30/05/2009
10. IL DISCEPOLATO
30 maggio - 5 giugno
Letture: Esodo 18:13-27; Matteo 4;19; 9:9; Marco 3:13-19; 8:31-38; Romani 8:18
«In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli» Giovanni 15:8
È importante sfruttare il nostro potenziale intellettuale per riuscire a cogliere meglio possibile quanto Dio ci ha rivelato. Tuttavia, la conoscenza dell'intera dottrina non è un pre-requisito per la salvezza; ci è stato però comandato di agire in ogni cosa secondo le istruzioni ricevute. Essere un discepolo significa essere allievo e seguace del Maestro per tutta la vita.
Che cos'è un discepolo? Il SDA Bible Dictionary dà questa definizione: «Colui che, in veste di allievo o di aderente, segue l'insegnamento di un altro insegnante, preferibilmente pubblico. Nel Nuovo Testamento "discepolo" è la traduzione del vocabolo greco mathêthês… che deriva dal termine manthanô, di qui il significato "principiante", "alunno", "seguace"», p. 288.
Analizziamo un po' più da vicino cosa vuol dire essere discepolo.
Uno sguardo alla settimana
Un discepolo è un allievo a vita. Quando Cristo ci chiama, riceviamo l'appello a seguirlo ovunque egli ci guidi, indipendentemente dalle eventuali sofferenze cui andremo incontro, perché dipenderanno dal fatto che questa scelta implica sacrificio. In termini molto umani, la ricompensa per il discepolato appare piuttosto magra. Ma quando si scopre la vera dimensione di una vita in Cristo, ci rendiamo conto che vale la pena anche affrontare la sofferenza, qualunque sia il prezzo da pagare.
Esodo 18:13-27. Quale principio inerente alla guida troviamo in questi versetti? Cosa ci rivelano a proposito dei capi e dei loro fedeli?
Anche se tutte le persone sono fondamentalmente uguali agli occhi di Dio, ci sono differenze sostanziali legate alle funzioni che esse assolvono.
Alcune di loro hanno il dono della guida. La nostra società, e ogni organizzazione interna a essa, crollerebbe in un attimo se non ci fossero dei leaders. Anche nel cielo sembra esserci una chiara differenziazione di ruoli: troviamo, per esempio, gli angeli e gli arcangeli! Quando Dio trasse il suo popolo fuori dall'Egitto, nominò dei capi. Quando organizzò un servizio del santuario, si assicurò che ci fosse una guida appropriata; Dio ha operato tramite giudici, profeti, re, ecc.
Ma i capi sono inutili senza dei seguaci disponibili ad accettare la loro guida. In particolare, hanno bisogno di un gruppo ristretto di fedeli desiderosi di imparare dal loro responsabile e di assisterlo nella realizzazione dei suoi propositi.
Gesù chiamò dodici discepoli. Leggere Marco 3:13-19 per una versione riassunta sulla selezione di dodici uomini. Quali altri esempi di maestri circondati da discepoli troviamo in un racconto del vangelo? Marco 2:18
Non c'era nulla di straordinario nel fatto che Gesù avesse un gruppo di discepoli; per gli insegnanti era abituale un seguito di«interni». Quello che va però evidenziato, è il genere di persone scelte da Gesù.
Egli scorse in loro un potenziale che quasi nessuno di noi avrebbe potuto neanche lontanamente individuare! Ed è da sottolineare anche la loro immediata disponibilità ad abbandonare ogni occupazione quotidiana per seguire questo carpentiere che veniva da Nazaret. Evidentemente, notarono in quell'uomo qualcosa di straordinario che nemmeno i suoi parenti più stretti avevano ancora scoperto.
Occorre anche ricordare che sebbene i dodici facessero parte di un gruppo scelto, nei vangeli ci sono diversi riferimenti ad altre persone, chiamata anche loro «discepoli».
In alcune culture sembra esserci un atteggiamento contrario a ogni tipo di guida, in altre invece i cittadini seguono quasi ciecamente le loro autorità; qual è la tendenza della tua società e come trovare un giusto equilibrio?
Gesù non condivise semplicemente la conoscenza con i suoi discepoli, anche se deve essere stato un privilegio enorme per loro ascoltarlo di continuo mentre spiegava la Scrittura e rispondeva alle numerose domande con cui veniva bombardato quotidianamente dai capi religiosi del suo tempo.
Essi notarono rapidamente ciò che gli altri percepivano: insegnava con un'autorità superiore a quella degli altri studiosi. Separò le tradizioni inermi dalle problematiche della vita reale cui la Parola di Dio faceva riferimento. Ma c'era altro che i discepoli dovevano imparare: sottomettere la loro volontà e i loro desideri alla volontà dell'Altissimo.
Quali principi di discepolato si possono cogliere nei seguenti testi? Matteo 4:19; 9:9; Marco 8:34
«Sì, seguitelo nelle avverse, come nelle favorevoli circostanze. Seguitelo diventando amici delle persone più sole e bisognose di amicizia. Seguitelo dimenticandovi del vostro io, e sacrificandovi con generosità pur di fare del bene agli altri; se vi insultano, non fate altrettanto; manifestate amore e pietà per la razza caduta. Egli tenne conto più di ogni cosa della propria vita, ma vi rinunciò per il bene di tutti noi. Seguitelo dall'umile mangiatoia fino alla croce. Egli è stato il nostro esempio» - 2T, p. 178.
Come reagì Pietro quando molti discepoli di Gesù lo abbandonarono? Giovanni 6:60-70
Non tutti i discepoli restarono accanto a Gesù. Pietro parlava per tutti loro quando dichiarò la loro fedeltà; con l'eccezione di Giuda, gli altri in realtà dettero prova di essergli fedeli e diventarono guide autorevoli della chiesa primitiva, nonostante momenti di grave dubbio e delusione quando il Maestro venne fatto prigioniero e poi ucciso. L'esperienza di questi uomini ci dona grande conforto. Molti di noi hanno attraversato momenti durante i quali il proposito del discepolato era ai minimi termini, ma come nel caso dei discepoli questo non significa l'impossibilità di superare le nostre momentanee carenze.
Cosa risponderesti a chi ti chiede qual è il tuo grado di fedeltà a Cristo? Perché? In che modo dimostri esteriormente la tua fedeltà al Maestro?
A chi non farebbe piacere stare con persone importanti? Incontrare un capo di stato, un primo ministro oppure una celebrità ci offrirebbe la possibilità di una conversazione elettrizzante. Conoscere un personaggio importante, o una persona vicina a una celebrità, è come venire ricoperti da un alone di gloria. In fondo, il desiderio di salire i gradini della scala sociale appare naturale; i discepoli di Gesù non fecero eccezione in riferimento a questo inopportuno tratto distintivo dell'animo umano.
In che modo alcuni discepoli (e i relativi parenti) speravano di elevare il proprio status sociale seguendo Cristo? Quale fu la risposta del Maestro? Matteo 20:20-23; Marco 10:35-41. Cosa ti ricorda questo tipo di atteggiamento? Isaia 14:12-14
Piuttosto che promettere ai discepoli prosperità materiale e status sociale, Gesù li preparò a un tipo diverso di realtà: seguirlo sarebbe stato molto dispendioso.
Marco 8:31-38. Qual è il prezzo del discepolato?
Nel famoso testo Sequela (Nachfolge), Dietrich Bonhoeffer, il giovane teologo tedesco impiccato dai nazisti nel 1945, sottolinea il fatto che la grazia divina non sia a buon mercato e che essere discepoli di Gesù sia un compito complesso che richiede necessariamente la sofferenza. Così come Cristo disse che avrebbe dovuto soffrire, lo stesso siamo chiamati a fare noi. Se vogliamo identificarci con lui nella sua vita, dobbiamo fare altrettanto nella sua sofferenza e nella sua morte: «La croce non è disagio e duro destino, ma il dolore che ci colpisce solo a causa del nostro attaccamento a Gesù Cristo. La croce non è un dolore casuale, ma è necessario. La croce non è il dolore insito nella nostra normale esistenza, ma dolore che dipende dal fatto di essere cristiani. "Ciascuno prenda la sua croce...", essa è già pronta, sin dall'inizio, basta prenderla. Perché nessuno pensi di doversi cercare da sé una croce, Gesù dice che per ognuno è pronta la sua croce, quella a lui destinata e commisurata da Dio» - D. Bonhoeffer, Sequela, Queriana, Bologna.
Quale croce ti ha affidato il Signore? Cosa ti costa seguire Gesù?
Gesù convinse i suoi discepoli che seguirlo avrebbe richiesto dei sacrifici; fu assolutamente schietto in merito a ciò che li attendeva.
Quale ricompensa immediata o a breve termine promise loro Gesù per essere suoi discepoli? Luca 9:57,58; Giovanni 15:18-25. Quale «promessa» specifica riservò Gesù a Pietro? Giovanni 21:15-18. Quale prezzo deve pagare chi vuole seguire Gesù?
I discepoli, tranne Giuda, alla fine diventarono apostoli. Dal primo capitolo del libro degli Atti, risulta evidente come questi uomini avessero appreso tanti insegnamenti. Erano stati accanto a Gesù e adesso, grazie alla potenza dello Spirito Santo, erano in grado di affrontare l'ostilità e la persecuzione. Anche se non abbiamo la certezza assoluta, ci sono buoni motivi per credere alla tradizione radicata proveniente dalla chiesa primitiva, secondo cui tutti gli apostoli hanno patito il martirio. È presumibile che ognuno di loro sia morto di morte violenta, tranne Giovanni, ma la sua prigionia a Patmos non può essere considerata una vacanza di lusso. Egli fu anche «compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù» (Ap 1:9).
Quale aspetto del discepolato supera per importanza qualsiasi eventuale sofferenza ci si presenti seguendo Cristo? Giovanni 10:10; Romani 8:28-39
Tutti quelli che seguono Cristo dovranno affrontare numerose sfide, ma se avranno sempre lui al centro della propria esistenza, godranno anche della forza per resistere a ogni tormento e riceveranno da lui un dono la cui preziosità va oltre le parole: la sua pace, completamente diversa da quel genere di pace imperfetta ed effimera che offre il mondo (Gv 14:27). È la pace che trascende ogni capacità di comprensione (Fil 4:7), il marchio di autenticità della vita in abbondanza donata da Cristo ai suoi discepoli (Gv 10:10). A dispetto di ogni prova e tentazione, questo è il tipo di esistenza che davvero soddisfa e che è negata a chi decide di vivere senza Cristo.
Ma ancora di più, i fedeli discepoli di Cristo hanno la certezza della vita eterna, la garanzia che qualsiasi difficoltà si trovino ad affrontare, non può essere paragonata alla promessa dell'eternità che li attende.
Romani 8:18. Quale speranza e quale consolazione puoi trarre da questa promessa? Perché non dovrai mai arrenderti?
Essere discepoli implica la consapevolezza di avere un maestro, o la fedeltà nei confronti della persona che vogliamo seguire e servire. Il nostro tipo di rapporto con gli altri è generalmente espresso dal modo con cui ci rivolgiamo a loro.
Qual era uno dei titoli conferito a Cristo dai suoi fedeli? Giovanni 20:28; 1 Corinzi 16:22
Il Nuovo Testamento usa una pluralità di nomi per indicare Gesù. Egli viene chiamato Figlio di Dio ma anche Figlio dell'Uomo o Messia. Centinaia di volte ci si riferisce a lui come Signore. Questa parola, in origine dall'applicazione piuttosto generale, diventò un termine altamente significativo per i primi cristiani; l'imperatore romano rivendicò la divinità e voleva che ci si rivolgesse a lui con l'appellativo di Signore.
Confessare che Cristo e non il Cesare romano era l'unico Signore, non equivaleva semplicemente a esprimere un'opinione, poteva letteralmente determinare la vita o la morte. Chi viveva nei territori dominati dai romani aveva un solo Kyrios (signore) e applicare a chiunque questo titolo poteva essere causa di tortura e di morte. Ecco perché occorrevano una grande fede e un discepolato consacrato per chiamare Gesù «Signore».
Ma anche oggi non è cosa da poco chiamare Gesù nostro Signore e continua ad avere un profondo significato. Se egli è il nostro Signore, è anche sovrano su tutta la nostra vita, su tutto ciò che diciamo e facciamo.
Qual è l'elemento chiave che rivela la nostra genuinità nel chiamare Gesù «Signore»? Matteo 7:22,23; Luca 6:46
Un conto è chiamare Gesù nostro Signore e Dio, un altro è professare fede, amore e lealtà nei suoi riguardi. E un altro ancora è vivere realmente secondo questa verità. Gesù è stato chiaro: la nostra fedeltà si manifesterà per mezzo della nostra ubbidienza a lui e ai suoi comandamenti. Infatti, la parola tradotta con «malfattori» in Matteo 7:23, significa «senza legge». Non ci sono dubbi: un vero discepolo di Cristo ubbidirà ai suoi comandamenti (Gv 14:15).
Prova a immaginare come sarebbe diversa la nostra chiesa se chiunque professa di seguire Gesù fosse un vero discepolo. Quali differenze emergerebbero? È difficile cambiare gli altri, ma se la tua vita fosse in assoluta conformità alla volontà di Cristo, quale contributo potresti dare?
«Abbiamo trovato il Messia», in La speranza dell'uomo, pp. 132-143 [89-97].
«Non era sufficiente che i discepoli di Gesù fossero istruiti circa la natura del suo regno. Avevano bisogno di un cambiamento del cuore per sentirsi in armonia con quei principi. Gesù chiamò vicino a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e dopo averlo abbracciato, disse: "In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18:3). Le doti che il cielo apprezza sono la semplicità, il disinteresse e l'amore fiducioso dei fanciulli; queste sono le caratteristiche della vera grandezza» - DA, p. 437 [330].
Domande per la discussione
1. Discutere nella classe il prezzo da pagare per essere un vero discepolo di Cristo. Ne vale la pena?
2. Cosa possiamo fare per aiutare i nuovi credenti che si sono uniti a noi per diventare migliori discepoli di Cristo? Perché essere un discepolo va ben oltre un'adesione intellettuale a un codice di dottrine? Perché supera anche la convinzione che Cristo sia morto per i nostri peccati?
3. Siamo chiamati a essere discepoli di Cristo. Ma, su un piano umano, abbiamo anche i nostri ruoli. È legittimo considerarci anche discepoli di una guida umana che rispettiamo e consideriamo un modello nella sua posizione? Se la risposta è affermativa, come riuscirci senza dimenticare colui al quale dobbiamo la nostra fedeltà assoluta?
4. Cosa possiamo fare per combattere la sbagliata tendenza dell'uomo a rincorrere sempre maggior gloria, adulazione, potere e prestigio? Perché tali desideri sono contrari all'essenza di un vero discepolo di Cristo?
In sintesi
Essere un discepolo di Cristo non è cosa di poco conto e richiede molta convinzione, una fibra robusta e la volontà di seguire il Signore, indipendentemente dalle possibili sofferenze. Essere un discepolo di Cristo significa vivere per fede, confidare in Dio anche nei momenti peggiori. Significa essere disposto a far morire il nostro io e a vivere per il bene degli altri e la gloria di Dio.