sexta-feira, 30 de outubro de 2009

5. DALLE LAMENTELE ALL’APOSTASIA

24/10/2009

5. DALLE LAMENTELE ALL'APOSTASIA

24 - 30 ottobre

 

Letture: Numeri 11-14

 

«Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, perché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo» Filippesi 2:14,15

 

Quando la nuvola si alzò dal tabernacolo nel Sinai e i sacerdoti partirono con l'arca, Mosè proclamò: «Sorgi, o Signore, e siano dispersi i tuoi nemici, e fuggano davanti alla tua presenza quelli che ti odiano!» (Nm 10:35). Era come un grido di vittoria e la grande massa degli israeliti iniziò quel viaggio con buona disposizione d'animo. Alla fine stavano finalmente per entrare nella terra promessa! Immaginiamo come doveva essere poter vedere in mezzo a loro la presenza di Dio; sarebbe naturale pensare che, accompagnati da una manifestazione così chiara ed evidente, avrebbero prontamente ubbidito a ogni ordine di Dio lungo quell'ultimo tratto che li separava dall'adempimento della promessa fatta ai loro padri tanto tempo prima.

Ma le cose non hanno la tendenza ad andare in questo modo, nemmeno se di mezzo c'è il popolo del Signore. Questa settimana ci troveremo davanti a una confusione dopo l'altra, a una serie continua di dubbi, incredulità e ingratitudini. Mentre li osserveremo da vicino, teniamo sempre presente le possibili analogie con la nostra esperienza presente, mentre attendiamo la realizzazione di una promessa perfino superiore.

Leggere Numeri 11 e rispondere alle seguenti domande:

 

Perché è importante non dimenticare il modo in cui Dio ci ha guidati nel passato?

 

Come interpretiamo la reazione del Signore nei loro confronti?

 

Cosa ci insegna questo episodio in merito alla necessità di saper controllare i nostri appetiti?

 

In ebraico, queste persone vengono letteralmente descritte così: «Mormoratori di mali». Possiamo solo immaginare di quali «mali» si lamentassero; forse ritenevano che il Signore avesse condotto la nazione verso una trappola mortale nel deserto, e non verso la terra promessa di «latte e miele». Dopo tutti i miracoli di cui erano stati testimoni in Egitto e il passaggio del Mar rosso, quel mormorio assumeva i contorni della ribellione. Il loro influsso sarebbe potuto essere contagioso e distruttivo per quella giovane nazione. E così scese del fuoco dal cielo che annientò quegli individui «e l'estremità dell'accampamento» (v. 1). Solo l'intercessione di Mosè placò le fiamme.

Il popolo non aveva motivi reali per lamentarsi dell'alimentazione; la manna caduta dal cielo poteva essere preparata in tanti modi, macinata nel mulino o battuta in un mortaio; era possibile cuocerla o bollirla (Es 16:23; Nm 11:8). Il Dio che aveva creato così tanti sapori sopraffini per i palati di tutti gli esseri umani, non avrebbe certo offerto al popolo del patto una pietanza non commestibile. E inoltre c'era a disposizione il latte di capre, pecore e bestiame, dal quale veniva ricavato formaggio e burro.

 Analogamente ai sacrifici di carne, le varie «offerte di pace», i voti, i ringraziamenti e i doni spontanei terminavano con un pasto comune nel quale il sacerdote, colui che presentava l'offerta, con familiari e servitù, e i leviti invitati partecipavano al rito del sacrificio. Una cosa è certa, non pativano la fame.

 

C'è un proverbio che dice: «Stai attento a ciò che chiedi o per cui preghi, perché potresti essere esaudito». Che cosa significa e quale lezione può insegnarci?

Quando Israele passò così repentinamente all'idolatria e adorò il vitello d'oro, Mosè implorò il Signore perché perdonasse il suo popolo, e in sottordine lo invocò: «Nondimeno, perdona ora il loro peccato! Se no, ti prego, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» (Es 32:32). Come reagì in seguito Mosè, quando udì e vide la gente che all'ingresso delle loro tende piangeva e gridava, «Dacci da mangiare della carne!»? Perché il suo era un atteggiamento ingiustificato? Dove emerge l'umanità corrotta di questo grande uomo di Dio? Numeri 11:10-15

 

Leggere anche Numeri 11:21-23. In che modo si vede la natura umana di Mosè?

 

Nonostante gli sbagli e la mancanza di fiducia dimostrata da Mosè, il Signore lo soccorse per alleviare il peso che quell'uomo avvertiva sulle proprie spalle e lo fece nominando settanta anziani che lo avrebbero assistito nel suo lavoro (Nm 11:16,17). L'esperienza dei settanta fu simile alla discesa dello Spirito sui discepoli di Cristo nel giorno della Pentecoste, tranne per il fatto che i primi «profetizzarono». In questo modo essi vennero onorati da Dio in presenza di tutto il popolo.

«L'iniziativa non sarebbe stata necessaria se Mosè avesse dimostrato una fede in Dio corrispondente alle manifestazioni di potenza e bontà alle quali aveva assistito. Egli, però, aveva ingigantito il peso delle sue responsabilità e dei suoi compiti, dimenticando di essere semplicemente lo strumento attraverso il quale il Signore operava. Era una debolezza ingiustificabile, in cui si manifestava - anche se in forma molto meno grave - lo stesso atteggiamento contestatario per il quale il popolo era stato punito» - PP, p. 380 [318,319].

 

Leggere con attenzione Numeri 11:20. Essi avevano «respinto il Signore che è in mezzo a voi». Respingere Dio non significa dunque apertamente apostasia, negazione della sua esistenza o vedere il proprio nome cancellato dai registri di chiesa. In che modo questo incidente ci fa capire quanto sia facile ingannare noi stessi a proposito del nostro rapporto con il Signore?

Sefora, moglie di Mosè, e i loro due figli erano rimasti con il padre di lei, il sacerdote di Madian, durante le piaghe d'Egitto. Dopo che Israele si era stabilito nel Sinai, Ietro riportò Sefora e i figli a Mosè; la donna notò quanto fosse affaticato il marito e ne informò Ietro, il quale volle vedere più da vicino il metodo di amministrare la giustizia del genero e suggerì una riorganizzazione, nominando tra il popolo i capi delle migliaia, delle centinaia, delle cinquantine e delle decine. Essi avrebbero amministrato le questioni minori, mentre i casi di maggiore importanza, Mosè li avrebbe presentati al Signore.

Mosè acconsentì e questi uomini scelti amministrarono il popolo in ogni circostanza (cfr. Es 18:13-26). Questa mossa scatenò alla fine la gelosia e l'invidia di Aaronne e Miriam.

 

Leggere Numeri 12. Quali miseri tratti tipicamente umani rivelano in questo episodio Miriam e Aaronne? In che modo il loro peccato stride con l'atteggiamento e il carattere di Mosè? Come vede il Signore le attitudini negative come quelle esibite dal suo popolo in questo episodio meschino?

 

Il verbo «parlò» o «iniziò a parlare» è al singolare femminile, a indicare che fu Miriam a dare corso all'accusa che prende corpo dal v. 1. Ella era gelosa di Sefora e le imputava di aver condizionato Mosè nella nomina dei giudici suggerita da Ietro. La definì una cusita, probabilmente perché era di carnagione scura; in realtà Sefora era madianita, una discendente di Abramo per via del figlio di questi, Madian di Chetura e adoratore dello stesso vero Dio. Ma questa espressione di dileggio potrebbe anche derivare dal fatto che alcune tribù cusite vivevano tra i madianiti nel territorio a oriente del Sinai e a oriente del golfo di Acaba, in Arabia.

 Sefora avrebbe potuto essere qualificata da entrambi gli aggettivi; per esempio, una persona di origine tedesca nata negli Stati Uniti d'America si può definire tedesca o americana; ma è più probabile che quell'appellativo di Miriam sia stato usato in maniera ingiuriosa.

 

Nonostante le straordinarie manifestazioni della potenza di Dio, questi due fedeli elementi rivelarono alcuni atteggiamenti negativi. Quali sono alcune tue caratteristiche negative che vanno estirpate prima che ti conducano alla rovina spirituale?

Probabilmente era settembre; le vigne stavano maturando ed era giunto il momento del secondo raccolto di fichi.

Il popolo israelita impiegò solo undici giorni per raggiungere Cades-Barnea, nei pressi del confine meridionale di Canaan. Si può solo immaginare il moto di gioia e felicità che deve aver pervaso questa immensa folla mentre si avvicinava all'oggetto ambito dei suoi sogni.

 

Leggere Deuteronomio 1:19-23. Quale errore viene commesso?

 

Leggere Numeri 12 e rispondere alle seguenti domande:

 

Sebbene il Signore abbia dato il suo consenso, perché l'invio delle spie era da considerare un compromesso? Quali furono i suoi frutti?

 

Come valuti la reazione della maggior parte del popolo, nonostante le manifestazioni della potenza divina?

 

La gente si rallegrò nell'udire la produttività di quella che sarebbe diventata la loro nuova terra. Si stupirono nel vedere gli enormi grappoli d'uva trasportati da due uomini. La realtà era davvero positiva, anche migliore di come l'avevano immaginata; come al solito, le cose di questo mondo generano sempre problemi, anche quando è il Signore a guidarci; egli conosceva i popoli pagani che abitavano quelle terre.

Come potevano pensare gli ebrei che Dio non si sarebbe occupato della situazione, specie dopo quello che aveva fatto agli egiziani! Eppure, dimenticando le promesse e la potenza divina, videro gli ostacoli che avevano davanti e, nonostante le suppliche di Caleb e Giosuè, le altre spie instillarono nella mente degli israeliti senso di depressione e foschi presagi.

 

Come imparare a confidare nel Signore pur in presenza di ostacoli apparentemente insuperabili che troviamo lungo il cammino? Quali scelte operate oggi determineranno la tua reazione davanti alle prove future?

Leggere Numeri 14. Qual è il principale insegnamento spirituale che puoi trarre da questa storia?

 

Tra le tante orribili cose che dissero, forse la peggiore fu la richiesta di un capo che li riportasse in Egitto (Nm 14:3,4). Se consideriamo che quel paese era il simbolo della schiavitù dal peccato, della morte e dell'allontanamento da Dio, un atto simile da parte di quella gente che era stata liberata in maniera così eclatante, era del tutto imperdonabile.

«Le spie bugiarde, di fronte al tentativo di Caleb e Giosuè, li accusarono pubblicamente: allora la folla gridò che fossero lapidati. La plebaglia impazzita si accalcò intorno a quei due uomini sinceri e fedeli; alcuni raccolsero delle pietre per ucciderli e si gettarono su di loro, gridando in modo orribile. All'improvviso, le pietre caddero dalle mani degli aggressori: un pesante silenzio li opprimeva e iniziarono a tremare. Dio faceva da scudo a Caleb e Giosuè, per impedire il loro assassinio. Lo splendore della sua presenza, simile al bagliore di una fiamma, illuminò il santuario… Nessuno osò opporre resistenza» - PP, p. 390 [327].

 

Come si rivelano la pietà e la grazia di Dio nei confronti di questa gente che gli si era apertamente ribellata?

 

Analizziamo la reazione alla punizione loro inflitta. Avendo rifiutato ciò che Dio aveva fatto per loro, decisero di provare a fare di testa propria e l'esito fu chiaramente disastroso. Se solo avessero confidato nel Signore, che li aveva già molto aiutati, tutto ciò si sarebbe potuto evitare; ma è altresì triste notare che tante persone innocenti, come sempre a causa del peccato, che non avevano niente a che vedere con la ribellione, soffrirono per le colpe altrui.

Leggere: «Dal Sinai a Kades», tratto da Ellen G. White, Patriarchi e profeti, pp. 374-386 [312-325]; «Le dodici spie», pp. 387-394 [312-331].

 

«Una volta adottato un atteggiamento negativo, i dieci uomini continuarono a opporsi ostinatamente a Mosè, ad Aaronne e, in ultima analisi, a Dio stesso. Ogni minimo accenno positivo li rendeva ancora più determinati. Ormai erano decisi a scoraggiare ogni tentativo di intraprendere la conquista di Canaan, e deformarono il resoconto della situazione perché avesse un peso decisivo nell'influenzare il popolo. "È un paese che divora i suoi abitanti", dissero. Con l'aggiunta di questa affermazione il loro rapporto, che fino a quel momento si era limitato a esprimere un parere negativo, diventava addirittura falso e contraddittorio. Le dieci spie infatti avevano dichiarato che il paese era ricco e prospero, popolato da uomini di statura gigantesca: ciò diventava impossibile da sostenere, se a causa del suo clima insalubre si poteva dire che esso "divorava i suoi abitanti". La scelta di non credere nell'intervento di Dio espone l'uomo all'influsso di Satana: è impossibile stabilire fino a che punto si possa esserne condizionati» - PP, p. 389 [326].

 

Domande per la discussione

1. Perché, in qualsiasi circostanza, è importante coltivare un atteggiamento di lode e gratitudine per il Signore? Non abbiamo tutti motivi concreti per i quali essergli grati? Non è forse vero che è meglio pensare a questi piuttosto che ai problemi e che la gratitudine e la lode contribuiscono a conservare una fede salda?

2. Hai sperimentato come possano essere contagiosi la critica e il mormorio e quanto sia facile acquisire, da chi li diffonde, questi comportamenti? Quanto dobbiamo mostrarci prudenti a proposito delle parole che escono dalla nostra bocca?

3. In quali forme corriamo il rischio, nell'attesa del ritorno di Cristo, di avere lo stesso comportamento degli ebrei in quella circostanza, che valutiamo ripugnante?

 

In sintesi

Gli undici giorni impiegati per trasferirsi dal Sinai a Kades-Barnea, nei pressi del confine con Canaan, furono tra i più difficili della permanenza nel deserto di Israele. Ci furono delle proteste così esagitate contro la manna, che Mosè implorò Dio di farlo morire all'istante. Un altro colpo basso fu la sfida al suo ruolo lanciatagli da Miriam e Aaronne. Alla fine, dopo il falso rapporto delle spie, la nazione oltrepassò il limite, che volle dire altri quaranta anni di permanenza nel deserto

 

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=457