11/04/2009
3. LA SPERANZA
11 - 17 aprile
Letture: Luca 21:25,26; 1 Corinzi 15:10-26; 50-55; Giovanni 5:24; Apocalisse 21
«Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni» 1 Pietro 3:15
Il XX secolo iniziò sull'onda di un grande ottimismo; dal principio dell'era illuminista, l'ottimismo aveva dominato il modo di pensare nel mondo occidentale; come esseri umani, non solo potevamo scoprire ogni verità utilizzando la ragione, ma eravamo anche in grado di raggiungere la perfezione morale. Nuove invenzioni, nuovi modi di viaggiare, l'eclatante progresso nella conoscenza della medicina, l'introduzione di nuove macchine e il deciso sviluppo della morale negli uomini avrebbero contribuito a migliorare l'esistenza di tutti gli individui.
Ma dopo due guerre mondiali, l'olocausto, la minaccia nucleare durante la guerra fredda e il pericolo sempre presente del terrorismo su scala mondiale, abbinando il tutto alla consapevolezza che l'umanità sta distruggendo l'ambiente necessario alla sua stessa sopravvivenza, permangono ben pochi motivi di ottimismo.
Comunque resta la speranza, non in ciò che vediamo o in quello che possiamo fare, ma nelle promesse fatteci da Dio per mezzo del suo figlio Gesù.
Uno sguardo alla settimana
Noi discepoli di Cristo possiamo conservare una speranza anche nel contesto di un mondo impossibilitato a offrirne alcuna. Questo perché essa non poggia su noi stessi o su qualsiasi cosa noi e il mondo possiamo offrire; questa speranza si fonda esclusivamente su Gesù e sulle sue promesse.
Dopo l'11 settembre del 2001 la vita è radicalmente cambiata. L'uomo ricorderà per sempre le immagini degli aerei che si dirigono all'impatto con le Torri gemelle del World Trade Center di New York.
Siamo tutti coscienti che una cosa del genere potrebbe ripetersi e non esiste alcun modo per considerarsi al sicuro da individui pronti a morire e a servirsi di un aereo di linea pieno di uomini, donne e bambini come fosse una bomba volante, o a farsi esplodere alla fermata degli autobus o in un supermercato. Ovunque aleggia la paura e, considerando il mondo nel quale viviamo, è perfettamente comprensibile.
Secondo le parole di Gesù, quale sarebbe stata una caratteristica degli ultimi tempi? Luca 21:25,26
«La trasgressione ha quasi oltrepassato il limite. La confusione regna sovrana sulla terra e un terrore diffuso sta per impadronirsi degli esseri umani. La fine è davvero vicina. Il popolo di Dio dovrebbe prepararsi davanti a ciò che sta per abbattersi sul mondo cogliendolo di sorpresa» - CG, p. 555.
Immaginiamo che cosa avrebbe detto Ellen G. White se fosse stata in vita dopo i fatti dell'11 settembre! Il nostro è un mondo caratterizzato dalla guerra, dalla corruzione, dall'avidità e dal terrore. Abbiamo poi la certezza che nel futuro accadranno ancora molti fatti sgradevoli, nel mondo come nella chiesa. Ma a prescindere da tutto, continuiamo ad avere la speranza mediante Gesù. Potrà esserci angoscia nelle nazioni e persone che si faranno prendere dal panico, «per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo» (Lc 21:26), ma tutto questo non riguarderà quelli che stanno attendendo il loro Signore. Nessuno dei terribili scenari appena descritti dovrà coglierci impreparati; in fondo, la Bibbia ci ha avvertito nelle sue pagine che dovremo aspettarci tribolazione, sofferenza e dolore fino al ritorno di Cristo. Il fatto di essere testimoni di queste cose dovrebbe soltanto contribuire a confermare ai nostri occhi la verità della Parola di Dio.
Luca 21:28. Quale speranza ci offre Gesù in mezzo a tutte le tribolazioni e le paure del mondo?
Perché è così inutile e vano riporre la nostra speranza nel mondo e in quello che offre? Perché comunque tendiamo a farlo, nonostante sia ovvio che se mai dobbiamo avere una speranza, questa deve trascendere quello che il mondo può dare?
La speranza cristiana riguarda il futuro, il ritorno di Cristo; la risurrezione del popolo di Dio; un nuovo cielo e una nuova terra; l'eternità accanto al Signore. Ma la salvezza è anche una realtà presente; questo tipo di speranza ci distingue da quelli che non possiedono la certezza che la vita abbia un significato e che in Cristo l'umanità abbia a disposizione un futuro eterno.
L'apostolo Paolo ci ricorda la trasformazione radicale che si verifica quando accettiamo Gesù quale nostro Signore. Fino a quando viviamo separati da lui, siamo «senza speranza e senza Dio nel mondo» (Ef 2:12). Ma lo scenario cambia quando non siamo più lontani da Dio e «siamo stati avvicinati mediante il sangue di Cristo» (v. 13).
In quali termini Gesù descrisse il cambiamento radicale che si verifica quando «udiamo» la sua Parola e crediamo in lui? Giovanni 5:24
Quale tipo di vita possiamo fare nostra? Giovanni 10:10. Che cosa significa e come dovremmo sperimentare tale promessa? Giovanni 5:24
«Vita» è uno dei termini chiave del vangelo di Giovanni. In Matteo, Marco e Luca il concetto di vita è prevalentemente legato a quella eterna. «Ma nel vangelo di Giovanni la vita riguarda in particolare la realtà presente di ciò che Gesù fa per chi crede in lui… Ci sono due strade per conseguire la vita nella sua pienezza. La prima è quella di sapere che la fonte di essa si trova soltanto in Cristo (Gv 14:6; 6:33-58; 1 Gv 5:11,12). Ovunque si trovi Gesù, c'è anche vita (Gv 11:25,26).
La seconda strada è credere (Gv 1:4,12). Gli individui si appropriano della vita che è sempre presente in Cristo mediante una relazione continuativa con lui (Gv 3:16,36) - Jon Paulien, The Abundant Life Bible Amplifier: John, Pacific Press® Publishing Association, Boise, Idaho, 1995, p. 189.
In che modo Gesù ha trasformato in meglio la tua vita una volta per tutte? Che cosa possiedi ora rispetto a quando non conoscevi Gesù e la speranza che ci dona?
La morte ci riguarda tutti (a meno di non essere vivi al momento del ritorno di Cristo). Praticamente ognuno ha perso delle persone amate e ogni giorno deve confrontarsi con la spietata realtà della morte. Capita passando davanti a dei cimiteri, vedendo un carro funebre, oppure sintonizzando la TV su un qualsiasi telegiornale. Ma la cosa peggiore è che la vede da vicino quando offre l'ultimo saluto a un amico o a un parente. La morte è nostra acerrima nemica, ma è destinata alla sconfitta.
Qual è la gloriosa verità connessa alla realtà della morte? 1 Corinzi 15:20-26; 50-55; 1 Pietro 1:3
In che senso la certezza della risurrezione divide l'umanità? 1 Tessalonicesi 4:14
L'apostolo Paolo, nel famoso capitolo sulla risurrezione (1 Corinzi 15), sottolinea come la speranza della risurrezione rappresenti una componente fondamentale della nostra esperienza di fede complessiva (vv. 12-19). Se non c'è risurrezione, la nostra fede è vana.
Naturalmente ci sono molti aspetti legati alla risurrezione fisica che non comprendiamo, ma di una cosa possiamo essere certi: essa non dipende dalla buona custodia delle attuali sostanze materiali che compongono il nostro corpo, ma dalla potenza del Creatore che è in grado di salvaguardare la nostra identità e ricrearci in un dato momento rivestiti di un nuovo (e perfetto) corpo che non avrà mai bisogno della chirurgia estetica o di pillole antinvecchiamento.
Non abbiamo idea di come farà Dio a realizzare questo miracolo, ma il Dio che ha potuto creare la vita ha certamente la forza di creare nuovamente la terra e riempirla di persone le cui identità siano state preservate nella memoria divina. La nostra speranza non si basa su cose verificabili con il nostro intelletto o con i nostri sensi. La risurrezione coinvolge una dimensione dell'esistenza che è ben distante da qualsiasi cosa la scienza sia in grado di illustrare. Ma si basa sul dato che Cristo ha sconfitto la morte, con il risultato che il sonno del credente è solo temporaneo, e da esso sarà risvegliato per vivere la vita eterna.
Nonostante questa grande speranza, la migliore possibile, continuiamo a odiare la morte, la temiamo e fuggiamo da essa ogni volta che possiamo. È un comportamento naturale (perché è la morte a essere innaturale). Cosa possiamo fare però per alimentare e rinvigorire la nostra fiducia nella grande promessa che riguarda la vita eterna e che può alleviare la nostra paura della morte terrena?
Come possiamo noi, esseri finiti, capire cosa significhi essere infiniti? E come possiamo, vivendo se va bene dagli 80 ai 90 anni, comprendere cosa significhi essere immortali e vivere per sempre? La vita eterna non è semplicemente una continuazione di quella attuale che, per molti versi, somiglia più a un «inferno» che a un «paradiso». La vita eterna possiede una peculiarità completamente differente. Mentre continuiamo a vivere nell'attuale condizione di mortali, dobbiamo accontentarci di scorgere un barlume di ciò che il futuro ci riserva: oggi vediamo «come in uno specchio» e conosciamo «solo in parte» (1 Cor 13:12).
In cosa la vita eterna si distinguerà dalla nostra esistenza presente? 1 Corinzi 15:42,43,52; Apocalisse 21. Quali saranno invece le similitudini?
Nel contemplare la vita futura, molti dubbi restano irrisolti, domande che non troveranno mai una risposta esauriente. Possiamo però imparare dalla risurrezione di Gesù. È importante notare che il Cristo risorto era la stessa persona che pochi giorni prima era stato inchiodato in croce. Egli si risvegliò con un corpo «glorificato» non più soggetto alle leggi della natura, come accade ai nostri corpi mortali. Ma allo stesso tempo aveva una continuità con la «forma umana» posseduta prima della morte e della risurrezione; era la stessa persona, riconoscibile per il suo aspetto esteriore, la voce e la gestualità. Abbiamo così delle valide ragioni per concludere che nei nostri nuovi «corpi gloriosi» saremo riconosciuti da chi abbiamo conosciuto in questa vita e sarà insieme a noi nell'eternità.
Però abbiamo anche la possibilità di sperimentare già oggi qualcosa di quella vita eterna. Paolo ci spiega (Rm 8:10) che lo Spirito entrerà nella persona che si è rivolta a Cristo. Il credente, dunque, è già sfiorato dalla vita eterna che diventerà piena realtà nel mondo futuro. La presenza dello Spirito è la garanzia della nostra salvezza eterna (Ef 1:13,14).
Prova a pensare alla vita in un nuovo cielo, con un corpo rinnovato. Fai volare in alto la tua immaginazione.
La venuta di Cristo in questo mondo era stata annunciata molto tempo prima. Fedele a quella promessa, venne davvero; sono molteplici le promesse secondo le quali ritornerà; lo ha detto lui stesso: «Tornerò». Nell'ultima pagina della Bibbia, questa promessa viene ribadita: «Sì, vengo presto!» (Ap 22:20).
Questa è la speranza che accomuna i credenti cristiani; la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù» (Tt 2:13).
In che senso la speranza del cristiano culmina nella seconda venuta di Gesù? Apocalisse 22:7; 10-12,20
In che modo l'aspetto temporale citato in 2 Pietro 3:8,9 condiziona la nostra comprensione del termine presto in riferimento alla seconda venuta?
La soluzione finale per il problema del male e per tutta la miseria causata dal peccato non è affidata a una qualsiasi invenzione di natura umana, ma all'intervento celeste mediante il nostro Signore Gesù Cristo. La nostra speranza non può essere riposta sulla tecnologia umana, su dei bravi politici o sul progresso morale e sociale. Queste cose non potranno mai risolvere il problema della morte. E anche se è importante sapere cosa precederà e accompagnerà la venuta del Signore, lo è ancor di più per quanto ci riguarda, avere assoluta certezza in colui che attendiamo.
Il nostro Signore tornerà presto. «È solo una questione di tempo, ecco tutto. E nessuno può intervenire per cambiare questo dato di fatto. Nessun tiranno potrà arrivare a sfilare il mondo dalla sua presa; esso resta saldamente e perennemente nelle mani di Cristo crocifisso. Nessuno può annullare il Calvario più di quanto possa annullare la propria nascita… Dalla croce in poi, viviamo in un tempo ricolmo della vittoria del Calvario, un tempo determinato da quell'obiettivo. Ne consegue che, consapevole o meno, l'umanità non procede verso un obiettivo sperato e distante nel tempo, con la possibilità che esso non si realizzi mai. No! L'umanità si muove trionfalmente partendo da un obiettivo che Gesù ha già raggiunto» - Norman Gulley, Christ is Coming, Review and Herald, Hagerstown, Md., 1998, p. 540.
Il filosofo M. Heidegger disse: «Solo una divinità può salvarci». Qualunque cosa intendesse esprimere con questo concetto, perché è assolutamente vero? Dove riponi la tua speranza? Se in qualcosa di diverso dal vero Dio, perché è una speranza vana?
Il libro di Norman Gulley Christ is Coming è forse l'opera avventista recente più completa sul tema degli eventi legati agli ultimi giorni e al ritorno di Cristo. Si consiglia in particolare la lettura del capitolo «Il più grande salvataggio di tutti i tempi» (pp. 538-552).
Per quanto riguarda invece la descrizione classica del momento in cui la nostra speranza si compirà, leggere Il gran conflitto, in particolare le pagine 518-530. Sarebbe bello riuscire a imparare a memoria il seguente straordinario paragrafo: «Il grande conflitto è finito. Il peccato e i peccatori non esistono più. L'intero universo è purificato. Tutto il creato palpita di armonia e di gioia. Da colui che ha creato tutte le cose fluiscono la vita, la luce e la gioia che inondano lo spazio infinito. Dall'atomo più impercettibile al più grande dei mondi, tutte le cose, quelle animate e quelle inanimate, nella loro bellezza e nella loro perfezione, dichiarano con gioia che Dio è amore» - GC, p. 678 [530].
Domande per la discussione
1. Discutere nella classe le descrizioni personali di quella che potrebbe essere la vita eterna nella nuova terra.
2. Come rispondere a chi sostiene che questa speranza in una nuova esistenza da parte dei cristiani li rende meno sensibili alle afflizioni della vita terrena?
3. Come fare per non perdere la speranza anche quando tutto sembra rivoltarsi contro?
In sintesi
La speranza è una componente vitale della vita cristiana, che si basa saldamente su ciò che Cristo ha conquistato sulla croce. La speranza cristiana riguarda anche il presente, perché il regno che verrà è già manifestato nel credente. Tuttavia, la piena affermazione della beata speranza è ancora futura.
Sappiamo che il pianeta soffre gli effetti della ribellione di Satana, ma l'esito finale è certo: il nostro Signore regnerà e il suo dominio eterno si concretizzerà presto in tutta la sua gloria. La nostra speranza è quella di abitare per sempre in quel regno.