quarta-feira, 23 de setembro de 2009

13. LOTTA DI POTERE

19/09/2009

 

13. LOTTA DI POTERE

 

19 - 25 settembre

 

Letture: Isaia 14:13,14; Marco 9:35; 1 Corinzi 12:7-31; 1 Corinzi 13; Filippesi 2:3; 3 Giovanni; Apocalisse 14:6

 

«Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio» 3 Giovanni 11

 

Le lotte di potere si manifestano in varie forme. Possono riguardare il comando di un impero, di un'azienda o anche la supremazia e l'autorità in materia religiosa; la lotta può essere aspra, persino violenta. Il gran conflitto nei cieli è iniziato letteralmente per una lotta di potere: Satana ambiva alla posizione e all'autorità che appartenevano solo a Gesù, il creatore e non a una creatura. Uno spirito del genere può manifestarsi anche all'interno della chiesa.

La terza e ultima epistola di Giovanni parla di una lotta di potere scoppiata in una delle prime comunità cristiane. Da un lato, ci sono l'apostolo Giovanni, Gaio e Demetrio; dall'altro, Diotrefe, che cerca di imporre la propria supremazia. Una lotta di potere in una comunità locale? Certo non riguarda i cristiani e gli avventisti di oggi, vero? O forse sì…

 

Uno sguardo alla settimana

A chi scrisse la lettera Giovanni? Cosa sappiamo di Gaio e della sua personalità? Perché queste informazioni possono esserci utili? Quale tipo di lotta di potere stava avvenendo nella chiesa?

3 Giovanni 1-4,13-15

 

Questa è una delle poche epistole del Nuovo Testamento (insieme a Filemone, 1 e 2 Timoteo e a Tito) destinate a una persona individuale e non a una congregazione. È interessante notare come in questa circostanza Giovanni si definisca un anziano (3 Gv 1). Ma egli era un apostolo, non l'anziano di una comunità locale, perché allora si pone così?

Ci sono diversi possibili motivi, alcuni dei quali non si escludono necessariamente a vicenda:

1.       Il titolo «anziano» potrebbe fare riferimento alla posizione, all'età e a entrambe. Nel caso di Giovanni, l'ipotesi più plausibile pare essere l'ultima.

2.       Usando il titolo «anziano», Giovanni indica che non si tratta semplicemente di una lettera inviata a un amico, ma di una comunicazione ufficiale.

3.       Il titolo presuppone rispetto e autorità, dovuti anche a chi ne è possessore.

4.       In 1 Pietro 5:1, Pietro si rivolge agli anziani e parla di sé dicendosi «anziano con loro», sebbene sia un apostolo. Giovanni potrebbe aver dato seguito a questa usanza.

5.       L'uso di quell'attributo potrebbe anche sottolineare l'umiltà e la collegialità dell'apostolo Giovanni, in forte contrasto con l'atteggiamento di Diotrefe.

 

Cosa possiamo capire di Gaio da 3 Giovanni 1-4?

 

Giovanni doveva aver avuto un buon rapporto con Gaio; lo chiama «carissimo» e gli dice di amarlo nella verità; ai vv. 1 e 2 compaiono tre derivati del verbo «amare» per descrivere la relazione tra Giovanni e Gaio.

 

Cosa deve significare per noi cristiani amarsi l'un l'altro? In che modo siamo invitati a manifestare questo genere di amore? 1 Corinzi 13

 

Giovanni si rallegra del fatto che Gaio cammini nella verità; lo ripete per due volte ai vv. 3 e 4 e aggiunge che anche i fratelli che avevano conosciuto Gaio ne apprezzavano lo straordinario atteggiamento e stile di vita. Giovanni, da parte sua, desidera poterlo incontrare presto per parlargli personalmente; i saluti da e per Gaio dimostrano che esisteva un vasto gruppo di credenti che lo conosceva e lo sosteneva.

 

1 Corinzi 13. Fino a che punto riesci a comportarti coerentemente con i principi di cui parla Paolo? Quali sono gli ambiti più positivi e quelli più carenti?

3 Giovanni 5-8

 

Parafrasa le parole pronunciate in questi versetti da Giovanni. Quale importante insegnamento possiamo trarne?

 

Nella seconda epistola, Giovanni aveva affrontato il tema dell'ospitalità e aveva messo in guardia i credenti dal praticarla nei confronti dei missionari itineranti che predicavano l'eresia. Nella sua ultima lettera, l'apostolo torna sull'argomento e sottolinea come alcuni missionari abbiano bisogno di aiuto; essi stavano predicando il Vangelo senza alcun compenso economico, ma occorreva dare loro un luogo dove dormire e mangiare. A differenza dei missionari eretici di cui aveva già parlato, qui si tratta di persone totalmente consacrate a Dio.

Gaio le aveva aiutate e si era dimostrato ospitale; i missionari erano rimasti piuttosto impressionati e avevano parlato in maniera favorevole di quest'uomo nella chiesa. Ci troviamo di fronte a qualcosa che non riguarda solo l'ospitalità o l'offerta di un riparo per la notte, ma il concetto più esteso di sostegno all'opera del ministero e delle missioni. Giovanni è grato a Gaio di essersi comportato con i missionari in un dato modo, di aver mostrato loro la sua apertura e la disponibilità a contribuire personalmente per la diffusione del Vangelo. In questo senso, Gaio dovrebbe rappresentare per ciascuno di noi un esempio. Il Signore ci ha scelti, come credenti, affinché facciamo conoscere questa verità al mondo intero.

 

Apocalisse 14:6. Chi è quell'angelo e quanto è vasta ed estesa la sua missione?

 

Come cristiani in generale e avventisti in particolare, dobbiamo essere consapevoli che siamo chiamati a sostenere l'opera di promulgazione del Vangelo in ogni parte del pianeta. Quali che siano la nostra posizione e il nostro ruolo, possiamo avere un compito da svolgere.

 

Qual è il tuo grado di coinvolgimento nella diffusione della verità che ci è stata data? Che cosa potresti fare di meglio? Saresti disposto a rinunciare a una parte del tuo tempo, del tuo denaro e dei tuoi svaghi per aiutare altre persone a poter ascoltare la buona novella di Gesù Cristo e la promessa del suo ritorno?

3 Giovanni 9,10

 

«Allora, sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: "Se qualcuno vuol essere il primo, sarà l'ultimo di tutti e il servitore di tutti"» Marco 9:35

 

Quale importante principio cristiano emerge dal passo appena letto? Come possiamo imparare ad applicarlo a noi stessi?

 

Dopo aver parlato di Gaio e del suo ministero, Giovanni è pronto ad affrontare il caso relativo a Diotrefe, il responsabile della chiesa alla quale apparteneva Gaio. Quest'uomo era fonte di seri problemi e Giovanni è determinato a far venire i nodi al pettine al momento giusto.

 

Leggere i vv. 9 e 10. Quali problemi stava provocando quest'uomo? Secondo le scarse informazioni a nostra disposizione, in che senso stava agendo in maniera completamente opposta rispetto all'ideale cristiano? Cfr. Isaia 14:13,14; Matteo 12:37; 18:3-6; Filippesi 2:3

 

Diotrefe rappresentava un caso difficile. I membri di chiesa venivano messi da parte o addirittura allontananti dalla comunità se semplicemente esibivano la cortesia cristiana nei confronti del prossimo. Probabilmente Diotrefe stava cercando di affermarsi come unico responsabile della congregazione, o tentava di essere il solo ad averne il controllo. Forse aveva confuso la brama del potere con lo zelo per il Vangelo; respinse con arroganza l'autorità dell'apostolo Giovanni e di altri; giunse persino a calunniarlo.

La situazione stava assumendo sviluppi estremamente pericolosi, perché sembrava che Diotrefe reclamasse l'indipendenza da coloro i quali stavano dirigendo la chiesa su scala più ampia. Un atteggiamento di questo tipo avrebbe potuto modificare radicalmente la natura della chiesa stessa e il ruolo che i suoi membri avrebbero avuto al suo interno.

 

Non è forse verosimile dire che in ognuno di noi potrebbe nascondersi Diotrefe? Non siamo attratti anche noi dal potere e non parliamo forse male delle persone che non ci piacciono? Ma, ed è il pericolo più grave, non ci capita mai di pensare automaticamente che ciò che è meglio per noi personalmente lo debba anche essere per la chiesa nel suo insieme?

3 Giovanni 11. Perché l'apostolo scrive quelle parole? Quale punto determinante vuole sottolineare nel mettere in guardia da un dirigente che agiva contrariamente ai principi cristiani?

 

Il v. 11 è una frase di transizione, che serve da collegamento tra quanto Giovanni ha detto su Diotrefe e quello che sta per dire e che riguarda lui. Il maligno ha un suo rappresentante e si chiama Diotrefe; questo dirigente ambizioso e arrogante viene considerato, senza giri di parole, dalla parte dell'avversario. Dall'altro lato, c'è un buon esempio da seguire, quello di Demetrio.

 

Cosa sappiamo di Demetrio? 3 Giovanni 12

 

In Atti 19:23-29 appare un altro Demetrio: era l'argentiere responsabile della ribellione avvenuta a Efeso, quando Paolo predicò lì il Vangelo. Nel testo non c'è alcun accenno che lasci presumere possa trattarsi della stessa persona. Demetrio era un cristiano gentile, che sostenne l'apostolo Giovanni e che potrebbe essere stato uno dei suoi aggiunti e uno dei missionari viaggianti. Forse Giovanni ha voluto che egli fosse presente nel confronto con Diotrefe.

Ma il miglior principio che possiamo trarre da quest'unico versetto, a proposito di Demetrio, ha a che vedere con il potere dell'influsso. Rileggiamolo un'altra volta; chi fu in grado di testimoniare la «fedeltà» di Demetrio? Molti. Il punto è che se viviamo un'esistenza cristiana, se siamo fedeli, altri lo verranno a sapere e lo potranno testimoniare; ma la cosa più importante è che ne saranno influenzati.

In definitiva, la nostra vita reca un messaggio, o in un senso o nell'altro; un messaggio che può rappresentare un influsso positivo quanto negativo. Non significa che dobbiamo essere perfetti, e pensare che non commetteremo più errori e che non ci sia spazio per un miglioramento. Significa solo che gli altri ci osservano, ci ascoltano e sono influenzati da noi. La domanda è: quale genere di testimonianza rendo?

 

Immagina che ci sia qualcuno incaricato di stilare un rapporto su di te e sul tuo comportamento cristiano. Cosa scriverebbe secondo te quella persona e perché?

Secondo quello che abbiamo letto, ci fu una crisi a livello dirigenziale in almeno una delle chiese di Giovanni. Secondo questa epistola, l'origine del problema non fu tanto di ordine teologico, quanto legata all'ambizione personale e a una richiesta di cambiamento del modo di governare le comunità. Ma quando inizia una fase conflittuale, spesso dipende da alcune questioni ma poi si sposta anche ad altre. Anche nel caso in questione, a lungo andare, le dottrine della chiesa avrebbero potuto risentirne. Abbiamo notato una sorta di lotta di potere e una certa ambizione all'indipendenza; sono tratti che riscontriamo oggi nell'idea di congregazionalismo, secondo cui le comunità locali cercano di essere completamente indipendenti da un qualsiasi organo di governo centrale e preferiscono piuttosto andare per la loro strada. Non è questo il modello presentato dal Nuovo Testamento.

Tutti i credenti compongono il popolo e il corpo di Cristo; tutti i credenti sono inoltre parte del real sacerdozio (1 Pt 2:9) e hanno ricevuto i doni spirituali necessari per la chiesa (1 Cor 12:7-31). È estranea al Nuovo Testamento l'idea di una distinzione tra clero e laicato; il Signore ha però chiamato alcune persone ad assumere posizioni di responsabilità nella chiesa e le ha dotate di doni particolari; queste persone devono essere rispettate; i dirigenti non sono infallibili e non dovrebbero avere la pretesa di esserlo; in alcune circostanze possono esserci anche delle ragioni giustificate per lagnanze (1 Tm 5:19). Se si deve affrontare un dirigente, va fatto con attenzione e amore.

I responsabili devono, da parte loro, essere una guida, ma anche pastori ed esempi per il resto del corpo di Cristo. I loro requisiti sono elencati tanto nell'Antico, quanto nel Nuovo Testamento. In quest'ultimo, i termini vescovi e anziani sono intercambiabili (At 20:17,28), sebbene nella storia della chiesa si sia poi verificato un cambiamento radicale nel momento in cui venne creata una rigida gerarchia e la chiesa si identificò praticamente nel cosiddetto clero.

 

Cosa possono insegnarci i seguenti testi sulle corrette modalità di governo della chiesa? Marco 10:42-44; Atti 6:1-7; 15:6, 22-25; 1 Timoteo 4:14; Giacomo 5:14

 

Il Nuovo Testamento è il contrario di caos e anarchia nella chiesa; si parla di responsabilità dirigenziale tanto a livello locale, quanto universale; ma lo stesso Gesù sottolineò come qualsiasi esecutivo nella chiesa dovesse essere un esecutivo di servizio. Le comunità locali erano dirette da un gruppo di anziani e non da un'unica persona; ogni decisione veniva presa dopo aver coinvolto l'intera chiesa o i suoi rappresentanti.

Leggere i seguenti passaggi che riguardano la conduzione della chiesa: Giovanni 13:1-12; Efesini 4:11-16; 1 Tessalonicesi 5:12,13; 1 Timoteo 1:3,4; 4:13; 5:22; Tito 1-3; 1 Pietro 5:1-4.

 

«Quelli che hanno la tendenza a considerare elevata la propria valutazione personale sono in serio pericolo. È un piano architettato da Satana quello di separare questi individui da coloro che sono veicoli di conoscenza, per mezzo dei quali Dio ha rafforzato ed esteso la propria opera sulla terra. Trascurare o disprezzare le persone indicate dal Signore per farsi carico di responsabilità esecutive in funzione del progresso della verità, significa rifiutare i mezzi da lui ordinati in vista del sostegno, incoraggiamento e rafforzamento del suo popolo» - GW, p. 444.

 

«Dio non ha stabilito alcun potere monarchico nella chiesa avventista per controllare l'intero corpo o qualche ramo della sua opera. Non ha decretato che il peso della dirigenza debba gravare sulle spalle di poche persone. Le responsabilità sono distribuite tra un vasto numero di individui competenti» -8T, p. 236.

 

Domande per la discussione

1.       Riflettere sul potere e sul suo esercizio. Talvolta è una cosa positiva, altre volte no. Come riuscire a discernere la differenza?

2.       In quale ambito i credenti della tua comunità possono essere considerati un modello? Quali sono i pericoli che si possono correre se si eleva un qualsiasi peccatore a modello?

3.       Sei stato deluso da qualcuno che ritenevi un modello? Come fare a imparare dai buoni esempi che ci lasciano altre persone e allo stesso tempo prevenire la delusione quando sbagliano?

4.       Come dovrebbe reagire una comunità di fronte a un problema che riguarda la sua guida? Qual è il corretto equilibrio tra la dovuta fermezza ela grazia e la pietà di Cristo?

5.       Escludendo Gesù, quale personaggio biblico incarna il tuo modello preferito?

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=451