quinta-feira, 7 de maio de 2009

02/05/2009 - 6. IL PECCATO - 2 - 8 maggio

02/05/2009 - 6. IL PECCATO - 2 - 8 maggio

Letture: Isaia 14:12-14; Matteo 23:23, 25:45; Filippesi 2:6-8; Ebrei 1:1-5; Apocalisse 5:9-12

 

«Così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini» Romani 5:18

 

Il solido ottimismo che ha caratterizzato le precedenti generazioni, secondo il quale le cose nel mondo sarebbero andate sempre meglio, suona oggi poco attendibile. Anche se la guerra fredda è alle spalle, siamo ben lontani dal poter dire che la terra sia un luogo sicuro. La minaccia del terrorismo ci ha resi tutti estremamente vulnerabili; la scienza, che si presumeva essere foriera di un futuro migliore, oggi minaccia di portare il mondo alla devastazione. Le fonti comuni energetiche sono state saccheggiate, la calotta polare si sta sciogliendo. Il crimine è ovunque una triste realtà della vita e gli esseri umani non mostrano alcun miglioramento dei costumi etici rispetto alle precedenti generazioni. Il divario tra ricchi e poveri si allarga costantemente; la nostra razione quotidiana di notizie ci conferma inequivocabilmente il declino morale. Non c'è da stupirsi se qualcuno ha detto che l'insegnamento cristiano che vuole l'uomo peccatore è facilmente verificabile, una dottrina che non abbiamo bisogno di accettare per fede.

Ma, per quanto terribile, il peccato non rappresenta la fine della storia. Sicuramente è reale e presente, ma lo è altrettanto la grazia divina.

 

Uno sguardo alla settimana

Il peccato e i suoi effetti sono una straziante realtà della vita umana. Ringraziamo Dio per averci dato Gesù, che per ognuno di noi rappresenta la via della salvezza.

Qual è l'essenza del peccato? Come lo definisce la Bibbia? In 1 Giovanni 3:4 si legge: «Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge». L'umanità non ha trasgredito una legge qualsiasi, ma quella di Dio. Gli uomini si sono ribellati al loro creatore pretendendo di rappresentare il metro di ogni cosa, invece di sottomettersi umilmente e fiduciosi alla sapienza e all'amore divino.

 

Cosa rivelano i seguenti versetti a proposito dell'essenza del peccato? Genesi 3:1-7; Isaia 14:12-14; Apocalisse 12:7-9

 

 

Perché Dio punì Adamo ed Eva per una questione apparentemente insignificante? Poteva sembrare poco importante, ma in realtà inglobava un principio cruciale: «Nel frutto in se stesso non c'era nulla di velenoso, e il peccato non consisteva solo nell'aver ceduto all'appetito; furono piuttosto la mancanza di fiducia nella bontà di Dio, lo scetticismo verso la sua parola, e il rigetto della sua autorità, che resero trasgressori Adamo ed Eva, e fecero entrare nel mondo la conoscenza del male. Questo spalancò le porte a ogni sorta di falsità ed errore» - Ed, p. 25 [16].

 

Quale sarà una delle principali peculiarità del popolo di Dio nel tempo della fine? Apocalisse 14:12. In che modo entra in gioco l'ubbidienza?

 

 

Dio ha fatto per noi tutto quello che poteva nel suo amore infinito, chiedendoci in cambio solo amore e ubbidienza. In un'epoca che vede il mondo afflitto da una continua illegalità e dalla filosofia relativistica - secondo cui il bene e il male dipendono semplicemente dalle circostanze culturali e dalle preferenze private e pubbliche - dovrà esserci, e ci sarà, un popolo che difenda strenuamente i parametri della santità stabiliti da Dio, i dieci comandamenti.

 

Tendiamo a considerare la ribellione un attacco schietto e un rifiuto dell'autorità. Però questa può manifestarsi anche in forme più subdole; per esempio, se tu covassi un atteggiamento ribelle nei riguardi del Signore, saresti in grado di rendertene conto?

La gravità del peccato viene spesso sottovalutata. «Beh, in fondo non si può essere perfetti!», dice la gente. Ma il peccato è un affare molto serio. «La piena gravità del peccato può emergere solo quando abbiamo compreso tutta la potenzialità dell'esistenza umana in quanto creati a immagine di Dio» - John Macquarrie, Principles of Christian Theology, SCM Press, London, 1966, p. 238.

Peccare non significa solo commettere atti totalmente sbagliati, ma anche desiderare e fantasticare su cose che sappiamo essere illecite (Mt 5:28).

 

Su cosa hai fantasticato nelle ultime 24 ore? Ti vergogneresti se quei pensieri fossero resi pubblici? Romani 8:6

 

 

Esiste anche una categoria che viene definita «peccato di omissione» e fa riferimento a una consapevole negligenza del dovere, al rifiuto cosciente di fare qualcosa che si sa di dover fare.

 

In Matteo 23:23 e 25:45 troviamo delle affermazioni fatte da Gesù che trattano il peccato di omissione. Leggere quei versetti nel loro contesto. Quali sono le implicazioni di quelle frasi?

 

 

Nel capitolo 25 del vangelo di Matteo troviamo anche la parabola dei talenti (vv. 14-28). Cosa accadde al servo che aveva nascosto il proprio talento? Qual è il significato di questa parabola ai fini della nostra discussione?

 

 

Tutti abbiamo ricevuto determinati talenti. Fa parte del concetto di buona amministrazione utilizzarli al meglio. Dovremo rispondere a Dio dei nostri errori relativi a quanto ci è stato donato. Ricordiamo le parole dell'apostolo Pietro: «Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il carisma che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri» (1 Pt 4:10).

 

I peccati di omissione, del pensiero, chi può dire di non averli mai commessi? Riflettiamo sulla promessa del perdono che possiamo trovare in Gesù. Perché deve essere motivo di grande incoraggiamento?

I teologici spesso distinguono tra atti peccaminosi da noi commessi e natura peccaminosa. Secondo alcune denominazioni, il peccato di Adamo ricade su tutti gli uomini, che sono considerati peccatori prima ancora di aver commesso il peccato. Il rito del battesimo dei bambini è strettamente connesso a un errato concetto del peccato originale; si pensa che un neonato morto senza essere stato battezzato sia perduto per sempre perché già peccatore e, se questa condizione non è in qualche modo rimossa, il bambino perde la vita eterna.

A sostegno di questa pratica non ci sono prove bibliche, così come non ne esiste alcuna a sostegno del concetto secondo cui il bambino che muore sarebbe automaticamente condannato alla distruzione. È vero però che il peccato «originale» commesso da Adamo ed Eva ha avuto conseguenze dilaganti che hanno condizionato ciascuno di noi. Il peccato è penetrato nel mondo mediante una persona e con il peccato è arrivata la morte «su tutti gli uomini» (Rm 5:12).

 

In che modo l'apostolo Paolo descrive la forte tendenza a un comportamento peccaminoso che ci ritroviamo tutti alla nascita? Romani 8:7,8; 7:21-24.

Come hai vissuto nella tua esperienza personale l'autenticità di questa tendenza?

 

 

Vari cristiani, in tempi diversi, hanno dichiarato di aver raggiunto uno stato di perfezione. Chi reclama la perfezione però inganna se stesso ed è in evidente contrasto con le parole della Scrittura. Citando il Salmo 106:6, Giovanni affermò: «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi» (1 Gv 1:8). «La santificazione non è frutto di un momento, un'ora o un giorno. È una crescita continua nella grazia. Non sappiamo oggi quali conflitti affronteremo domani. Satana vive ed è attivo e abbiamo bisogno di implorare con dedizione ogni giorno l'aiuto divino e la forza per resistergli. Fino a quando Satana regnerà dovremo reprimere il nostro io, respingere degli assedi e tutto ciò non si fermerà; non ci sarà un momento in cui poter dire che ce l'abbiamo fatta» - Ellen G. White Comments, 7BC, p. 947.

 

Ipotizza di avere davvero avuto la meglio sul peccato; immagina di riflettere alla perfezione il carattere di Cristo. Perché avresti comunque bisogno di un salvatore la cui giustizia solo può garantirti di presentarti senza «nessuna condanna» (Rm 8:1) davanti a Dio?

Fin dai tempi della caduta, il mondo è stato contaminato dal peccato, i cui effetti sono ben visibili nella natura. Ma lo sono anche nelle guerre, nella malvagità della schiavitù e in altre forme di sfruttamento, come anche nel modo in cui saccheggiamo le risorse naturali. Il mondo presente e passato è caratterizzato dal materialismo, dall'egoismo, dall'ingiustizia e dalla perversione.

Queste analisi generano scomode domande, tra le quali spicca quella della nostra eventuale responsabilità e ci chiediamo se dobbiamo assumerci la colpa di uno stato di peccato collettivo. Le considerazioni seguenti possono aiutarci a rispondere al dilemma:

1. Consideriamo in che modo gli errori collettivi nel nostro mondo possono essere visti sullo sfondo del gran conflitto. «Dietro l'ascesa e la caduta delle nazioni, le mosse e le contromosse degli interessi umani, si staglia l'invisibile lotta tra la divinità, unita a una schiera di angeli fedeli, e Satana con il suo esercito di angeli caduti, una battaglia che condiziona direttamente ogni attività umana» - Frank Holbrook, «The Great Controversy», in Raoul Dederen, ed., Handbook of Seventh-day Adventist Theology, Review and Herald® Publishing Association, Hagerstown, Md., 2000, p. 995.

2. Consideriamo la totale natura distruttiva del peccato. Il peccato annienta ogni cosa che abbia valore; peccato e morte sono sinonimi e sono ovunque. Senza l'intervento divino, dunque, questo mondo non avrebbe speranza alcuna, perché il potere del peccato e della morte supera di gran lunga la capacità umana di riuscire a tenerli sotto controllo.

3. Ma consideriamo anche il fatto che tutti noi abbiamo qualche influenza. Possiamo prendere piccole decisioni che possono a volte incrementare o ridurre, per quanto lievemente, la malvagità nel mondo. Possiamo operare per la pace e la giustizia, agire con compassione, scegliere di cooperare con quanti desiderano proteggere l'ambiente; quale contributo a una migliore comprensione della materia può venire da passi come Ecclesiaste 9:10, Luca 6:10 e Filippesi 4:8,9?

 

È facile alzare le braccia in segno di rassegnazione e dire: «I problemi sono troppo grandi. Che cosa posso fare io per dare un aiuto?». In che modo però l'esempio di Gesù e il bene che ha fatto, guarendo i malati e confortando i poveri, può influenzare la nostra determinazione di provare a rendere il mondo un posto un po' migliore?

 

Non esiste una soluzione facile o a buon mercato per il problema del peccato, che non può essere sconfitto dalla determinazione e dalla perseveranza dell'uomo, perché è decisamente fuori dalla nostra portata; tra la gente regna la confusione sul tema della salvezza; la maggior parte sostiene che esistono strade diverse per raggiungere il regno; cambiano i percorsi, secondo questa tesi, ma tutti portano alla stesa destinazione. Si tratta però di un'idea sbagliata.

 

Qual è la chiara testimonianza della Scrittura in merito alla sola e unica strada utile alla salvezza? Giovanni 10:7; Giovanni 14:6; Atti 4:12

 

 

Non sappiamo chi attraverserà la porta d'ingresso del regno; grazie a Dio, quella decisione è nelle mani di colui al quale spetta il giudizio, che incarna l'amore e la giustizia.

Però sappiamo una cosa: chi riceverà la vita eterna lo dovrà esclusivamente a Cristo che è morto per lui. Probabilmente ci sono persone che non hanno mai avuto il privilegio di sapere del loro salvatore, ma ciò non toglie nulla al fatto che se saranno salvate accadrà esclusivamente in nome di Cristo, anche se quel nome non lo avranno mai udito.

 

Perché Gesù è l'unico a poter salvare l'umanità caduta? Filippesi 2:6-8; Ebrei 1:1-5; Apocalisse 5:9-12

 

 

«Il divino Figlio di Dio era l'unico sacrificio di valore sufficiente a soddisfare pienamente le esigenze della legge perfetta di Dio… Cristo non aveva alcun dovere. Ha avuto la forza di deporre la propria vita e poi di riprendersela. Non aveva alcun obbligo di intraprendere l'opera di espiazione; il suo fu un sacrificio volontario. La sua vita aveva sufficiente valore per poter riscattare l'uomo dalla sua condizione decaduta. Il Figlio di Dio era in forma di Dio, e non reputò un furto essere uguale al Padre. Egli era l'unico che, come uomo, poteva dire a tutti gli uomini: "Chi mi convince di peccato?". Egli si era unito al Padre nella creazione dell'uomo e grazie alla perfezione divina del suo carattere aveva il potere di espiare per i peccati dell'uomo, di elevarlo e di restituirlo alla sua condizione originale» - Lift him Up, p. 24.

«La caduta di Satana», «La caduta dell'uomo», «Il piano della salvezza», inUltimi giorni, pp. 141-147. Questi tre brevi capitoli trattano l'origine del peccato nel cielo e sulla terra, e la prima rivelazione del piano della salvezza.

 

Domande per la discussione

1. Come avventisti, sappiamo che il mondo non è destinato a migliorare, anzi… Il problema è come comportarsi davanti alle problematiche del pianeta. Ce le scrolliamo di dosso dicendo: «Dio ha annunciato che le cose peggioreranno, cosa possiamo farci noi?» Oppure siamo talmente coinvolti nel tentativo di trovare delle soluzioni ai mali che affliggono la terra da dimenticarci di indicare alle persone l'unica soluzione possibile, ovvero Gesù Cristo? Come trovare un corretto equilibrio?

2. La nostra chiesa dovrebbe essere più esplicita nella condanna dei peccati collettivi di questo mondo? Oppure la cosa non fa che sottrarre del tempo al mandato affidatoci, e cioè portare la verità a ogni individuo? Se però non ci esprimiamo su molte importanti problematiche, quale credibilità morale possiamo avere?

3. La morte è il risultato peggiore del peccato e non c'è niente che noi uomini possiamo fare per invertire questa tendenza. Il peccato ha causato effetti talmente devastanti che solo l'intervento di Dio può risolverli. Quanto è importante allora combattere contro il peccato con tutta la forza che il Signore mette a nostra disposizione?

 

In sintesi

IL PECCATO HA CORROTTO OGNI SFERA DELL'ESISTENZA. CI TROVIAMO AD AFFRONTARE LA REALTÀ DI UNA COSA CHE VA NETTAMENTE OLTRE LA NOSTRA POSSIBILITÀ DI GESTIRLA. MA CHE NON VA OLTRE LA POTENZA E L'AMORE DI DIO. EGLI HA DATO UNA RISPOSTA DECISA AL PROBLEMA DEL PECCATO NELLA PERSONA DEL FIGLIO, GESÙ CRISTO.

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=430