terça-feira, 12 de agosto de 2008

Guida allo studio settimanale della Bibbia - Il figlio di Dio tra noi

Guida allo studio settimanale della Bibbia

Il figlio di Dio tra noi

Letture: Matteo 23; Marco 9:12; Luca 24:7; Giovanni 1:1-14,29; Ebrei 2:9
«Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita» 1 Giovanni 1:1
Pensiero chiave
Nessun altro personaggio della storia ha avuto sul mondo un impatto dirompente e ha generato divisioni come Gesù. Il futuro di ogni nostra esistenza dipende da una domanda cruciale posta da lui stesso: «E voi, chi dite che io sia?» (Mt 16:15).
Alcuni discutono oggi se Gesù sia veramente esistito, ma le prove da un punto di vista storico sono palesemente evidenti. La vera questione ruota intorno alla sua identità e ai suoi scopi. Si tratta semplicemente di una brava persona o del Figlio di Dio?
«Un uomo, che fosse nient'altro che uomo, e che abbia pronunciato le cose dette da Gesù non potrebbe essere considerato un buon maestro da un punto di vista morale, ma piuttosto un lunatico o, peggio ancora, il diavolo. Dovete fare la vostra scelta. O quest'uomo è stato il Figlio di Dio, oppure è un folle, se non peggio» - C. S. Lewis, Mere Christianity, The Macmillan Co., New York, 1960, p. 52.
Noi avventisti partiamo dal presupposto che la Bibbia sia la Parola di Dio e ciò che rivela a proposito di Gesù, è la verità. Punto. Non abbiamo tempo da sprecare per stare dietro tutte le assurde speculazioni fortemente critiche riguardanti la reale essenza di Cristo e la plausibilità che abbia realmente detto e fatto tutte le cose riportate dalla Bibbia. Ogni avventista crede in quelle gesta perché sono scritte nella Parola di Dio. Se non possiamo credere alla Bibbia, a chi allora?
Nel corso dei secoli, la gente ha discusso su Gesù, gli sono stati dedicati canti, libri, sermoni, qualcuno lo ha maledetto, qualcun altro ha girato film sulla sua persona, altri ancora sono addirittura morti per lui; ma la maggior parte degli abitanti della terra oggi non lo conosce o conoscono solo quello che ha compiuto di buono a loro vantaggio.
Se qualcuno dovesse chiederti chi è Gesù, cosa risponderesti e perché?
 
La risposta, qualunque sia, non dovrebbe prescindere dal fatto che Gesù era il figlio di Dio, morto per i nostri peccati e poi risorto. Aver compiuto grandi cose mentre si trovava sulla terra è stato importante, come anche aver predicato sermoni straordinari e averci rivelato il carattere di Dio. Ma alla fine, nessuno di questi elementi avrebbe valore se egli non fosse venuto a morire quale nostro sostituto e non ci avesse offerto la promessa della vita eterna.
Perché la morte di Gesù, e ciò che ha determinato, è decisiva per aiutarci a comprendere chi è stato? Marco 9:12; Luca 24:7; Giovanni 1:29; Romani 5:15-21; Ebrei 2:9
 
La storia ha conosciuto molti uomini e donne autori di gesta straordinarie, che a prima vista potrebbero sembrare ancor più eclatanti di quelle realizzate da Gesù di Nazaret. In fondo, quest'ultimo era un rabbi «non ufficiale», proveniente da una provincia relativamente piccola e insignificante ed è morto prematuramente lasciandosi alle spalle solo un manipolo di fedeli impauriti e demoralizzati.
Se però riusciamo a cogliere la vera essenza di Cristo e dell'opera da lui compiuta sulla terra, ci rendiamo conto che nemmeno l'essere umano più virtuoso può lontanamente reggere il paragone con lui. In definitiva, senza Gesù e senza il suo sacrificio, qualsiasi conquista raggiunta in questo mondo, nel vasto schema delle cose, non sarebbe valsa a nulla, perché senza la sua presenza e la sua morte il mondo e tutto ciò in esso contenuto era destinato al nulla.
Che cosa, nel panorama storico, rende Gesù così unico? Certamente non la creazione di una squadra formata da esperti in relazioni pubbliche, anche perché non ne esistevano. Neppure la ricchezza, perché non sapeva cosa fosse, almeno secondo i parametri del mondo. Gesù non possiede alcun potere politico da far valere; anzi, è rimasto fondamentalmente ai margini dello stesso.
Gesù ha sì un potere, ma si tratta di quello senza calcolo: guarisce la malattia, restituisce la speranza a coloro che hanno la vita distrutta e lascia senza parole gli ipocriti, i finti religiosi del suo tempo. Una volta disse ai suoi discepoli: «Voi sapete che quelli che son reputati principi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti» (Mc 10:42-44).
Non è esattamente la formula giusta per chi cerca di conquistare il potere politico facendo leva sulla combattività.
Giovanni 1:1-14. Da cosa possiamo dedurre la particolarità di Gesù nel panorama storico complessivo dell'umanità?
 
Il rischio è quello di leggere talmente spesso queste parole così famose da dimenticarne l'essenzialità. Riflettiamo sulle implicazioni di quello che Giovanni ci vuole comunicare; queste frasi dovrebbero veicolare speranza, soprattutto se paragonate agli insegnamenti della scienza moderna, secondo cui ci troviamo qui sulla terra in conseguenza di qualche grande incidente cosmico; non siamo altro che il risultato di forze cieche che, casualmente, hanno creato l'umanità. In altre parole, non saremmo creature di un Dio d'amore, che è diventato «carne e ha abitato fra di noi» (Gv 1:14), bensì un complesso conglomerato di elementi chimici che si sarebbero formati sulla superficie di questo pianeta; e se la creazione è stata un fatto accidentale e casuale, anche la vita e la morte non hanno alcun obiettivo o scopo. Che divario enorme con la speranza che ci viene offerta tramite Cristo.
Cosa trovi particolarmente incoraggiante nei versetti di Giovanni 1?
Gesù è il figlio di Dio, ma è stato anche un essere umano che ha vissuto e dimorato in mezzo a noi e, come tale, ha avuto vari tipi di interazioni, sia con la famiglia sia con gli amici. La cosa straordinaria a questo proposito non è tanto il fatto di avere avuto relazioni con altri individui, quanto l'aver scelto di interagire con certi tipi di persone.
Leggere Matteo 11:19, Marco 2:15,16 e Luca 15:1,2. Quale tipo di persone frequenta Gesù? Quali sono gli emarginati della società moderna che potrebbero suscitare la medesima reazione nelle categorie sociali «più rispettabili»?
 
Gesù è venuto per rivelare al mondo intero il vero carattere di Dio e lo ha fatto con la sua vita e con la sua morte. Accompagnandosi a individui che il mondo considerava delinquenti, egli ci ha lasciato un messaggio rivelatore del carattere del Padre e di cosa Dio reputi buono e cattivo. Noi uomini abbiamo la tendenza a giudicare secondo le apparenze (1 Sam 16:7), Dio, invece, guarda al cuore, dove può scorgere ciò che spesso non riusciamo a percepire.
Matteo 21:28-32. Perché Gesù frequentava quel tipo di persone? Quale messaggio possiamo trarre dal suo esempio?
 
Gesù, a differenza nostra, conosce i cuori; vede che cosa accade nell'intimo di chi, dall'esterno, è considerato meschino e un poco di buono. Allo stesso tempo, sa anche che cosa nutrono nei loro cuori quelli giudicati giusti e pii. Possiamo ingannare chiunque, persino noi stessi, ma non il Signore.
Qual è il tuo atteggiamento nei confronti di «pubblicani e peccatori» della società nella quale vivi? Fino a che punto, nel tuo cuore alberga quel sentimento tipico degli scribi e dei farisei?
«Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare» Matteo 23:13
Anche se spesso rappresentiamo un Gesù cordiale e gentile che opera con cautela e delicatezza tra i peggiori peccatori, il quadro presentato dalla Bibbia non è esattamente questo; anzi, al momento giusto, Gesù dava libero sfogo a fiumi di esortazioni che riguardavano un certo gruppo di individui.
Come sappiamo, pronunciò parole molto dure rivolte a diversi capi religiosi del suo tempo, usando in realtà termini molto forti. Per certi versi, fece tornare in mente le parole di alcuni profeti dell'Antico Testamento e la cosa, ovviamente, non può sorprendere, perché è stato lui l'ispiratore che li ha spinti ad agire così. Per secoli, dunque, in un modo o nell'altro, Gesù ha esortato il suo popolo. Le cose vanno forse diversamente oggi?
Matteo 23. Quali sono le accuse che Gesù indirizza contro i capi religiosi? Come li classificheresti? Se potessi riassumere in poche frasi l'essenza delle sue accuse, cosa diresti?
 
Se si legge con attenzione, tutte le accuse rivolte da Gesù sono sorprendenti. Emerge, tra gli altri, un argomento: quegli uomini erano degli ipocriti e nascondevano la bassezza delle loro anime dietro l'apparenza della fede e della pietà. Quale tipo di rappresentazione pietistica mandi in scena? Quanto cambi dal pubblico al privato? Come penserebbe di te la tua comunità se conoscesse il tuo vero modo di essere? Cosa puoi fare per mostrare quello che realmente sei anche nella tua versione pubblica?
«Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» Romani 5:8
Qual è il messaggio del testo appena letto? Fino a che punto lo prendi in seria considerazione? Ci rendiamo conto che la morte di Cristo riguarda anche i peggiori peccatori e gli ipocriti di cui abbiamo parlato ieri?
 
C'è un aspetto straordinario nella vita di Gesù: anche nelle circostanze più crude non ha mai perso di vista la propria missione: salvare i perduti. Persino mentre era appeso alla croce e il peso dei peccati di tutta la terra stava schiantando la sua vita, il bene altrui era sempre in cima ai suoi pensieri (Lc 23:34,42,43; Gv 19:26). Ha lasciato un insegnamento grandioso a ognuno di noi chiamato a seguire le sue orme. Il discorso appena sviluppato trova applicazione nei capi religiosi, contro i quali si era espresso duramente Gesù. Ieri abbiamo visto le sue aspre denunce, riportate da Matteo 23.
Matteo 23:37. Quanto diverge il tono di questo versetto dal resto del capitolo? Cosa rivela a proposito di Gesù e dei sentimenti per quelli che aveva appena denunciato? Quale principio estremamente importante ricaviamo da queste parole? In che modo possiamo applicare quanto letto alle nostre vite e al nostro modo di trattare il prossimo, anche quello che rifiuta le nostre aperture?
Il lavoro missionario non è agevole, basta guardare cosa è successo a Gesù quando si trovava sulla terra; pensiamo a come hanno reagito tante persone. Ciò nonostante, egli ha mostrato amore, compassione e interesse anche per il peccatore più incallito. Non dovremmo manifestare sentimenti di rabbia o risentimento per chi ci respinge, bensì pietà, preoccupazione e cura. Quando gli altri si rifiutano di ascoltare, non significa che stanno respingendoci personalmente; in quel momento scacciano Gesù.
Come giudichi chi reagisce negativamente alla tua testimonianza? Cosa puoi fare per imparare a essere compassionevole e a non manifestare collera o rancore? Perché questi due stati d'animo non possono che peggiorare la situazione?
Leggere da Ellen G. White, La speranza dell'uomo, «Gesù censura gli scribi e i farisei», pp. 610-620 [463-472].
«I farisei si consideravano saggi per aver bisogno di consigli, troppo giusti per aver bisogno di salvezza, troppo onorati per aver bisogno dell'onore che viene da Cristo. Il Salvatore si allontanò da loro per cercare altri che avrebbero ascoltato il messaggio del cielo. Nei pescatori ignoranti, nei pubblicani del mercato, nella donna di Samaria, nella gente comune pronta ad ascoltarlo, avrebbe trovato otri nuovi per il vino nuovo. Per l'opera del Vangelo ci si può servire solo di quegli uomini che ricevono volentieri la luce che Dio offre loro. Sono gli strumenti incaricati di offrire al mondo la conoscenza della verità» - DA, p. 279 [201].
«Possiamo fare molte cose in breve tempo se opereremo come faceva Cristo. Possiamo riflettere con profitto sul suo modo di insegnare. Egli cercava di andare incontro alle menti della gente comune; aveva uno stile chiaro, semplice e comprensivo. Traeva le proprie immagini da scenari che alle orecchie dei suoi ascoltatori erano per lo più familiari; servendosi di esempi tratti dalla natura, illustrava verità di un'importanza eterna, collegando in questo modo la terra al cielo» - Evangelism, p. 565.
Domande per la discussione
1.       Perché l'idea di un Gesù dipinto solo come grande maestro morale non ci soddisfa abbastanza? Che speranza potremmo avere se Gesù fosse stato solo quello? Consideriamo l'affermazione di C.S. Lewis, riportata nell'introduzione di sabato, perché rappresenta una straordinaria argomentazione a sostegno della divinità di Cristo? Di cosa potremmo parlare se egli non fosse il figlio di Dio?
2.       Discutere le varie risposte alla domanda conclusiva della lezione di lunedì.
3.       Qualunque cosa si possa dire sui farisei, non dimentichiamoci che erano membri della chiesa del rimanente di Dio, rappresentanti l'elite dell'unica fede al mondo in possesso della verità presente. Quale messaggio e avvertimento dobbiamo individuare davanti a tale constatazione?
In sintesi
La storia di Gesù è la più importante di tutte. La sua vita e i suoi insegnamenti non solo ci mostrano la linea di condotta della nostra esistenza e i rapporti corretti con il prossimo, ma indicano la strada per raggiungere la vita eterna: credere nella salvezza che ha garantito a ognuno di noi mediante la sua morte.
 
FONTE: http://www.avventisti.it/sds/sds.asp?idx=320


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