutare i propri cittadini a diventare più morali, il Primo ministro rispose: «Sono solo il capo del governo, andate a chiederlo all'Arcivescovo». In che modo lo studio di questa settimana può aiutare i membri di chiesa a diventare più morali? È obiettivo anche del vangelo migliorarci da questo lato?

3.       Fiorello La Guardia fu giudice durante i difficili anni della grande depressione americana. Un giorno, nel suo tribunale fu discusso il caso di un padre che aveva rubato del pane. Quando il giudice gli chiese perché lo avesse fatto, l'uomo rispose che voleva sfamare i suoi bambini. La Guardia gli disse: «Hai commesso un crimine, lo sai?» L'uomo, umilmente annuì e il giudice proseguì: «La legge non può fare eccezioni», poi prese il suo portafoglio, tirò fuori dieci dollari e disse: «Ecco la cifra per la tua multa, la pago io». In che modo questo episodio ci fa comprendere non solo il senso del Vangelo ma cosa significhi vivere come ha fatto Gesù?

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=449