28/11/2009
10. La «pazzia» del profeta
28 novembre - 4 dicembre
Letture: Numeri 22-24; Deuteronomio 1:30; 20:4; Matteo 15:14; 1 Corinzi 2:14; 2 Pietro 2:14-16; Apocalisse 3:17
«Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori» 1 Timoteo 6:10
L'episodio di Balaam è ben noto e spesso preso a pretesto per fare della facile ironia: «Se Dio ha potuto parlare per bocca dell'asina di Balaam, allora può farlo per bocca di chiunque». Ma in realtà c'è ben poco di umoristico in quel racconto; nonostante si possa leggere su piani diversi, l'incontro di questo personaggio con il Signore è esemplificativo di come il peccato abbia la forza di condurci lungo i sentieri della distruzione, se non viene combattuto con l'ausilio della potenza divina.
Nel Nuovo Testamento si parla tre volte di Balaam (2 Pt 2:15,16; Gd 1:11; Ap 2:14) e in nessuna circostanza il riferimento è lusinghiero; anzi, viene considerato esattamente un prototipo, un simbolo del peccato. Pietro parla della «pazzia di Balaam». Non si tratta però della follia di chi è mentalmente sconvolto, ma di quella di un essere talmente schiavo della propria cupidigia da essere pronto, per denaro, a fare qualsiasi cosa Balak chiedesse, disinteressandosi della presunta o meno correttezza. Se una persona come Balaam, un profeta, si è comportato da «pazzo», quale appellativo ci meriteremmo nel caso agissimo in modo analogo?
Prova a metterti nei panni di Balak, re di Moab. Di fronte aveva questo enorme sciame di persone che era uscito dal grande paese d'Egitto e che era sopravvissuto solo grazie ai miracoli (e a che cos'altro, se no), a quaranta anni di deserto. Ora sono accampati nella «piana di Moab» (Nm 22:1), non lontano dal suo regno.
Nonostante non fosse stato minacciato e non fosse imminente l'intenzione di un'invasione della sua nazione, Balak era comprensibilmente nervoso. Anche perché era consapevole di quello che era accaduto al re Og di Bashan e al re Sicon degli amorei, eserciti che nel passato avevano già sconfitto Moab (Nm 21:26). Per non parlare della disfatta toccata ai cananei (Nm 21:1-4). È normale che fosse agitato.
Leggere Numeri 22:1-6. Che cosa fece particolarmente impaurire il re? In realtà, se Israele era considerato una minaccia, di cosa avrebbe dovuto avere davvero paura Balak (Gn 48:21; Es 15:1; Dt 1:30; 20:4)?
C'è un sottile sarcasmo nel fatto che Balak, di fronte a un nemico che pareva insuperabile, si rechi da un profeta del Dio di quel popolo che aveva voluto perseguitare e sconfiggere. Non è dato sapere se si rendesse conto di cosa stava facendo, ma dal nostro punto di osservazione è chiaro che i piani di Balak erano segnati. Ci si potrebbe solo chiedere perché non abbia ordinato a uno dei suoi «sacerdoti» di chiedere agli dèi moabiti di difenderli da Israele.
E la risposta si trova, forse, in Numeri 22:6: «Maledicimi questo popolo, poiché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo e potrò cacciarlo via dal paese; poiché so che chi tu benedici è benedetto, e chi tu maledici è maledetto».
Preferisci dipendere da Dio o confidare in te stesso, nel tuo denaro, nel tuo lavoro o nei tuoi talenti? Come riuscire ad allontanare lo sguardo da queste cose per volgerlo al Signore? Perché è difficile farlo (cfr. 1 Cor 2:14)?
Chi era questo Balaam? «Un tempo Balaam era stato un uomo onesto e un profeta di Dio. In un secondo tempo però aveva abbandonato la sua fede, travolto dalla passione per il denaro. Ora, tuttavia, si dichiarava ancora fedele al Signore. Sapeva che Dio era intervenuto in favore d'Israele. Quando gli anziani di Moab e Madian gli presentarono le loro intenzioni, egli era consapevole che sarebbe stato suo dovere rifiutare le ricompense di Balak e congedare gli ambasciatori. Ma Balaam si espose al pericolo di giocare con quella tentazione» - PP, p. 439 [373].
Leggere Numeri 22:7-21. Una lettura superficiale parrebbe indicare la lealtà di Balaam nei confronti di Dio. In realtà, se si legge con attenzione, quali indizi svelano che stava giocando con la tentazione?
Balaam aveva insistito con gli ambasciatori perché si trattenessero con lui quella notte, dichiarando che non avrebbe preso alcuna decisione prima di aver chiesto consiglio al Signore. Egli doveva essersi reso conto che le sue maledizioni non avrebbero potuto colpire Israele, poiché conosceva Dio, o almeno lo aveva conosciuto. In realtà non aveva alcuna necessità di chiedergli consiglio; forse agì così perché sperava di ottenere un'altra risposta? In ogni caso, trattenendoli quando li avrebbe potuti congedare all'istante, si offrì alla tentazione. Dopo tutto, quegli uomini erano venuti «portando in mano la ricompensa» (Nm 22:7).
Ma notiamo che cosa avviene al momento del secondo invito, quando gli ambasciatori gli promisero ricompense anche maggiori. Dio aveva detto: «Farai ciò che io ti dirò». Ma la mattina di buonora, prima che i principi potessero parlare, Balaam aveva sellato la sua asina ed era partito insieme agli ambasciatori di Moab. In altre parole, malgrado la sua rivendicazione di fedeltà e incorruttibilità, era avido di ottenere il denaro offertogli.
Leggere 2 Pietro 2:14-16. Come giudica l'apostolo Pietro i comportamenti di Balaam? Quale monito contro l'avidità e la tentazione troviamo in questi passi? Perché è così facile razionalizzare il peccato fino a farlo apparire lecito?
Determinato in cuor suo ad accettare la ricompensa offertagli dal re, Balaam partì insieme agli ambasciatori alla volta di Moab. A dispetto delle sue professioni di fedeltà, alle quali gli altri avrebbero anche potuto credere, il Signore sapeva cosa stava succedendo nel cuore di quell'uomo e reagì.
Leggere Numeri 22:22-34 e rispondere alle seguenti domande:
Quale significato simbolico può essere legato al fatto che un animale che non parla fu capace di vedere l'angelo del Signore, mentre Balaam, presunto portavoce di Dio, no (cfr. Sf 1:17; Mt 15:14; Ap 3:17)?
Leggere la prima reazione di Balaam dopo che l'asina gli parla e riflettere su quanto sta avvenendo. Cosa ci rivela la risposta irrazionale del profeta sulla vera natura del cuore di questa persona e il suo desiderio di ricchezze? Cosa farebbe qualsiasi persona se un animale iniziasse a conversare con lei?
Perché questo episodio rivela la grazia divina anche nei confronti di Balaam, nonostante il suo comportamento sbagliato?
Nel corso dei secoli sono state scritte tante parole a proposito di questo singolare episodio narrato nella Bibbia e i diversi commentatori hanno proposto varie interpretazioni. Un punto, tuttavia, pare evidente: Balaam era un uomo che aveva un legame particolare con Dio, il quale, nonostante tutto, continuava a parlargli in maniera personale. Ma anche in presenza di tale legame, il personaggio era determinato a fare ciò che voleva.
Con quali modalità, anche le più sottili, ti trovi a combattere contro il Signore? Come puoi riuscire a sconfiggere questo pericoloso atteggiamento?
Dopo l'episodio dell'asina, Balaam giunge da Balak. È interessante notare come il re prenda il profeta e lo faccia salire nei luoghi più alti, dove vede l'estremità del campo d'Israele (Nm 22:41). È evidente che nel Medio Oriente i pagani costruivano i luoghi sacri sulle vette dei monti per essere più prossimi alle divinità che volevano influenzare; Balaam ordinò al re di costruire in quel luogo sette altari sui quali offrire sette tori e sette montoni.
Leggere le parole che Balaam, controllato da Dio, pronunciò ai figli d'Israele. Quale messaggio, promessa e speranza trasmettono? (cfr. Nm 23:5-10; 1 Cor 15)
«Vide i redenti entrare nell'oscura valle dell'ombra della morte sorretti dal braccio di Dio, risorgere dalle tombe coronati di gloria, onore e immortalità e godere delle benedizioni eterne della nuova terra. Contemplando quella scena esclamò: "Chi può contare la polvere di Giacobbe o calcolare il quarto d'Israele?" (v. 10). E quando vide la corona di gloria sulla fronte dei credenti e i loro visi illuminati dalla gioia, Balaam, al pensiero di una felicità perfetta e senza limiti, pronunciò la seguente preghiera: "Possa io morire della morte dei giusti e possa la mia fine essere simile alla loro!"» - PP, p. 447, [378,379].
Che cosa significa «morire la morte del giusto»? Qual è l'unico modo per ottenerla (Rm 3:20-24)?
Queste parole pronunciate da Dio nei confronti del suo antico popolo riflettono la promessa contenuta nel Vangelo ed estesa al popolo di Dio di ogni epoca, la promessa della vita eterna grazie alla giustizia di Gesù. Nessuno di noi è giusto, nessuno di noi vive o muore talmente giusto da meritare la salvezza, che ci viene accreditata per fede solo mediante la giustizia di Cristo. Nel libro dei Numeri, con l'episodio di Balaam, il Signore ci rivela la promessa della salvezza mediante Gesù.
Immaginiamo la sorpresa del re quando Balaam cominciò a benedire Israele. Per quanto adirato, non era ancora pronto ad arrendersi. Portò il profeta su un'altra cima da dove poteva vedere solo una piccola parte di Israele e costruì altri sette altari, offrendo tori e montoni. Balaam andò di nuovo e «non ricorse come le altre volte alla magia» (Nm 24:1); ma invece di lanciare la maledizione che Balak era disposto a pagare profumatamente, pronunciò una nuova benedizione su Israele.
Balak dispose per la terza volta, su un'altra vetta di un monte, la costruzione di altri sette altari con i relativi sacrifici, ma Balaam sapeva che era inutile chiedere a Dio il permesso di usare la magia contro Israele. Guardando l'accampamento, benedisse nuovamente la nazione (Nm 23:27-30; 24:1-10) e Balak lo rispedì a casa in disgrazia per aver fallito nel maledire Israele.
Leggere la parabola raccontata da Balaam in Numeri 24:15-17. Che cosa profetizzava e come si è adempiuta? Genesi 49:10; Matteo 2:1,2
«Questi savi, scrutando attentamente il cielo per scoprirvi i misteri nascosti nelle sue vie luminose, scorsero la gloria del Creatore… Balaam era nel novero dei magi, benché fosse stato, a un certo momento, profeta del Signore. Sotto l'influsso dello Spirito Santo, aveva predetto la prosperità d'Israele e l'apparizione del Messia… "un astro sorge da Giacobbe, uno scettro si eleva da Israele" (Nm 24:17). Forse quella strana stella era stata mandata per annunciare loro la venuta di colui che era stato promesso?» - DA, pp. 59,60 [34].
Gli studiosi della Bibbia hanno visto in queste parole una predizione messianica, quella del redentore che sarebbe venuto, Gesù. Le immagini dello scettro (potere) e della stella (luce) sono entrambi simboli appropriati di Gesù.
Sebbene il Signore si servisse, all'epoca della profezia, di simboli locali che avrebbero avuto un significato più consono a chi ascoltava, il principio che si cela dietro questa profezia, quello del potere e della vittoria di Cristo, è applicabile in ogni epoca. Gesù è la luce del mondo e il suo legittimo possessore, e a prescindere dai piani umani, alla fine dei tempi egli prevarrà (cfr. Is 45:23; Rm 14:11; Fil 2:10).
Nonostante l'ingiustizia che regna nel mondo, abbiamo la promessa secondo la quale il Signore trionferà e così pure la giustizia. Come ci può aiutare di fronte a tutte le ingiustizie che dobbiamo vedere e subire oggi?
Leggere: «Balaam», tratto da Patriarchi e profeti, pp. 438-452 [372-383]; «Beatitudini», tratto da Ellen G. White, Con Gesù sul monte delle beatitudini, pp. 17-44 [15-48]; «Lo spirito della legge», pp. 45-58 [49-60].
«Chi sfrutta il potere che ha sugli animali per farli soffrire, si dimostra un vigliacco e un tiranno. Provocare sofferenza ai nostri simili e distruggere la natura è un atto diabolico. Il male inflitto agli animali non passa inosservato, come molti pensano, solo perché essi sono muti e non possono denunciarlo. Se chi commette tante crudeltà nei confronti di queste creature potesse gettare uno sguardo sulla realtà invisibile, come Balaam, vedrebbe un angelo di Dio che l'osserva per testimoniare contro di lui nei tribunali del cielo. Nel giorno del giudizio sarà pronunciata una condanna contro coloro che hanno trattato crudelmente le creature di Dio» - PP, p. 443 [376].
Domande per la discussione
1. Quali sono alcuni insegnamenti spirituali che possiamo trarre dalla storia di Balaam? Che dire, per esempio, della sovranità di Dio, del libero arbitrio dell'uomo e della provvidenza divina, oppure della corruzione umana?
2. Riflettere sul concetto di «morte del giusto». Se tu dovessi morire oggi, sarebbe la «morte del giusto»?
3. Il denaro ha un'influenza corruttibile incredibile in ogni area della vita, compresa quella religiosa. In che modo, noi cristiani, possiamo proteggere noi stessi, la nostra fede e la nostra chiesa dall'influsso negativo del denaro?
4. Leggere Giuda 1:11 e Apocalisse 2:14, che sono gli unici passi del Nuovo Testamento (oltre all'epistola di Pietro) nei quali si fa riferimento a Balaam. Perché ci aiutano a capire meglio dove si è smarrito?
In sintesi
Il racconto del tentativo di Balaam di maledire Israele in cambio delle ricchezze e dell'onore smaschera la sua cupidigia e avidità. Il decimo comandamento ci mette in guardia da questa colpevole caratteristica umana; nessuno di noi è immune a essa, come non lo è a qualsiasi altro peccato; se non viene sconfitta può condurci alla rovina spirituale definitiva. È molto importante riuscire a fare tesoro degli errori commessi da Balaam.