segunda-feira, 8 de fevereiro de 2010

7. la bontà

06/02/2010

7. la bontà

6 - 12 febbraio

Letture: Salmo 51:10,11; Giovanni 14:9; Romani 3:12-20; 7:7-12; Tito 2:14; Ebrei 1:2,3

 

«Infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo» Efesini 2:10

 

Nella Scrittura, «bontà» non implica solo comportarsi in maniera corretta, ma anche evitare il male. La bontà è la santità messa in pratica, il nostro agire; in caso contrario non si potrebbe proprio parlare di bontà.

Tale parola deriva dal termine greco agathosyne (bontà), che in Galati 5:22 indica una bontà attiva, propositiva, addirittura audace. Più che di eccellenza del carattere si deve parlare di personalità sotto tensione, che esprime se stessa con opere buone. Si sente spesso parlare di persone dal «cuore buono» o dall'«animo buono». Se questo concetto è problematico da un punto di visto teologico (cfr. Ger 17:9), lo è ancora di più sul piano concreto.

Un «cuore» o un «animo» buono in sé non significano nulla, se non si esprimono con azioni positive, con atti pratici e generosi che fanno del bene ad altri. Le buone intenzioni, i pensieri garbati e le motivazioni positive sono apprezzabili e hanno la loro importanza, ma alla fine dei conti, bontà, significa fare il bene.

Se la pensassimo in maniera diversa, inganneremmo noi stessi.

Nella Bibbia, il senso più profondo e assoluto di bontà viene abbinato esclusivamente a Dio. Anche se il termine è usato liberamente in varie occasioni, sebbene ci siano individui buoni e malvagi (Mt 5:45), malgrado i cristiani abbiano la possibilità di fare opere buone (Ef 2:10) e ogni cosa creata da Dio sia reputata «molto buona» (Gn 1:31), Gesù afferma che Dio soltanto è «buono» (Mc 10:18). Solo la sua bontà è assoluta; tutti gli altri gradi di questo attributo hanno come parametro questo ideale assoluto.

 

In che modo la bontà divina può rivelarsi nelle nostre vite? Esodo 33:19; Salmo 25:8; 86:5; 107:21; Naum 1:7; Romani 8:28

 

 Dio, però, non ci dice solo che egli è buono, ma ci ha dimostrato questa sua qualità in vari modi. La possiamo cogliere, per esempio, nella creazione: nonostante un mondo corrotto, la malattia, la pestilenza, i disastri naturali, la bontà di Dio si esprime ancora nella natura.

Pensiamo poi ai rapporti umani, all'amore, all'interesse e all'attenzione per i bisogni degli altri. Siamo capaci di questi straordinari e positivi sentimenti solo perché Dio ci ha creati con questo potenziale innato, e lo ha fatto perché egli è buono. Anche la sessualità, per quanto deturpata e pervertita oltre l'immaginabile, rivela, senza alcun dubbio nel proprio nocciolo duro e nella propria essenza, la bontà divina e il suo amore per gli esseri umani.

 

Qual è la principale rivelazione della bontà divina trasmessa all'umanità? Giovanni 14:9; Ebrei 1:2,3

 

 In che modo, malgrado le prove che hai affrontato, hai avuto la consapevolezza personale della bontà di Dio nella tua vita?

Leggere Romani 3:12-20. In che modo vedi manifestarsi intorno a te la realtà di queste parole? E nella tua vita?

 

 

 

Se c'è una cosa triste nella vita è vedere persone dotate e di talento, carismatiche e affascinanti, di grandi capacità, che spesso vengono etichettate «buone» quando, nei fatti, sono marce fino al midollo.

Come il temine «amore», anche la parola «bene» può essere buttata lì con troppa facilità, fino a farle perdere l'originale significato. Se ricordiamo bene l'idea della bontà divina, potremo capire meglio in cosa consista realmente, e idealmente, la bontà umana.

 

Quante volte i non credenti dicono di non capire queste discussioni cristiane sulla natura corrotta degli uomini? Non esistono, in fondo, persone che fanno del bene, esprimono benevolenza, altruismo e un amore senza secondi fini? Non abbiamo tutti noi conosciuto individui di questo tipo? Come risponderesti a questa obiezione?

 

 Lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij ha scritto un libro sulla sua permanenza in una prigione siberiana, che ospitava alcuni dei peggiori criminali dell'intera nazione; tra di loro, c'era chi aveva commesso delitti efferati e inimmaginabili. Eppure, Dostoevskij racconta come a volte questi uomini fossero in grado di compiere gesti di grande umanità e generosità. Il punto è che anche i soggetti più malvagi possono compiere buone azioni. E all'opposto, a chi non è mai capitato di vedere persone davvero brave agire, sotto pressione, in maniera pessima?

 

E tu, non sei in grado di fare azioni generose e altruiste? Ma anche di commettere gesti malvagi? Dalla risposta, non emerge forse il grande bisogno di avere Gesù?

Leggere Romani 7:7-12. Quale questione relativa alla legge solleva Paolo? Perché sottolinea che la legge è santa?

 

 Il difficile rapporto di alcuni con la legge di Dio è provocato dal fraintendimento del suo ruolo nel piano della salvezza. Quando ci rechiamo dal medico per un'indisposizione, deve esserci una diagnosi prima di poter iniziare la cura. La legge di Dio serve non solo da parametro, ma svolge anche una funzione diagnostica nel processo della salvezza. Paolo dice semplicemente che senza la legge non avrebbe mai saputo cosa fosse il peccato; la legge, quindi, individua la diagnosi: siamo tutti peccatori. Senza di essa, avremmo pochi incentivi a recarci da Gesù per guarire.

Nel piano della salvezza la legge di Dio è indispensabile, perché in sua assenza non c'è peccato e senza peccato viene meno la necessità di un Salvatore.

 

Nel Salmo 40:8, Davide scrive: «Dio mio, desidero fare la tua volontà, la tua legge è dentro il mio cuore». Perché, allora, per alcuni osservarla è un gran peso?

 

 Talvolta identifichiamo la legge con la proibizione: «Tu non…». E in parte è anche vero; ma, allo steso tempo, c'è un numero infinitamente superiore di cose che possiamo fare rispetto a quelle che ci sono vietate. Pensiamo anche a tutti i benefici pratici legati al rispetto della legge di Dio; alle varie opportunità grazie alle quali migliorare la qualità della nostra vita da subito. Non abbiamo sufficiente fiducia nella bontà di Dio per sapere che se egli vieta una cosa vuol dire che per noi sarebbe dannosa?

 

Trovi faticoso osservare la legge? Se sì, perché? Se la Bibbia dice che il rispetto della legge è un piacere, in cosa sbagliamo se la viviamo come un peso?

«Può un Cusita cambiare la sua pelle o un leopardo le sue macchie? Solo allora anche voi, abituati come siete a fare il male, potrete fare il bene» Geremia 13:23

 

Il testo appena letto sottolinea un aspetto molto semplice della natura umana, ovvero, che i cambiamenti del carattere non avvengono facilmente, soprattutto nei lati negativi. Se teniamo presente questa considerazione, forse possiamo comprendere meglio perché il concetto biblico di bontà sia immensamente più profondo e più ristretto rispetto a quanto avviene normalmente nel mondo. Il frutto dello Spirito che si chiama bontà è più interiore, sfiora ogni pensiero, parola, gesto della persona devota. Ciò esige che debbano esserci motivi giusti prima di definire «buona» qualsiasi azione. Significa che la persona buona è quella dalla quale la giustizia (il giusto comportamento) scaturisce dall'intima devozione e dall'amore per Dio.

 

«O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo» (Sal 51:10). «Come potrà il giovane render pura la sua via? Badando a essa mediante la tua parola» (Sal 119:9). A proposito di come diventare «buoni», qual è il messaggio di questi passi?

 

 Confronta questi testi con quanto dice l'apostolo Paolo in Romani 7:18. Quale legame riesci a cogliere?

 

 In Romani 7 Paolo esprime tutto il suo disappunto perché, malgrado le migliori intenzioni, non ha in sé sufficiente forza per fare il bene (vv. 18,19). Ma nel capitolo successivo, i primi 4 versetti, rivela il segreto cristiano per risolvere il suo dilemma. Di cosa si tratta? Che cosa significa «camminare secondo lo Spirito»? Come lo si realizza?

 

È giusto riconoscere la nostra condizione di peccatori bisognosi della grazia, ed essere consapevoli che le buone opere non ci possono salvare. Ma allo stesso tempo, perché occorre fare attenzione e non utilizzare questo insegnamento come scusa per poter vivere secondo le richieste della carne? Perché, se ti riconosci in un atteggiamento del genere, vuol dire che ti trovi su un terreno «minato»?

Se non si può dire che siamo salvati per le opere, è però corretto affermare che, in qualità di figli riscattati dal sangue di Cristo, siamo salvati affinché le nostre esistenze possano manifestare comportamenti positivi. Gesù sottolineò che, così come un albero lo si riconosce dai frutti, anche noi saremo conosciuti per il tipo di vita che condurremo. Il Maestro sposta l'importanza delle buone opere su un piano più elevato, quando dichiara che a quanti non fanno buone opere sarà precluso l'ingresso nel regno dei cieli (Mt 25:41-46).

 

Leggere Efesini 2:10 e Tito 2:14. Quale messaggio in comune trasmettono i due passi e perché è importante per chiunque professare il nome di Cristo?

 

 Tutti gli esseri umani, in quanto tali, sono peccatori; tutti hanno violato la legge di Dio e hanno bisogno di un Salvatore. Ma allo stesso tempo, nella Bibbia ci viene promesso che arrendendoci a Gesù, scegliendo di vivere secondo lo Spirito e non secondo la carne, potremo vincere e vivere in modo da riflettere la bontà del Signore. Potremo vivere in quella che Paolo chiama la «novità di vita» (Rm 6:4), perché se per fede siamo «stati sepolti» con Cristo «mediante il battesimo nella sua morte», possiamo anche noi fare «conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù» (v. 11).

Abbiamo la possibilità di essere «buoni» nel senso biblico del termine, non «buoni» tanto da meritare la salvezza, ma nel senso che il nostro cuore, le nostre motivazioni e le nostre gesta rivelino al mondo la realtà del Dio che diciamo di servire. Sicuramente occorrerà molto tempo per poter rinunciare al nostro io e una grande forza di volontà per metterci al servizio del prossimo; sarà una battaglia quotidiana contro la carne e ci vorrà un cuore umile e un sentimento di pentimento ogni volta che sbaglieremo; ma possiamo e dobbiamo vivere secondo quella fede che dichiariamo.

 

Ritieni di essere nelle condizioni di accedere alle promesse di una vita cristiana vittoriosa? Che cosa ti trattiene dal rivendicare ciò che è tuo, che ti è stato offerto a così alto prezzo?

«Non è solo con la predicazione della verità e con la distribuzione di opuscoli che dobbiamo testimoniare di Dio. Ricordiamoci che una vita cristiana è il più potente argomento che possa essere addotto in favore del cristianesimo e che un carattere cristiano di poco valore provoca nel mondo un danno maggiore di quello provocato da un carattere mondano» - 9T, p. 21.

«Il segno distintivo dei cristiani non è qualcosa di esteriore. Non consiste nel portare una croce o una corona, ma si rivela attraverso l'unione dell'uomo con Dio. Tramite la potenza della sua grazia, manifestata dalla trasformazione del carattere, il mondo si deve convincere che Dio ha inviato suo Figlio per riscattarli. Nessun influsso esercita una potenza maggiore sullo spirito umano di quello di una vita altruistica. L'argomentazione più importante in favore del Vangelo è la vita di un cristiano buono e amabile» - MH, p. 470 [255].

 

Domande per la discussione

1.       Discutere nella classe le varie risposte alla domanda di domenica: il modo in cui Dio vi ha rivelato la sua bontà.

2.       Come possiamo praticamente esprimere e rivelare la bontà di Dio agli altri? La tua chiesa fa del bene nel quartiere in cui sorge? Se si dovesse trasferire, qualcuno ne sentirebbe la mancanza?

3.       La Bibbia dice che la legge di Dio è santa. Quale uso distorto può farla diventare una cosa negativa e quali sono le conseguenze tristi di tale distorsione?

4.       Riflettere su questo antico dilemma filosofico: una cosa viene reputata buona perché lo dice Dio, oppure Dio la reputa buona perché è già buona?

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=472