domingo, 10 de janeiro de 2010

3. LA GIOIA

3. LA GIOIA

9 - 15 gennaio

sabato 9 gennaio 

Letture: Salmo 139; Luca 15:4-24; Giovanni 15:10,11; Ebrei 11:16

«Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa» Giovanni 15:11

Gioia e felicità non sono necessariamente la stessa cosa. La felicità è il risultato di circostanze favorevoli; la gioia, invece, è il prodotto dell'essere - essere collegati a Gesù, la vera vite.

Nel Salmo 4:7, gioia e felicità sono contrapposte: «Tu m'hai messo in cuore più gioia di quella che essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano». La «gioia maggiore» deriva dal conoscere e confidare in Dio; la felicità è il prodotto di situazioni piacevoli, come quella di un raccolto abbondante. Fino a quando confideremo nel Signore, la gioia interiore sarà stabile; la felicità è imprevedibile al pari di un raccolto; la gioia interiore sconfigge lo scoraggiamento, la felicità lo nasconde; la gioia interiore dura, la felicità è temporanea. La gioia è una delizia che nella vita penetra più in profondità rispetto al dolore o al piacere. Essa matura dalla consapevolezza della presenza divina nella propria esistenza, che ci permette di essere superiori alle contingenze e concentrarci sulla bontà e l'amore di Dio. Il nucleo della gioia cristiana è il fatto che il Signore ha agito e sta agendo per salvare quelli che confidano in lui.



domenica 10 gennaio
«RALLEGRATEVI»

Filippesi 4:4

Molti credenti si rassegnano a diventare vittime delle situazioni e di conseguenza a vacillare tra un'alternanza di alti e bassi. A loro sembra assurdo rallegrarsi, addirittura impossibile. Per questo è stato scritto il versetto di Filippesi 4:4. Non sempre possiamo rallegrarci a seguito delle situazioni contingenti o di altre persone, perché possono essere entrambi elementi negativi; possiamo invece allietarci nel Signore perché lui è buono sempre ed è immutabile.

La nostra stabilità spirituale è direttamente legata alla conoscenza e all'impegno nei confronti di Dio; conoscerlo ci aiuta a vivere al di là delle circostanze e garantisce fermezza. È per questo motivo che i salmi sono stati redatti in forma poetica e metrica e messi in musica, affinché il popolo di Israele memorizzasse la Scrittura e cantasse gli inni sacri al fine di approfondire la conoscenza di Dio. Conoscere lui fa apparire ogni altra cosa meno importante.

Leggere il Salmo 139, Romani 8:28 e 1 Pietro 1:8,9. Quali sono i motivi per rallegrarsi decritti in questi passi? Come possiamo imparare a deliziarci in queste promesse divine?

Hai bisogno di altri motivi per rallegrarti? Che dire del fatto che Dio ci ha salvati, ci ha adottati e ci ha promesso un'eredità in Cristo Gesù (Ef 1:1-11)?

Quando egli ritornerà, godremo della sua presenza e della casa celeste che ci ha preparato (Gv 14:2,3). Fino ad allora, sarà una gioia sapere che il Padre ha promesso di provvedere a ogni nostra necessità (Fil 4:19) e avremo inoltre il privilegio di servire colui che amiamo immensamente. In che modo?

Condividendo la buona notizia con i non credenti e incoraggiando i cristiani a incrementare il loro amore e la qualità del ministero a lui dedicato. È una gioia anche sapere che possiamo rivolgerci a lui in preghiera in qualsiasi istante (Eb 4:15,16). Rallegriamoci, infine, perché abbiamo la certezza che la morte non avrà l'ultima parola (1 Cor 15:54).

Malgrado queste promesse e tutti i buoni motivi che abbiamo per rallegrarci, annaspiamo tutti nella tristezza, nello scoraggiamento e nella sofferenza. Come possiamo trovare quella gioia che Cristo ci mette a disposizione? Quali nostre scelte possono fortemente condizionare il nostro accesso o meno a tali gioie?


lunedì 11 gennaio
LA GIOIA DI CRISTO

Per comprendere interamente la gioia cristiana dobbiamo osservare da vicino lo stile di vita di Cristo, caratterizzato proprio dalla gioia. Da dove scaturiva e sulla base di quali principi ha vissuto il Maestro?

Quale ruolo ha la gioia, in tre delle più famose parabole raccontate da Gesù? Qual è l'elemento che accomuna queste tre storie?

La pecora smarrita (Lc 15:4-7)

La moneta perduta (Lc 15:8-10)

Il figliol prodigo (Lc 15:11-24)

Queste tre parabole ci offrono una visione introspettiva del cuore di Dio, un cuore capace di esultare per la gioia pura del Padre, la gioia d'aver ritrovato il perduto. Non sorprende che Gesù, nonostante prove e sofferenze, provasse una profonda gioia; egli sapeva infatti che, grazie alla sua opera redentiva, molte persone avrebbero trovato la salvezza.

Rifletti sul significato delle parole scritte in Ebrei 12:2,3: «Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia…». Annota alcuni dei pensieri che ti sono venuti in mente meditando sul significato di questo passo. Perché la gioia gli è stata posta davanti? Perché la salvezza delle persone smarrite è così importante per Dio?

Come concilieresti l'idea secondo cui Gesù è stato «uomo di dolore, familiare con la sofferenza» (Is 53:3) ma allo stesso tempo un uomo di gioia? Pensa a un problema specifico che ti causa dolore e sofferenza. In che modo, malgrado il dispiacere, puoi vivere quel tipo di gioia che pervadeva Gesù?


martedì 12 gennaio
GIOIA NELL'UBBIDIENZA

Gesù, a che cosa collega la gioia? Come funziona da un punto di vista pratico, ovvero, perché questa cosa dovrebbe condurci alla gioia? Giovanni 15:10,11

«Ma il cui diletto è nella legge del Signore, e su quella legge medita giorno e notte» (Sal 1:2). «Dio mio, desidero fare la tua volontà, la tua legge è dentro il mio cuore» (Sal 40:8).

Non esiste gioia più grande di ubbidire alla volontà divina. Se a qualcuno può sembrare che un'eccessiva enfasi all'ubbidienza della legge serva esclusivamente a inasprire una coscienza già colpevole, la realtà dice che ubbidire alla volontà del Signore è liberatoria. Non dimentichiamoci che è stata la disubbidienza a scatenare il conflitto nei cieli e a provocare l'ingresso della morte nel nostro pianeta. Ogni dolore e disagio umano è il prodotto del nostro allontanamento rispetto alla volontà di Dio. La gioia sarà quindi ripristinata mediante l'ubbidienza per fede alla sua volontà.

Perché gli autori biblici collegano l'ubbidienza alla gioia? Salmo 19:8; Geremia 15:16; Matteo 7:21-27

Per quanto la Bibbia sia molto chiara nel sottolineare che la nostra salvezza non dipende dalle opere, è altrettanto evidente che esse sono inseparabilmente collegate al significato della salvezza. Le opere rivelano all'universo la realtà della nostra salvezza, del nostro impegno nei confronti di Dio.

Definire legalista una persona, semplicemente perché è risoluta nell'ubbidienza alla volontà divina, vuol dire cadere a tutti gli effetti nella trappola da cui mette in guardia il profeta Isaia: «Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro!» (Is 5:20).

Hai personalmente provato la gioia che proviene dall'ubbidienza? E la sofferenza derivante dalla mancata ubbidienza?


mercoledì 13 gennaio
GIOIA NEI MOMENTI DIFFICILI 

Giovanni 16:33

«Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» Giovanni 16:33.

Una credenza vigente da lungo tempo, lascia intendere che se una persona sta attraversando una fase di difficoltà, lo deve o al fatto di aver sbagliato in qualcosa o di non avere abbastanza fede. Questa è una visione di Dio cruda e fredda! Gesù ha detto esplicitamente che su questa terra tutti avremmo vissuto dei problemi, credenti e non credenti. Per quanto si possa essere affezionati alla vicenda di Daniele nella gabbia dei leoni, la realtà dice che la maggior parte dei cristiani gettati ai leoni furono ridotti a brandelli da quegli animali feroci. E lo stesso si potrebbe dire in relazione ai tre ebrei che sopravvissero alla fornace ardente: quasi tutti gli altri cristiani mandati al rogo bruciarono.

Leggere Galati 6:9, Giacomo 1:2-4 e 1 Pietro 1:6. Quali promesse e speranze presenti in questi brani possono esserci di sostegno nei momenti difficili?

È possibile che molti credenti oggi non provino un sentimento di gioia semplicemente perché hanno posto al centro del loro interesse il proprio io; se ci concentriamo solo sui nostri problemi, per quanto concreti, non faremo altro che ingigantirli nella nostra mente. In realtà, avremmo dei buoni motivi per rallegrarci, non in noi stessi, ma nel Signore. Non ha forse egli detto che «perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati» (Mt 10:30)?

Pensa a quali promesse implicite contengono queste parole. Se, sapendo che la nostra sicurezza è in Gesù, nei momenti di prova evangelizzassimo e ci mettessimo al servizio degli altri, scopriremmo che l'autocommiserazione può trasformarsi in gioia mediante un semplice atto di volontà. «Quando Giobbe ebbe pregato per i suoi amici, il Signore lo ristabilì nella condizione di prima» (Gb 42:10).

Non pensare a ciò che ti affligge, ma dedicati al tuo prossimo, forse è una persona che sta vivendo un momento difficile. Conoscerai di sicuro qualcuno cha ha bisogno di aiuto, incoraggiamento e sostegno. Perché il fatto di portare il peso altrui
può alleggerire il nostro?


giovedì 14 gennaio
GIOIA DURATURA

Ebrei 11:24,25

«Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato» (Eb 11:24,25). Quali principi inerenti la vita cristiana emergono in questi versetti? (cfr. Lc 9:23; At 14:22; Fil 1:29) Come connettere i versetti appena indicati con la promessa della gioia? (cfr. Eb 11:16; 1 Pt 1:6-8)

La decisione di Mosè di volgere le spalle al trono d'Egitto fu decisamente non politicamente corretta. Avrebbe potuto scegliere di rimanere in quel paese e diventare il futuro faraone. Avrebbe potuto convincersi razionalmente che tale mossa era la volontà del Padre celeste per lui. In fondo, non sarebbe stato difficile farlo perché ci sono spesso tante «buone» ragioni per prendere una decisione sbagliata.

Pensa alla tua ultima decisione sbagliata basata su dei «validi» motivi. Quale dura lezione ti ha insegnato?

Benché la gioia derivi dalla consapevolezza che ci muoviamo secondo quella che è la volontà divina, le conseguenze immediate possono spesso generare dolore e difficoltà. Credere che nel momento in cui accettiamo Gesù e ubbidiamo alla sua parola ogni problema scompaia, può portare alla disillusione. Diventare un cristiano impegnato non è la garanzia per conseguire denaro, fama e potere.

Ogni anno migliaia di credenti vengono perseguitati, alcuni addirittura martirizzati a motivo della loro fede.

In definitiva, la nostra salvezza e la nostra speranza dipendono da qualcosa che è superiore a questo mondo e a ciò che esso può offrire. Quindi, è fondamentale concentrarsi su quello che Gesù ha realizzato per noi e sulle sue promesse. Altrimenti, non ci resta altro che afferrare quello che il mondo offre e che, sappiamo bene, a volte, può essere molto amaro.


venerdì 15 gennaio
APPROFONDIMENTO 

«È dovere dei cristiani convincere il mondo che la religione di Cristo spoglia l'anima dagli abiti della pesantezza e del cordoglio e la riveste di gioia e contentezza. Quelli che ricevono Cristo nella veste di Salvatore che perdona i peccati verranno rivestiti dai suoi indumenti di luce. Egli toglierà via i loro peccati e attribuirà loro la sua giustizia. La loro gioia sarà completa. Chi, meglio dei cristiani, ha diritto a cantare canti di esultanza? Non possiedono forse l'aspettativa di essere membri della famiglia regale, figli del re del cielo? Non è forse il messaggio del Vangelo a creare una marea positiva di immensa gioia? Quando le promesse divine sono accettate liberamente e nella loro pienezza, lo splendore del cielo si irradia nella nostra vita» -ACall to Medical Evangelism and Health Education, p. 26.

Domande per la discussione

1. Scorri la Bibbia e concentrati sulle vite di alcuni personaggi famosi. Secondo te quanta gioia hanno provato? Che dire di Noè, Abramo o Giuseppe? Oppure di Daniele, Davide o Geremia; di Paolo o Giovanni il battista? Che cosa possono insegnarci le loro esperienze, nel bene e nel male, a proposito della gioia cristiana? 2. In che modo si può essere «felici» secondo le vie del mondo? Fino a che punto funziona questa felicità? Che cosa hai capito a proposito dei mezzi che il mondo mette a disposizione per raggiungere la felicità? Sono tutti deprecabili, oppure possono e dovrebbero avere il loro spazio nella nostra esistenza?
3. Quanta felicità possiamo aspettarci da questa vita, anche in qualità di cristiani
che vivono con la consapevolezza dell'amore infinito di Dio? Quando intorno a noi vediamo tanta malattia, sofferenza e morte e sapendo che molti uomini saranno persi per l'eternità, come possiamo essere felici? Non è forse una forma di egoismo rallegrarsi della nostra buona sorte sapendo che altri moriranno?
4. Perché la speranza e la promessa di una vita eterna nella nuova terra sono fondamentali per la nostra esperienza cristiana complessiva? Che cosa avremmo senza di esse? Perché è importante allora averle sempre ben presenti?

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=468