quinta-feira, 19 de novembro de 2009

8. SACERDOTI E LEVITI

14/11/2009

8. SACERDOTI E LEVITI

14 - 20 novembre

 

Letture: Numeri 9,18,19; 1 Pietro 2:9; Apocalisse 14:6-12

 

«Il Signore disse ancora ad Aaronne: "io sono la tua parte e la tua eredità in mezzo a loro"» Numeri 18:20

 

Dopo la ribellione di Kore e la fioritura del bastone di Aaronne, fu indispensabile enfatizzare ulteriormente i diversi ruoli di sacerdoti e leviti. Ciascuno di loro aveva le proprie distinte funzioni assegnate dal Signore, il quale tracciò in maniera chiara i confini tra i loro incarichi. Sebbene ruoli e funzioni siano da tempo diventati obsoleti, possiamo ancora oggi trarne alcuni validi insegnamenti.

Per esempio, facendo attenzione alla solennità e alla sacralità di quei compiti potremmo imparare che dobbiamo dimostrare la massima serietà nelle responsabilità e nelle mansioni che ci sono state affidate, qualunque esse siano. Riflettendo sull'interdipendenza tra queste persone e quella tra loro e la nazione nel suo complesso, potremo sicuramente trarre lezioni come chiesa nel suo complesso.

Studiando scrupolosamente, in questi capitoli, il ruolo della grazia, in particolare sui doni elargiti a queste persone - benché non li meritassero - possiamo capire che essi hanno ottenuto posizioni di rilievo solo perché Dio le aveva affidate a loro, non perché avessero diritto a occuparle. Un efficacissimo simbolo del messaggio del Vangelo.

«Dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa. Queste sono le parole che dirai ai figli d'Israele» Esodo 19:5,6

 

Come possiamo collegare queste parole alla nostra realtà presente di chiesa chiamata a portare un messaggio al mondo? Si tratta di un appello incondizionato? 1 Pietro 2:9; Apocalisse 14:6-12

 

 In Numeri 18:1 il Signore volle rassicurare i suoi fedeli che non sarebbero morti (Nm 17:13), se solo si fossero accostati al santuario attraverso i sacerdoti scelti da lui, che avrebbero esercitato il ruolo di mediatori tra il popolo e Dio stesso. I sacerdoti, in quanto distinti dal resto dei leviti, avevano la responsabilità di impedire a chiunque non fosse autorizzato di avvicinarsi al tabernacolo, e quindi di contaminarlo. Ciò servì a placare le paure del popolo che temeva di rischiare la morte accostandosi al santuario.

 

Leggere Numeri 18:1-7. Quali distinzioni vennero fatte in merito ai ruoli affidati a questi uomini?

 

Nonostante l'intera nazione dovesse essere un «regno di sacerdoti», è importante notare che soltanto ad alcuni fu permesso ricoprire certi ruoli, come si evince dalla distinzione tra leviti e famiglia di Aaronne e resto della popolazione, e poi anche in quella tra la stessa famiglia di Aaronne e i leviti. Nel Nuovo Testamento, ovviamente, i ruoli ereditari come quelli affidati ai leviti, furono aboliti, eppure anche lì troviamo posizioni distinte in seno alla chiesa (1 Cor 12:28-31; Ef 4:11).

 

Quali doni possiedi e come potresti utilizzarli al meglio per il bene della tua chiesa?

Leggendo le istruzioni date dal Signore in Numeri 18:1-7, emergono alcuni punti chiave. Il Signore spiega chiaramente di essere colui che affida agli individui determinati compiti; forse questa sottolineatura dipendeva dai problemi precedenti, non solo con Kore e il suo gruppo ma anche con Miriam e Aaronne. Da adesso in poi non ci sarebbero stati più dubbi relativi ai motivi per cui certe persone occupassero posizioni specifiche; erano lì perché erano state nominate da Dio. Il Signore volle fare queste nomine «affinché non vi sia più ira contro i figli d'Israele» (Nm 18:5).

Una volta di più, anche nel contesto di pesanti giudizi, si configura la pietà divina; il Signore cerca di salvare il suo popolo, non di condannarlo o distruggerlo. L'intero piano della salvezza, dal principio alla fine, rivela il suo desiderio di riscattare gli uomini caduti dalla devastazione che il peccato avrebbe altrimenti operato (Gv 3:16-18).

 

Quale termine viene usato per descrivere ciò che i leviti rappresentavano per il sacerdozio e ciò che il sacerdozio significava per la famiglia di Aaronne?

 

Quando si parla di dono, si pensa a un qualcosa che non ci si è dovuto guadagnare, ma che giunge esclusivamente per grazia. Questo privilegio fu concesso a quelle persone, le quali non avevano alcun merito da parte loro ma beneficiarono esclusivamente della grazia e della provvidenza divine.

In definitiva, il Signore aveva bisogno di qualcuno che realizzasse il suo progetto e nella sua saggezza assoluta la scelta ricadde su di essi. Questo sacro compito comportava naturalmente delle responsabilità, e dato che il tabernacolo era il luogo nel quale Dio dimorava in terra, entravano in gioco situazioni che riguardavano la vita e la morte, sia fisiche sia spirituali.

Il santuario fungeva anche da modello di ciò che Gesù avrebbe compiuto in seguito sulla terra e in cielo (Eb 9). Rappresentava un Calvario in miniatura che si manifestava con simboli e figure; era in gioco il destino delle anime, di qui la solennità che il Signore conferì agli incarichi affidati a questi uomini.

 

Pensa ai tuoi talenti innati; anche se ti sei duramente impegnato a coltivarli, restano dei doni, qualcosa che ti è stato dato da Dio. Li utilizzi a fini personali, oppure per il bene altrui e l'avanzamento dell'opera del Signore?

Dopo aver fatto una distinzione tra i due gruppi di operai religiosi, il Signore fornisce alcune direttive riguardanti il loro sostentamento economico. È evidente che fossero impegnati «a tempo pieno», ovvero, «non servivano alle mense» (At 6:2) per mantenersi. Il sostegno doveva arrivare da altre fonti.

 

Leggere Numeri 18:8-20. Quali sono le indicazioni che ti paiono più pertinenti?

 

In questi passi intravediamo molti concetti interessanti; si noti, per esempio, come il Signore colleghi strettamente le offerte rese a lui con ciò che viene dato al sacerdozio; ovvero, sebbene i doni e le offerte gli fossero restituiti, egli li passava ai sacerdoti e quindi, fare un'offerta al Signore significava allo stesso tempo farla anche ai sacerdoti. È la dimostrazione del legame profondo tra Dio e queste figure, che fungevano da intermediari tra lui e il popolo.

Ma emerge anche l'umanità dei sacerdoti, i quali, pur occupando una posizione privilegiata, continuavano a dipendere per il proprio sostentamento dal popolo che servivano. Sicuramente i continui doni del miglior olio, della carne, dei cereali e di altro, ricordavano ai sacerdoti l'obbligo di servire fedelmente quella gente, senza approfittare del ruolo loro assegnato.

Anche il riscatto dei primogeniti o di animali con il denaro fu uno dei mezzi utilizzati dal Signore per insegnare a Israele il concetto di sostituzione. Da lì a qualche secolo Cristo avrebbe donato la propria vita come sostituto dei peccatori (1 Pt 1:18,19). Il sale, aggiunto a ogni sacrificio, era un simbolo che ratificava la conferma del patto tra Dio e il suo popolo (Lv 2:13).

 

Quale genere di sacre responsabilità ti sono affidate? Le assolvi fedelmente?

Sebbene la tribù di Levi non avesse un territorio, le furono date 48 città, 13 delle quali destinate alle famiglie dei sacerdoti (Gs 21:19). Il Signore affermò che egli era «parte» di quella eredità (Nm 18:20).

 

Oltre la parte delle offerte per i sacrifici che era loro destinata, a quale altra risorsa ricorse il Signore per il sostentamento dei sacerdoti e dei leviti? Numeri 18:21-32

 

La restituzione della decima parte delle proprie entrate al Signore (Lv 27:30) era una pratica antica. La Bibbia ne parla per la prima volta quando Abraamo la restituisce a Melchisedec, sacerdote e re di Salem (Gn 14:20; Eb 7:1,2).

 Giacobbe promise al Signore che gli avrebbe restituito la decima parte di tutto quello che avrebbe guadagnato in futuro (Gn 28:22); ora, il Signore adatta l'uso della decima di Israele, facendola diventare sostegno dell'intera tribù levitica, comprese le famiglie dei sacerdoti. Anche i leviti, beneficiari della decima, dovevano restituirla ad Aaronne. Essi dovevano restituire come decima la «parte migliore» di quello che ricevevano; essa quindi non era solo destinata al sostentamento dei rappresentanti di questa tribù, ma permetteva anche ai leviti di essere consapevoli della loro dipendenza da Dio, di rendersi conto che ogni cosa ricevuta arrivava da lui.

Anche loro dovevano dimostrare la propria fedeltà restituendo la «decima della decima». Perché se per il popolo era importante ricordare di continuo questa dipendenza dal Signore, per i leviti lo era ancora di più.

 

Leggere Numeri 18:32. Quale elemento attesta la sacralità della loro chiamata?

 

In questo disegno divino, ognuno ha il proprio ruolo, tutti avevano qualcosa da fare. I sacerdoti e i leviti dovevano pensare a svolgere i loro sacri doveri legati al servizio nel santuario, mentre il popolo era chiamato a restituire fedelmente la decima, un'offerta modesta se si considera ciò che leviti e sacerdoti facevano per loro. Si può comunque dire che ogni gruppo dipendeva reciprocamente dalle funzioni dell'altro, ma che tutti erano alle dipendenze di Dio.

Il rito più strano del sistema del santuario israelitico è il sacrificio di una giovenca rossa senza difetti (Nm 19). Che cosa ci insegna?

 

Il bovino doveva essere rosso, il simbolo del sangue, quello di Cristo, naturalmente. E doveva anche essere senza macchia e non aver mai portato il giogo, altro simbolo di Cristo; un sacrificio immacolato che volontariamente veniva a completare l'opera dell'espiazione. Su di essa non vi era alcun giogo obbligatorio, perché era indipendente e al di sopra di ogni legge.

La giovenca sacrificale veniva condotta fuori dal campo e uccisa, proprio come Gesù che patì all'esterno di Gerusalemme (Eb 13:12), dato che il Calva-rio si trovava oltre le mura della città. Doveva annunciare che Cristo non sarebbe morto per gli ebrei soltanto, ma per tutta l'umanità (Rm 5:12-20). Gesù proclama a un mondo caduto che è venuto per riscattarlo, e incoraggia i suoi abitanti ad accettare la salvezza che egli offre.

Dopo l'uccisione della giovenca, il sacerdote, vestito di abiti bianchi e puri, prendeva con le mani il sangue dal corpo della vittima e lo aspergeva sette volte in direzione del tempio. E così Cristo, nella sua giustizia immacolata, dopo avere sparso il suo prezioso sangue, entrava nel santuario in cielo per operare a favore dei peccatori. In quel luogo viene portato il suo sangue per la riconciliazione tra Dio e l'uomo (Eb 10:21-23).

Il corpo della giovenca veniva bruciato e ridotto in cenere, a voler intendere un sacrificio ampio e totale. Le ceneri venivano poi raccolte da una persona non contaminata dal contatto con cadaveri e deposte in un luogo puro, esterno all'accampamento. Quando si doveva procedere alla cerimonia di purificazione, queste ceneri venivano collocate in un vassoio contenente dell'acqua raccolta da un torrente. Il sacerdote vestito con un abito bianco prendeva del legno di cedro, della stoffa scarlatta e una manciata d'issopo e spargeva il contenuto del vassoio sulla tenda e sulla persona presente.

Questa cerimonia doveva essere ripetuta varie volte perché fosse completa e simboleggiava la purificazione dal peccato. L'acqua pura, spruzzata sull'impuro, simboleggiava il sangue di Cristo versato per nettarci dalle nostre brutture morali. Le aspersioni ripetute spiegano la completezza dell'opera da eseguire per il peccatore pentito; tutto quello che possiede deve essere consacrato. La purezza e la santità non possono limitarsi alla sua mente, ma estendersi a ogni aspetto della sua esistenza.

 

Esamina la tua vita. Quali cose devono ancora essere sottoposte al processo di purificazione? A quali non riesci a rinunciare e perché?

«Il disegno divino riguardante il sistema della decima è splendido per la sua semplicità e uguaglianza. Tutti possono aderirvi con fede e coraggio, perché ha origini divine. Esso combina semplicità e utilità e non richiede studi approfonditi perché venga compreso e attuato. Chiunque può avere la possibilità di sentirsi parte attiva nel contribuire all'avanzamento della preziosa opera della salvezza. Ogni uomo, donna e giovane possono diventare tesorieri per il Signore…

Questo sistema permette il raggiungimento di grandi obiettivi. Se tutti quanti lo accogliessero, ogni persona sarebbe eletto a fedele e scrupoloso amministratore per il Signore; e non verrebbero meno i mezzi con i quali fare progredire la grande missione di trasmettere al mondo l'ultimo messaggio di avvertimento» - GW, p. 223.

 

Domande per la discussione

1. Quali sono le problematiche legate alla decima presenti oggi nella chiesa? Perché la decima è così importante, non tanto per il funzionamento della chiesa, quanto per il benessere spirituale di chi la restituisce?

2. Cosa ha a che vedere la giovenca rossa della lezione di giovedì con il ministero e la morte di Cristo? Abbiamo la necessità di essere purificati? Perché Cristo ha reso possibile la nostra vittoria sul peccato?

3. Ci sono oggetti nella tua casa che hanno bisogno di essere purificate, prima che la contaminino? Magari libri, musica, film o altro? Perché è bene liberarsene?

4. In che modo possiamo aiutare gli altri, in particolare i giovani, a utilizzare i talenti donati da Dio nella giusta direzione? Quali doveri abbiamo nel tentativo di dare loro una mano?

 

In sintesi

A motivo della ribellione di Kore e del suo desiderio di officiare da sacerdote, Dio trasmise a Mosè degli ordini (per il popolo) che riguardavano la distinzione tra leviti e sacerdoti. Il sacerdozio era un dono di Dio; i leviti erano un dono per il sacerdozio. Entrambi venivano sostenuti dal piano di restituzione della decima. Con le ceneri di una giovenca rossa mescolate con acqua, il Signore attuava un rito purificatorio speciale, segno di come la grazia divina permettesse alla persona di ricevere il perdono dei peccati.

 

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=460