Guida allo studio settimanale della Bibbia
L'apostolo Pietro: una colonna nell'evangelizzazione
Letture: Salmi 18:2,31; 95:1; Matteo 16:18; Atti 5:15; 10:25, 28-43; 11:19-26; Galati 2:11-14
«Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù» Atti 4:13
Pensiero chiave
Pietro convertito divenne uno dei maggiori missionari mai conosciuti dal mondo, nonostante alcuni insegnamenti che aveva ancora bisogno di apprendere.
La settimana scorsa abbiamo potuto ammirare la straordinaria trasformazione occorsa a Pietro, in che modo sia passato dall'instabilità a essere una delle colonne della chiesa. Sarebbe stato comodo, dopo i suoi sbagli disastrosi, escluderlo dal servizio per il Signore. Ma come abbiamo visto, non era nelle sue intenzioni. In realtà, dopo il cambiamento, Pietro avrebbe dedicato la propria vita a un'unica missione: condividere con il gregge il cibo spirituale dispensato da Gesù, sia all'interno sia all'esterno della chiesa.
La precedente settimana abbiamo anche visto che cosa ha fatto Gesù nella vita di Pietro per renderlo quel gran missionario che si è rivelato. La lezione corrente sarà invece dedicata ai risultati della sua missione; rileggeremo alcune esperienze vissute da Pietro mentre svolgeva un ruolo chiave nell'edificazione della chiesa delle origini e contribuiva alla diffusione del Vangelo tra i pagani. Alcuni episodi tratti dalla vita dell'apostolo contengono insegnamenti preziosi per ciascuno, sia che raccontino di successi sia che narrino di fallimenti.
«E anch'io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno dei morti non la potranno vincere» Matteo 16:18
Quelle che abbiamo appena lette sono le parole tra le più controverse della Bibbia. Gran parte della storia del cristianesimo è legata all'interpretazione che gli uomini hanno dato al significato di questo testo. Per molti, esso ha voluto dire che Gesù edificava la propria chiesa su Pietro, che sarebbe stato il «primo papa» e che era la pietra di cui stava parlando Gesù. Altri, invece, hanno interpretato le parole di Gesù sostanzialmente così: «Tu sei Pietro, ma su questa pietra, cioé me stesso, io edificherò la mia chiesa». Le prove, come vedremo tra poco, fanno nettamente propendere per questa seconda ipotesi.
Leggi questi testi: Deuteronomio 32:4; Salmi 18:2; 31; 95:1; 1 Corinzi 10:4; Efesini 2:20; 1 Pietro 2:6. In che modo ci aiutano a capire chi sia la pietra di cui parla Gesù?
Indipendentemente dalle prerogative di Pietro, dai suoi doni e dall'importanza del suo ruolo, la chiesa di Dio non è mai stata edificata su un essere umano peccatore. Il Signore non voglia! Gesù in persona è la pietra, il fondamento sul quale poggia la sua chiesa; tutti noi, Pietro compreso, a prescindere dal nostro compito e dalla nostra posizione, siamo al sicuro fino a quando confideremo su questo fondamento, su questa pietra e saremo in grado di farlo solo nella misura in cui ci arrenderemo in fede e ubbidienza (cfr. Mt 7:24) alle parole e ai comandamenti del nostro Signore. Egli conosceva sicuramente il futuro di Pietro e quello che sarebbe diventato, ma è altrettanto certo che non lo avrebbe reso la pietra angolare della sua chiesa, in quanto essere umano e peccatore.
Cosa ci rivelano le parole di Cristo circa l'importanza dell'umiltà nella nostra vita e soprattutto nell'opera di salvezza rivolta al prossimo? Perché i nostri doni, qualunque essi siano, sono nulla se non messi al servizio di Dio?
Le circostanze fanno intendere che subito dopo l'ascesa al cielo di Gesù, Pietro abbia assunto il ruolo di responsabile tra i credenti, in numero di circa 120. Nel libro degli Atti, egli è sovente citato al primo posto tra gli apostoli e fu lui stesso a guidare i credenti nella scelta di un apostolo che sostituisse Giuda. Ma, come abbiamo visto la settimana scorsa, la completa e sorprendente trasformazione della vita di Pietro è pienamente apprezzabile alla Pentecoste (At 2:14-41), quando si alza e annuncia un potente messaggio alla folla riunita.
In quella circostanza, grazie all'opera compiuta dallo Spirito Santo durante il sermone, ben 3.000 persone accettarono Gesù e vennero battezzate. Dopo questo episodio, ritroviamo Pietro mentre insieme ad alcuni apostoli e all'amico di lunga data, Giovanni, si reca al tempio per pregare. È lì che Pietro compie il primo miracolo riportato nel libro degli Atti, guarendo un uomo zoppo fin dalla nascita (At 3:6-8).
Confrontare Atti 3:3,6,12,13 e 4:10. Qual è l'argomento che ricorre nelle parole di Pietro?
Pietro aveva amaramente provato sulla sua pelle cosa significhi cercare di risolvere le cose facendo affidamento sulle proprie forze. Non si sarebbe mai dimenticato di quella sera nella quale stava annegando nel buio dopo aver distolto gli occhi da Gesù. E non si sarebbe nemmeno dimenticato del tradimento del suo Maestro, dopo l'arresto, così come dei rimproveri di Gesù che lo accusava di voler fare sempre di testa sua. Pietro, avendo in apparenza appreso la lezione, confidava sulla potenza divina. Non poteva farne a meno.
Atti 5:15; 10:25. Cosa accade in questi due episodi? Quale tipo di terribile pressione subisce Pietro? A quali rischi si espone chi deve affrontare una simile situazione?
La gente chiedeva solamente di essere toccata dall'«ombra di Pietro»? L'apostolo, ripieno del potere che viene dall'alto, si apprestava ad affrontare le più grandi sfide spirituali.
Come reagiresti se la gente si comportasse con te come fece con Pietro? Qual è l'unico modo per evitare di scivolare in quell'orgoglio spirituale, la cui natura è così negativa?
Nella prima fase della chiesa cristiana, i credenti condividevano beni e averi, si incontravano quotidianamente per adorare e amavano stare insieme. Stavano «lodando Dio» e godevano il favore di tutto il popolo» (At 2:47).
Le cose funzionavano bene sotto la guida degli apostoli, ma con la crescita, iniziarono i problemi e si rese necessaria la necessità di una struttura organizzativa per la chiesa. Pietro e gli altri apostoli capirono che doveva esserci un giusto equilibrio tra l'opera di sostentamento e la missione principale e così decisero quanto segue: «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense» (At 6:2).
Con la nascita in zone diverse di nuove congregazioni, la necessità di un'organizzazione adeguata si fece ancor più impellente. Era vitale assicurarsi che i nuovi credenti fossero ben impiantati ed educati nella loro nuova fede. La chiesa di Gerusalemme cominciò a inviare dei missionari in coppia (seguendo l'esempio di Gesù, che inviò a testimoniare apostoli e discepoli a due a due).
Che cosa fecero i responsabili di Gerusalemme quando seppero che Filippo aveva fondato un nuovo gruppo di credenti in Samaria? Atti 8:14. Oppure quando venne creata una nuova comunità ad Antiochia? Atti 11:19-26. Qual era il significato delle loro decisioni?
L'intero libro degli Atti dimostra che Pietro e gli altri capi della chiesa di Gerusalemme avevano sempre un occhio vigile, sia da un punto di vista spirituale sia amministrativo, riguardo la rapida crescita della chiesa, in particolar modo tra i gentili. Si resero conto che sarebbe bastato poco perché scivolassero nuovamente nel paganesimo o si lasciassero sviare da false dottrine. Essendo arrivati a Gesù da lattanti della fede, questi nuovi credenti avevano bisogno di essere svezzati dal «latte» della Parola per radicarsi profondamente nella solida dottrina.
Quale contributo puoi dare per aiutare i nuovi membri a radicarsi meglio in Gesù e nel nostro messaggio? Perché non accogliere uno di loro e sostenerlo?
Dopo la Pentecoste, la vita di Pietro fu trasformata ed egli diventò un vero pilastro della chiesa. Eppure, c'erano ancora tante cose che doveva imparare; analogamente agli altri apostoli, Pietro considerava la propria missione esclusivamente riservata agli ebrei.
Atti 1:8. Perché queste parole di Gesù avrebbero dovuto aiutare Pietro e gli altri a capire che le cose non dovevano andare secondo le loro aspettative, almeno in termini di missione?
In Atti 10:1-14 Pietro riceve una visione nella quale gli viene detto di mangiare del cibo impuro; da buon giudeo, resta sbigottito davanti a una simile richiesta: «Ma Pietro rispose: "No assolutamente, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di impuro e di contaminato"» (At 10:14). È come se a un avventista venisse chiesto in visione di fumare una sigaretta o di bere un fiasco di vino. Il Signore, ovviamente, non intendeva chiedere letteralmente a Pietro di mangiare cibi impuri, proprio come non chiederebbe a noi di fumare o bere vino. La visione di Pietro era una parabola; all'inizio si chiese quale fosse il significato reale (v. 17) di quella visione, che gli fu però chiaro quando venne invitato nella casa di Cornelio, un gentile.
Atti 10:28-43. Qual era il significato reale della visione? Cosa comprese Pietro di diverso rispetto alle sue precedenti convinzioni?
Oggi consideriamo ovvio il fatto che il Vangelo fosse un messaggio destinato al mondo intero, ma deve essere stato invece sorprendente per una persona come Pietro, pensando al bagaglio culturale che si portava dietro. Quale che sia la nostra posizione all'interno della chiesa, è fondamentale impedire ai pregiudizi culturali di accecarci ed è importantissimo, come lo fu per Pietro, avere una visione più ampia della missione che compete la nostra chiesa.
Quali possono essere alcuni paraocchi culturali da dover gestire? Come fare ad ottenere una visione più ampia?
Anche quando dei membri di chiesa in Cristo lavorano insieme per la stessa missione possono sorgere malintesi e contrasti. La chiesa primitiva non fece eccezione e nemmeno Pietro; nonostante fosse stato personalmente benedetto da Dio e rappresentasse una figura determinante per l'opera della chiesa, anche lui, dopo la Pentecoste, aveva bisogno di crescere. È consolante notare che, nonostante le sue mancanze, il Signore abbia continuato a servirsene.
Galati 2:11-14. Che cosa non riusciva ancora a capire Pietro?
Paolo era irritato perché credeva che Pietro si comportasse da ipocrita. Quest'ultimo, dopo la visione sui cibi impuri e l'incontro con Cornelio, aveva cominciato a frequentare i gentili; per questo fu criticato dai cristiani ebrei di Gerusalemme (At 11:2). Egli difese il proprio operato, riuscendo a convincere i detrattori: «Allora, udite queste cose, si calmarono e glorificarono Dio, dicendo: "Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche agli stranieri affinché abbiano la vita"» (v. 18).
A questo punto però, dopo aver riportato successo nell'interesse dei gentili, Pietro cambiò il proprio comportamento, provocando le critiche di Paolo. Egli sconfessò le proprie convinzioni e cedette alle pressioni esercitate dagli ebrei cristiani, rifiutandosi di mangiare con i gentili per non offendere gli altri. Fu Paolo, invece, a sentirsi offeso dall'atteggiamento di Pietro.
Certo, in un'altra occasione, fu proprio il primo a mettere in guardia il fratello più forte perché la sua conoscenza non fosse un danno per quello più debole (1 Cor 8:9-14).
Ovviamente, per quanto concerne l'associazione con i gentili, Paolo, per definizione apostolo dei pagani, riteneva che il senso della missione in favore degli altri, dell'essere tutti uno in Cristo, fosse un principio di primaria importanza da salvaguardare.
1 Corinzi 8:9-14. Di che cosa parla Paolo? Quali sono alcuni tuoi atteggiamenti che potrebbero offendere i fratelli più deboli?
«Il modo con il quale il Salvatore trattò Pietro conteneva una lezione sia per lui che per i suoi fratelli. Sebbene avesse rinnegato il suo Signore, l'amore che Gesù provava per lui rimase immutato. Così, quando l'apostolo avrebbe svolto la sua opera portando la Parola agli altri, avrebbe saputo manifestare verso il trasgressore pazienza, simpatia e amore. Ricordando la sua debolezza e la sua caduta, egli doveva trattare le pecore e gli agnelli affidati alla sua cura con la stessa tenerezza che Cristo gli aveva dimostrato» - AA, p. 516 [323].
«Dopo tutti i fallimenti di Pietro, la sua caduta e la sua rinascita, il suo servizio di lungo corso, la sua intima conoscenza di Cristo e la consapevolezza del suo puro e onesto esercizio del principio, dopo tutti gli insegnamenti ricevuti, i doni, la sapienza e la grande influenza nel predicare e insegnare la Parola, non è strano che egli simuli e si sottragga ai principi del Vangelo per paura degli uomini, oppure per guadagnarne la stima? Non è strano che vacilli e assuma una posizione ambigua? Possa il Signore donare agli uomini il senso della loro personale incapacità di condurre la nave al sicuro nel porto. La grazia di Cristo è fondamentale ogni giorno; la sua grazia senza eguali può risparmiarci la caduta» - 6BC, pp. 1108,1109.
Domande per la discussione
1. Discutere in classe il seguente argomento: come comportarsi con le persone più deboli che potrebbero rimanere offese da certe abitudini. Dimostrandoci accomodanti, si va molto lontano? A quali principi ci dobbiamo ispirare se non vogliamo, come Pietro, sacrificare uno scopo più elevato per il nostro apprezzabile tentativo di non offendere?
2. L'orgoglio spirituale è sempre pericoloso, per chiunque. Come ci possiamo proteggere, soprattutto quando riscuotiamo grande successo nell'evangelizzazione, o in qualsiasi altro ambito dell'opera? In che modo il Signore ci aiuta a mantenerci umili?
3. Secondo il tuo parere, il modello organizzativo della tua comunità ricorda più da vicino quello di un club ricreativo o quello di una struttura missionaria?
In sintesi
L'animo dell'apostolo Pietro attraversò una fase molto buia prima, durante e subito dopo la morte di Gesù. Quando il Messia risorse, gli venne offerta un'altra opportunità per dimostrarsi fedele al suo Signore. Pietro consacrò la propria esistenza a quell'incarico e guidò la chiesa con forza crescente nei momenti di sfida.
> Archivio Trimestri precedenti
FONTE: http://www.avventisti.it/sds/sds.asp?idx=325
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