terça-feira, 21 de abril de 2009

4. LA VITA

18/04/2009

4. LA VITA

18 - 24 aprile

Letture: Genesi 2:7; Salmi 139:13,14; Giovanni 1:1-3; Giovanni 3; Giovanni 10:10; 2 Corinzi 5:17; Filippesi 2:1-5

 

«Io son venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» Giovanni 10:10

 

Oggi si vive molto più a lungo rispetto alle generazioni precedenti, soprattutto nel mondo cosiddetto evoluto. E questo è, naturalmente, un dato positivo. Però, un conto è vivere per molti anni, un altro è la qualità della vita stessa. Talvolta i medici attuano ogni genere di eroica azione pur di mantenere artificialmente in vita un individuo, anche se la qualità di questa vita è pressoché assente.

Ma il concetto di qualità della vita non può essere misurato esclusivamente in base a un'accettabile livello di benessere fisico; ha un'applicazione più estesa.

Che cosa ne facciamo degli anni che ci sono stati concessi? Viviamo perseguendo un obiettivo e in armonia con gli altri? Intratteniamo delle relazioni soddisfacenti con il nostro prossimo e, soprattutto, con il nostro Creatore? Sono domande importanti per tutti quelli che hanno ricevuto il dono della vita.

 

Uno sguardo alla settimana

La vita è un dono che proviene esclusivamente da Dio. Cosa significa per noi questa esistenza che ci è stata donata? Come siamo chiamati a viverla? Poiché si tratta di un dono, dobbiamo rispondere a un obbligo divino che ci chiede di averne cura, sia da un punto di vista fisico, sia spirituale.

Contemporaneamente, la nostra convinzione in Gesù ci porta nella comunità di altri credenti e diventiamo parte di una nuova famiglia sia in cielo sia sulla terra; tutto questo dovrebbe migliorare la qualità della nostra vita presente.

Come ebbe origine la vita? Alcuni rispondono indicando un progresso evolutivo dell'esistenza umana che non prevede l'intervento divino. Altri propendono per un ruolo di Dio nel lento processo di milioni di anni, durante i quali talvolta fanno capolino alcune semplici forme di vita che, in seguito, si sviluppano in organismi più complessi, tra cui gli esseri umani. Questa teoria genera però più dubbi che risposte (inoltre nella Bibbia niente lascia intendere che Dio si sia servito dell'evoluzione per creare l'uomo).

Nel frattempo, diversi rinomati scienziati, negli ultimi anni hanno dichiarato in modo persuasivo che questa teoria è in profonda crisi. Ma persino i sostenitori più fedeli del pensiero evoluzionistico sono costretti ad ammettere che la vita resta il mistero più grande per eccellenza.

Nemmeno chi crede che Dio sia il creatore di questo mondo e di tutto l'universo ha tutte le risposte. Ma l'approccio creazionista è di gran lunga più logico e coerente rispetto alla teoria improbabile secondo cui la vita umana sarebbe frutto del caso.

 

Cosa ci dice la rivelazione divina riguardo l'origine della vita? Genesi 2:7; Giovanni 1:1-3

 

Ciò che è vero per il mistero della vita in generale, lo è ancor più in riferimento all'esistenza dell'uomo. Nonostante l'acquisizione da parte nostra di una notevole conoscenza scientifica in merito ai processi che regolano il concepimento e lo sviluppo della vita umana, ogni neo genitore che prende nelle proprie mani il neonato comprende intuitivamente che questa nuova creatura non è altro che un miracolo. La vita, quella umana in particolare, è sacra; è questa una convinzione fondamentale del cristiano.

 

Con quali parole Davide descrive il miracolo della vita umana e lo stupendo progetto del corpo umano? Salmi 139:13,14

 

Dio ha il mondo intero nelle sue mani, e questo vale tanto per l'universo quanto per il nostro pianeta. Ma anche per ciascuno di noi, singolarmente; chiunque siamo e ovunque ci troviamo, siamo nelle mani di Dio. A lui dobbiamo la nostra vita fisica, dal principio alla fine.

 

Cosa determina il fatto che Dio sia il creatore di ogni forma di vita, compresa la nostra? In che modo la nostra posizione riguardante l'origine della vita dovrebbe condizionare il nostro pensiero su realtà come la pena di morte, l'aborto e l'eutanasia?

Se dobbiamo al Creatore la nostra esistenza, siamo chiamati ad avere cura di quanto ci ha affidato. Nella Bibbia si trova ampia evidenza dell'importanza che Dio attribuisce al nostro benessere fisico. Più volte ha manifestato la propria cura nei confronti del popolo di Israele, ha dato loro numerose istruzioni concernenti un'alimentazione sana e principi igienici. Ha mandato loro la manna nel deserto; si è preso cura di Elia quando c'era una carestia. Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano la cura manifestata da Dio per il nostro benessere fisico. Con il ministero di Gesù questa verità appare ancora più nitida. Persino una lettura frettolosa dei vangeli non lascia adito ad alcun dubbio sul fatto che la religione intesa dal Maestro fosse orientata in senso molto pratico.

 

In che modo Gesù mostrò interesse per il benessere fisico proprio e delle persone che gli erano intorno? Leggi i versetti e analizza le implicazioni che hanno per noi oggi.

 

Guarigione (Marco 5)

Riposo (Marco 6:30-32)

Alimentazione (Marco 6:33-43; con particolare attenzione al v. 34)

Sabato (Luca 4:16)

 

In quali altri ambiti Gesù manifestò la propria preoccupazione per il benessere fisico delle persone?

 

Il modo in cui trattiamo il nostro corpo ha a che fare con il tema della buona amministrazione. Che si tratti di nostri beni materiali, del nostro tempo, dei nostri talenti o del nostro fisico, sono tutte proprietà del Signore e quindi ci viene richiesto, quali fedeli amministratori, di avere riguardo per tutti questi doni. Ma la cura per il nostro corpo è anche intimamente legata alla concezione biblica della persona. Secondo molti credenti cristiani, noi saremmo formati da un'anima immortale che abita dentro un guscio mortale di carne e sangue. La Bibbia però descrive l'essere umano come un'unità indivisibile e inseparabile formata da corpo, anima e spirito. La nostra fede religiosa non si preoccupa semplicemente di una parte «immortale», ma dell'intero essere. Essa ha un'incidenza che coinvolge ogni aspetto della nostra esistenza.

 

Se la Bibbia indica alcuni cibi non adatti al consumo umano (Lv 11), è altrettanto vero che non si può ridurre il regno a una questione relativa a ciò che mangiamo e beviamo (Rm 14:17). Come trovare il giusto equilibrio, non solo in ambito alimentare ma in ogni aspetto concernente il vivere sano?

«Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» 2 Corinzi 5:17

 

Cosa significa per te il testo appena letto? In che modo diventiamo «nuove creature» in Cristo?

 

Ogni abitante di questa terra, che ne sia cosciente o meno, deve a Dio la propria origine. Ma la vita che condividiamo su questo pianeta è, come tutti sappiamo, assolutamente temporanea. Il peccato ha introdotto deterioramento e morte che non riguardano solo gli esseri umani, ma ogni forma di vita presente. Niente è immune dalla schiacciante devastazione causata dal peccato.

C'è però anche una buona notizia: abbiamo la possibilità di scegliere se questa esistenza è tutto ciò che possediamo o accettare il meraviglioso dono della vita eterna, che però richiede una svolta, una conversione. La Bibbia utilizza svariate metafore per descrivere questa esperienza fondamentale, la più vivida delle quali è la nuova nascita, l'immagine usata per indicare il punto critico in cui una persona accetta il dono della vita eterna in Cristo. Quando ciò accade, la «vecchia persona» muore e ne nasce una «nuova».

 

In nessun altra parte della Bibbia la necessità della nuova nascita viene descritta più efficacemente che in Giovanni 3. Leggere i versetti da 1 a 21, l'incontro di Gesù con Nicodemo. Cosa si può dire a proposito della natura di questa nuova nascita? Come la intendi tu personalmente?

 

La nuova vita del credente, che ha deciso di rinunciare a un'esistenza incentrata su se stesso in virtù di un'altra consacrata all'impegno in vista del regno, sarà caratterizzata dalla crescita. La persona spiritualmente nata di nuovo ha bisogno di alimentarsi di cibo spirituale adatto e maturare progressivamente. L'apostolo Pietro ci incoraggia a crescere «nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo» (2 Pt 3:18).

 

Sei nato di nuovo?

Gli uomini sono, per natura, esseri sociali. Ci sono ovviamente delle circostanze nelle quali desideriamo restare soli, abbiamo bisogno di momenti privati per la preghiera e la contemplazione. Alcuni hanno bisogno più di altri del proprio spazio e del proprio tempo, ma tendiamo a intristirci per le persone sempre sole e particolarmente per quelle che non hanno abbastanza capacità di socializzare, di costruire legami di amicizia e non riescono a stabilire rapporti significativi.

La Bibbia dipinge gli individui come componenti di vari agglomerati sociali. La famiglia, l'amicizia, l'etnia, la comunità e la chiesa sono i temi dominanti. La Parola di Dio indica che il Padre di Gesù è Padre di tutta l'umanità, a sottolineare il fatto che siamo davvero tutti fratelli e sorelle (At 17:26), l'interscambio relazionale è l'essenza della vita umana. Quando Adamo fu creato, Dio gli affiancò immediatamente una compagna; la vita familiare è stato un modello divinamente concepito per la felicità degli uomini. La Scrittura ribadisce ripetutamente l'enorme valore dell'amicizia genuina e le benedizioni che derivano dall'appartenere a una comunità più vasta.

 

Qual è il segreto per una gestione felice delle nostre relazioni sociali? Credi di riuscire a manifestare al meglio tali principi? Filippesi 2:1

 

I vari aspetti della nostra esistenza cristiana si miscelano nel nostro ruolo di membri del corpo di Cristo: la chiesa. Essa non è solo un luogo nel quale si ritrovano gioiosamente persone che hanno la stessa visione; è qualcosa di più. Certo, per molti diventa il centro focale della loro vita sociale e questo comporta aspetti sia positivi sia negativi. Senza amici cristiani, possiamo dire di avere pochi modelli da seguire, se non nessuno. Frequentare altri individui che servono il Signore e hanno adottato uno stile di vita simile al nostro ci aiuterà a restare fedeli e a crescere nelle nostre relazioni cristiane. Ma se non abbiamo alcun amico oltre la cerchia della comunità avremo altresì poche opportunità di testimoniare. In molte aree del mondo l'evangelizzazione legata al rapporto di amicizia è il metodo di maggior successo per la crescita della chiesa.

 

Alcuni studi hanno dimostrato che la maggior parte dei nuovi avventisti perde, entro sette anni, la quasi totalità degli amici non avventisti. Ritieni di poter confermare questo dato? Per quali ragioni? Perché vale la pena investire del tempo ed energie nel costruire rapporti di amicizia con i non avventisti, o i non cristiani?

Giovanni 10:10 riporta la famosa affermazione di Gesù, secondo la quale egli è venuto per darci la vita «in abbondanza».

 

Ecco una lista parziale che comprende alcune importanti componenti di questa vita «abbondante». Prova ad aggiungere altri elementi, cercando un riscontro biblico a supporto di ciascuno di essi.

 

1. Una vita ricca di possibilità

2. Una vita che ha un obiettivo

3. Una vita caratterizzata dalla pace interiore

4. Una vita con una missione

 

Lungo il processo di crescita della nostra esistenza cristiana, ci convinciamo sempre più che Cristo ci offre davvero la vita «in abbondanza». Spesso però facciamo fatica a spiegarlo a quelli che non hanno preso un impegno personale nei confronti del Salvatore, per i quali la vita cristiana sembra piuttosto noiosa. Non la amano perché pare caratterizzata da una serie di restrizioni. Ma i cristiani hanno imparato che non ogni esperienza vissuta, necessariamente arricchisce la nostra vita. Molte delle cose che potremmo fare non aggiungono nulla, anzi ci sottraggono qualcosa e contribuiscono a un vuoto interiore e non a riempire l'esistenza.

 

Quali sono alcuni generi di esperienza dai quali è bene mantenersi alla larga e perché?

 

«Vita in abbondanza» non è una combinazione di buona salute, bell'aspetto, istruzione di livello e agiatezza economica. E se le relazioni sentimentali sicuramente ne fanno parte, esistono tuttavia molti altri elementi ben più importanti di questi citati; la vita «in abbondanza» è quel genere di esistenza densa di significato, un'esistenza che emana una profonda pace interiore. La sua felicità non è legata essenzialmente alle circostanze esterne, materiali, bensì alla sorgente della vita stessa e questo la rende eterna.

 

Perché tutti questi discorsi sulla «vita in abbondanza» suonano gradevoli? Che dire di quelle persone che in apparenza hanno tutto ma non conoscono Gesù e non sembrano avere il minimo interesse in questo senso? Quale significato diamo a questo fenomeno, essendo consapevoli che in questo preciso istante tanti credenti soffrono terribilmente? 2 Corinzi 4:18

Il famoso libro di Ellen G. White, La via migliore, analizza la nostra vita in Cristo. Se si dovesse privilegiare un capitolo alla luce di quanto studiato in questa settimana, sarebbe sicuramente quello intitolato «Una crescita costante nell'amore» - SC, pp. 61-67.

 

«Vivere in Cristo non significa avere manifestazioni estatiche, ma vivere serenamente, con fiducia. La vostra speranza è riposta in Cristo e non in voi stessi; la sua forza si sovrappone alla vostra debolezza, la sua sapienza alla vostra ignoranza e la sua potenza nasconde la vostra fragilità. Non dovete vivere in funzione di voi stessi, soffermarvi sulla vostra condizione; pensate a Cristo e confidate nel suo amore, contemplate la bellezza e la perfezione del suo carattere, lo spirito di abnegazione, le umiliazioni subite, la sua purezza e santità» - Ibid., p. 70 [64].

 

Domande per la discussione

1. Di fronte a persone gravemente disabili o in fase terminale, spesso ci si chiede se quelle vite possono ancora essere considerate «di qualità». La qualità della vita deve essere stabilita in base a parametri fondamentalmente fisici, oppure ci sono altri aspetti importanti e addirittura più essenziali? Nel rispondere, può essere utile la nostra comprensione relativa all'origine della vita?

2. Secondo molti, lo spauracchio incombente della morte priva la vita di ogni significato e scopo. In fondo, se prima o dopo tutti saremo defunti e ogni ricordo di noi dimenticato, che valore può avere questa esistenza? Come ha risposto Gesù a questo dilemma, eliminando tale preoccupazione?

3. Quali aspetti della nostra cultura contemporanea spogliano la vita del suo significato più profondo? Quali ideali e valori etici attualmente promossi sviliscono l'esistenza? In che modo noi avventisti possiamo reagire a queste sfide?

4. In che modo il messaggio sulla salute e i principi relativi a uno stile di vita migliore possono contribuire ad adempiere la promessa della «vita in abbondanza»?

 

In sintesi

Lo studio di questa settimana ha riguardato l'abbondanza di vita che si trova in Cristo. Una vita vissuta in maniera responsabile, avendo cura della componente fisica nel miglior modo possibile. Ma una vita vissuta anche nelle relazioni, perché Dio ha creato l'uomo in modo tale da vivere in comunione con gli altri. Ma soprattutto una vita totalmente rinnovata in Gesù, che sarà trasformata e che crescerà nella grazia di Dio.

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=428