quinta-feira, 26 de novembro de 2009

9. IL PECCATO DI MOSÈ E DI AARONNE

21/11/2009

9. IL PECCATO DI MOSÈ E DI AARONNE

21 - 27 novembre

 

Letture: Numeri 20,21; Giovanni 3:14,15; Giacomo 4:4-15

 

«Sali in vetta al Pisga, volgi lo sguardo a occidente, a settentrione, a mezzogiorno e a oriente, e contempla il paese con i tuoi occhi; poiché tu non passerai questo Giordano» Deuteronomio 3:27

 

Dopo anni di peregrinazione nel deserto, Israele giunse finalmente a Kades-Barnea, sul confine meridionale della terra promessa. Dopo tutto quello che avevano passato, le dure lezioni che il Signore aveva cercato di impartire loro, le terribili punizioni subite da chi si era palesemente ribellato, nasce spontanea l'idea che il popolo fosse pronto una volta per tutte a mettersi a disposizione di Dio, che ne avrebbe sfruttato a pieno il potenziale. Ma, come sappiamo, le cose non andarono esattamente in questo modo.

Questa settimana ci soffermeremo sul tema perenne che attraversa tutta la Bibbia: la pietà e la grazia di Dio a confronto con l'infedeltà, la colpevolezza e l'ingratitudine della sua gente. Da Adamo ed Eva nell'Eden, fino ad arrivare alla chiesa di Laodicea (Ap 3:14-18), più volte vediamo la misericordia divina alle prese con quanti troppo spesso sono venuti meno alla proclamazione delle promesse offerte dal Padre eterno e che parlano di vittoria, fede e santità. Allo stesso tempo, è ben evidente la sua disponibilità a perdonare quanti inciampano e cadono, che comprendono persino individui teoricamente più vaccinati, come lo stesso grande Mosè, il quale, in un attimo di debolezza, impazienza e forse anche un po' di superbia, perse di vista ciò che Dio aveva fatto per lui. E se anche Mosè inciampa, cosa può succedere a noi?

Quando nell'accampamento israelita presso Kades-Barnea l'acqua cessò di scorrere, al popolo si presentò l'opportunità di chiedere aiuto a Dio. Egli aveva sempre provveduto a ogni loro necessità nel passato, perché non avrebbe dovuto fare altrettanto adesso? Ma invece si dimenticarono rapidamente di quello che era stato e investirono Mosè e Aaronne con le loro lagnanze.

 

Leggere Numeri 20:1-13. Che cosa ordinò il Signore a Mosè e cosa fece invece lui? Perché secondo te questo mite, devoto e fedele servo di Dio mostrò una mancanza di fede e di fiducia così contraria alle sue prerogative?

 

Non è difficile comprendere la frustrazione di Mosè. Egli aveva appena finito di seppellire la sorella ed era certamente molto affranto; ed è costretto a subire ancora una volta le contestazioni e le lamentele del popolo, sostanzialmente le stesse pronunciate dai loro avi, anni prima. Ma non per questo, agli occhi del Signore, questi elementi potevano giustificare il suo comportamento.

«L'acqua era sufficiente a soddisfare le necessità del popolo, ma Mosè aveva commesso un grave errore. Egli aveva agito spinto dalla collera: le sue parole erano state dettate dall'impulsività… Ma quando si assunse in prima persona il diritto di accusare Israele, rattristò lo spirito di Dio: quel suo intervento costituì per gli ebrei solo un danno. In quell'occasione infatti apparve evidente agli occhi di tutti i presenti che Mosè non aveva dimostrato pazienza né autocontrollo. L'episodio offrì al popolo una nuova occasione per porre in dubbio il fatto che egli fosse realmente guidato da Dio. Dopo tutto anche lui aveva offeso Dio, e sin dall'inizio la sua vita offriva motivo di critica e di censura. Mosè aveva offerto loro un pretesto per negare la legittimità dei rimproveri con cui Dio stesso, e non il capo d'Israele, esprimeva la propria disapprovazione» - PP, p. 417 [351].

Anche il servo di Dio più fedele e diligente era chiamato alla prudenza. Quel peccato fu considerato ancora più grave perché lo aveva commesso una persona che aveva ricevuto grandi privilegi. Basti pensare alle potenti azioni divine che Mosè aveva potuto ammirare; a tutte le incredibili rivelazioni che aveva ricevuto dall'Eterno e di cui era stato testimone. Eppure, nonostante ciò, permise al suo ego di sollevarsi e dominare. Questo episodio dovrebbe servire di monito a ciascuno di noi.

 

Pensa a una circostanza nella quale, sentendoti provocato ai limiti della sopportazione, hai reagito in maniera furiosa. Ti capita mai di desiderare che le lancette del tempo tornino indietro per evitare il danno fatto? Cosa ti insegna questo?

Leggere Numeri 20:23-29. Quali elementi emergono dal racconto della morte di Aaronne? Qual è la morale che possiamo fare nostra e applicare a qualsiasi missione portiamo avanti per il Signore?

 

Il capitolo 20 si apre con la morte di Miriam e termina con quella di Aaronne. La prima generazione stava ormai esaurendosi e una nuova era chiamata a raccoglierne l'eredità. Lo stesso avviene oggi nella nostra chiesa: una generazione passa e quella nuova viene a prendere il testimone. La domanda cruciale è sempre la stessa: quanto la nuova generazione riuscirà a imparare dagli errori e dai successi di quella che l'ha preceduta? Proviamo a cogliere le differenze nella cronaca della morte di Miriam e di quella di Aaronne; la prima occupa il breve spazio di un versetto, come se fosse sopraggiunta improvvisa e inattesa. Quella di Aaronne, al contrario, è ampiamente anticipata.

Prima della sua morte, Aaronne, suo figlio Eleazar e Mosè salgono sulla cima del monte Or dove, sotto gli occhi del popolo, Mosè toglie ad Aaronne i paramenti sacerdotali e li fa indossare al nipote. Era il simbolo inconfondibile del trasferimento di ruolo da una generazione all'altra. Anche se Aaronne stava per «ricongiungersi ai suoi padri», l'opera del sommo sacerdote doveva proseguire. Per analogia, il lavoro e la missione della chiesa vengono prima di qualsiasi uomo o donna.

Possiamo, se vogliamo, compiere fedelmente il nostro dovere ma prima o poi lasceremo la scena e altri raccoglieranno il nostro testimone. Questo episodio deve essere stato emotivamente coinvolgente per tutti i protagonisti; Mosè, sapendo che presto sarebbe arrivata anche la sua ora, toglie al fratello i paramenti sacri e li fa indossare al nipote, il figlio di Aaronne. Quest'ultimo, certamente pieno di rimorsi per gli errori che aveva commesso, sa che sta per morire; Eleazar, in piedi davanti al padre, viene investito della pesante responsabilità di sommo sacerdote. Nel frattempo, giù nella valle, i figli d'Israe-le osservano gli sviluppi di quello che sta avvenendo.

 

Quale «eredità» pensi di lasciare ai tuoi cari? Che cosa hai realizzato per l'opera del Signore? In che modo utilizzare al meglio il tempo presente (Gc 4:4-15)?

Poiché la nazione di Edom (discendenti di Esaù) rifiutava a Israele il passaggio dal suo territorio, fu necessario girargli intorno (Nm 20:14-21). Gli edomiti occupavano una fascia di terra che dal mar Morto si estendeva verso sud, fino al golfo di Eilat.

 

Leggere Numeri 21:1-5. Quali furono le nuove proteste del popolo? Pensando a tutto quello che era successo e a ciò che avevano dovuto passare, erano in qualche modo giustificabili?

 

Se anche ritenevano che ci fossero buoni motivi per lamentarsi, il Signore ovviamente non era dello stesso avviso. Dopo tutto, durante ogni giorno dei loro spostamenti erano stati protetti per un miracolo della grazia divina. Avevano tutta l'acqua che desideravano, persino nel deserto; avevano il pane che scendeva dal cielo, il cibo degli angeli (Sal 78:25) e potevano godere della pace e della sicurezza accompagnati di giorno dall'ombra della nuvola e di notte dalla colonna di fuoco.

Tra quelle fila non vi era una sola persona debole; i loro piedi non si erano gonfiati nei lunghi viaggi e i loro vestiti non si erano consumati (Dt 8:3,4; Sal 105:37). Avevano indubbiamente avuto i loro problemi, le loro lotte e le paure, proprio come capita a ognuno di noi. Ma è evidente che l'essersi troppo concentrati su quelle problematiche, aveva fatto dimenticare le benedizioni divine di cui avevano goduto per lungo tempo. E forse è stato proprio quello il loro problema: così abituati alla grazia del Signore, alla sua pietà e al suo interesse, cominciarono a darlo per scontato. Succede proprio così: quando iniziamo ad abituarci a determinati privilegi, è facile che perdano di importanza.

 

Quali cose dai per scontate nella vita? Perché è un modo di ragionare dissennato?

 

L'unico rimedio è ringraziare ogni giorno il Signore di quello che ci ha dato, ecco perché la lode è così importante. Dio non ne ha bisogno, è a noi che serve glorificarlo più che possiamo, perché così facendo ci ricordiamo sempre quanto dobbiamo essergli riconoscenti.

 

Prova a scrivere un tuo salmo di lode, inserendoci tutte le cose per cui sei grato. In che modo potrebbe aiutarti a prevenire il peccato di ingratitudine, a cui si accompagnano trappole pericolose?

Il popolo pensava di avere motivi validi per lagnarsi, ma il Signore non fu affatto tenero con le loro rimostranze. Dopo tutti quegli anni nel deserto, durante i quali avevano potuto vedere come egli operasse in mezzo a loro, che cosa fanno se non riesumare la stessa vecchia protesta secondo cui sarebbero stati portati lì per essere uccisi? È logico che il Signore non sia stato indulgente; ma quello che rendeva quelle proteste ancora più insopportabili era la vittoria sui cananei.

 

Leggere Numeri 21:5-9. In che modo emerge nuovamente il ruolo di intercessore di Mosè? Perché il popolo aveva più che mai bisogno di questa figura?

 

In Palestina ci sono circa 35 specie diverse di serpenti, alcune delle quali estremamente pericolose. I serpenti che infestavano il deserto erano detti «velenosi», a causa dei terribili effetti provocati dai loro morsi.

Quando la mano di Dio si ritirò dalla protezione di Israele, una grande quantità di persone fu attaccata da quelle creature pericolose. In altre parole, non furono mandate dal Signore; egli però aveva smesso di proteggere quel popolo, che ne patì le conseguenze.

 

Leggere Giovanni 3:14,15. Quale collegamento fa Gesù tra l'episodio dei serpenti e il piano della salvezza? In che senso, anche noi siamo stati morsi da serpenti velenosi?

 

Il serpente di rame sull'asta non era sufficiente a impedire che i morsi uccidessero le persone; chi voleva salvarsi doveva guardare quel serpente, scegliere di ubbidire e ottenere il beneficio della concessione loro offerta. Allo stesso modo, la morte di Cristo in sé non salva automaticamente il mondo; fornisce i mezzi per salvarsi, ma se le persone nel deserto avevano bisogno di guardare il serpente di rame, noi dobbiamo guardare a Gesù e credere, per ricevere ciò che egli ci offre gratuitamente in virtù della sua grazia.

 

Hai mai sperimentato la potenza rigeneratrice di Cristo? Fino a che livello devi soffrire prima di rivolgerti a lui per essere consolato, curato e ricevere la forza di andare avanti nonostante tutto?

Quasi 40 anni prima, Israele tentò di attaccare i cananei nella stessa zona e venne sonoramente battuto (Nm 14:40-45). Quella generazione era ormai defunta nel corso dei quattro decenni di peregrinazione nel deserto e adesso ne era subentrata una nuova, pronta a riprendersi ciò che era stato abbandonato.

 

Leggere Numeri 21:10-33. Quali promesse fecero gli ebrei al re pagano Sicon? Cosa veniva offerto in quelle promesse?

 

Chi sferrò l'attacco (v. 23)?

 

Quale differenza ci fu tra la reazione israelita contro il re Sicon e contro il re Og?

 

«Queste nazioni che sorgevano presso i confini di Canaan sarebbero state risparmiate se, a disprezzo della Parola di Dio, non avessero opposto resistenza al passaggio di Israele… Nonostante gli amorei fossero idolatri, che persero la vita a motivo della loro grande malvagità, Dio li aveva risparmiati per quattro secoli… Conoscevano perfettamente i prodigi compiuti dal Signore nel fare uscire Israele dall'Egitto. Avevano prove a sufficienza» - 1BC, p. 434.

Notare la differente strategia in relazione ai due regni: per attraversare il territorio di Og non viene avanzata alcuna cortese richiesta formale; anzi, il Signore trascinò il re e il suo esercito lontano dalle loro città che «erano fortificate, con alte mura, porte e sbarre» (Dt 3:5). Allontanati dalle fortezze difensive, sotto la guida e le promesse di Dio tramite Mosè, Israele riuscì ad annientare sul terreno di scontro il re Og e l'esercito amoreo. Le vittorie conseguite su Sicon e Og, i re degli amorei in Tansgiordania, vennero fissate per sempre nei canti (Sal 135:10-12; 136:18-26) e nella memoria nazionale (Gdc 11:18-2).

 

Dopo quarant'anni, i figli di Israele stavano finalmente entrando nella terra promessa. Pensiamo quanto tempo fu sprecato per via della loro poca fede, imperdonabile se consideriamo le prove eclatanti del sostegno garantito loro dal Signo-re. Quanto tempo prezioso sprechi senza fare progressi nella fede? Come imparare a confidare di più nelle promesse divine e agire di conseguenza?

Leggere: «La roccia simbolica», tratto da Ellen G. White, Patriarchi e profeti, pp. 411-421 [347-355]; «Il viaggio intorno a Edom», pp. 422-432 [356- 366]; «La conquista di Basan», pp. 433-437 [367-371].

 

«Nicodemo si sentiva attratto da Cristo. Dopo aver udito la spiegazione del Salvatore sulla sua nuova nascita, desiderava che quel cambiamento avvenisse anche in lui. Ma come potevano accadere quelle cose? Gesù gli svelò il segreto: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, chiunque crede in lui abbia vita eterna" (Gv 3:14,15). Ora Nicodemo si trovava su un terreno noto. Il simbolo del serpente innalzato gli fece comprendere la missione del Salvatore. Quando i figli d'Israele morivano per i morsi dei serpenti velenosi, Dio disse a Mosè di costruire un serpente di rame e innalzarlo in mezzo all'assemblea. Poi si annunciò in tutto il campo che coloro che avessero guardato il serpente sarebbero sopravvissuti. Ora il popolo sapeva bene che il serpente non aveva in sé alcun potere di guarigione. Era un simbolo di Cristo. Come l'immagine del serpente velenoso era stata innalzata per la loro guarigione, così qualcuno che sarebbe venuto "in carne simile a carne di peccato" (Rm 8:3), doveva essere il loro Redentore… Sia per la guarigione delle ferite, sia per il perdono dei peccati, non potevano fare nulla per se stessi, ma soltanto dimostrare di avere fede nel dono di Dio. Dovevano guardare per vivere» - DA, pp. 174,175 [119,120].

 

Domande per la discussione

1. Partendo dall'episodio dei serpenti velenosi, discutere sul significato dell'agire per fede. Agli israeliti fu promesso che, solo guardando il serpente, sarebbero stati salvati dalla morte; la loro vita dipendeva da un atto sovrannaturale. Quali analogie presenta con il piano della salvezza? Perché con le sole nostre forze non avremmo la speranza di accedere alla vita eterna? Perché dovrebbe renderci umili?

2. In che modo, individualmente o come chiesa, rischiamo di ripetere gli errori commessi dai figli d'Israele? Perché è difficile cogliere i nostri punti deboli spirituali?

 

In sintesi

Questa parte si concentra sulla fine della peregrinazione. Lamentandosi della morte della sorella Miriam, Mosè e Aaronne covano uno stato di rabbia e peccano contro il Signore. La folla che contesta, morsa da serpenti velenosi, trova la guarigione fisica e spirituale per fede guardando un serpente di rame che Dio aveva fatto innalzare. Infine, permise a Israele di sconfiggere gli amorei.

 

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=461