INTRODUZIONE «E adoratelo…» I versetti più noti tra gli avventisti sono: «Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque» (Ap 14:7). Anche se li interpretiamo nel contesto delle profezie finali, costituiscono ugualmente il fondamento dell'argomento di questo trimestre: l'adorazione. Non siamo chiamati solo ad adorare, ma troviamo anche le ragioni che ci permettono di capire che cosa sia la vera adorazione. Per prima cosa, Giovanni vede un angelo che reca il «vangelo eterno», il vangelo del patto eterno, la buona notizia della venuta di Gesù su questa terra come uomo, e la sua morte a favore del peccatori. L'adorazione dovrebbe focalizzarsi sulla nostra risposta all'opera redentiva di Cristo, che comprende non solo la croce ma anche il suo attuale ministero in cielo nel santuario (Eb 8:1). Poi, Giovanni dice di «temere Dio». Temerlo e amarlo sono i due lati della stessa medaglia: temerlo significa porsi con rispetto, riverenza in presenza di colui che è creatore e redentore; mentre noi, al contrario, siamo creature bisognose di salvezza. Quando ci accostiamo a Dio considerandolo una sorta di amicone o compagno, assumiamo un ruolo che non ci appartiene. L'adorazione dovrebbe essere permeata da un senso di rispetto e di sottomissione al nostro Dio, un atteggiamento che ci dona umiltà e spirito di resa, indispensabili per l'autentico atto di adorazione. Poi Giovanni ci esorta a «dargli gloria». L'elemento fondamentale è l'oggetto dell'adorazione, cioè solo Dio e non noi stessi. L'adorazione deve riguardare lui, la gloria spetta a lui e non alla musica, alla cultura o agli stili liturgici. Siamo chiamati a temere Dio e a rendergli gloria. Perché? Perché «è giunta l'ora del suo giudizio». Cristo non è solo il redentore, ma anche il giudice che conosce i segreti più reconditi del nostro cuore. Quando adoriamo, abbiamo bisogno di farlo con un senso di responsabilità nei confronti del Signore per l'atto che esprimiamo e la consapevolezza che non possiamo nascondergli nulla. La nostra unica speranza nel giudizio resta la salvezza in Cristo. Infine, ci viene detto di adorare il Creatore. La creazione è l'elemento imprescindibile di tutta l'adorazione, perché tutte le cose nelle quali crediamo, senza eccezione, si basano sul fatto che Dio è il creatore. Lo adoriamo perché egli è creatore, redentore e giudice. È straordinario notare come in Apocalisse 14:7 ci sia un linguaggio che rifletta il comandamento del sabato (Es 20:11), un giorno inseparabilmente legato alla vera adorazione di Dio. |