sexta-feira, 15 de maio de 2009

7. LA GRAZIA

09/05/2009

7. LA GRAZIA

9 - 15 maggio

Letture: Esodo 25:8; Isaia 53; Romani 5:18,19; 2 Corinzi 3: 16-18; Efesini 2:4-10; Tito 2:11-14

 

«Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» Romani 5:8

 

Durante una conferenza sul tema delle religioni che si svolgeva in Gran Bretagna, esperti provenienti da tutto il mondo discutevano quale fosse, e se ci fosse, la dottrina che rende unica la fede cristiana. Cominciarono eliminando alcune possibilità. L'incarnazione? Altre religioni presentano versioni diverse di dèi che acquisiscono sembianze umane; la risurrezione? Anche in questo caso ci sono in altre fedi religiose racconti che parlano di ritorni dalla morte. Il dibattito proseguì per un po' fino a quando l'autore cristiano C.S. Lewis si chiese ad alta voce: «"Ma cos'è questa sarabanda?"; i suoi colleghi stavano discutendo l'unicità del contributo offerto dal cristianesimo nel panorama delle religioni mondiali, fu la risposta. Lewis replicò: "Beh è facile; la grazia"», - Philip Yancey, What's So Amazing About Grace?, Zondervan Publishing House, Grand Rapids, Mich., 1997, p. 45.

La settimana scorsa ci siamo confrontati con il terribile fenomeno del peccato, «il mistero dell'empietà» (2 Ts 2:7). Nella sezione finale abbiamo visto che è stata trovata una soluzione grazie all'intervento divino. Di cosa si sia trattato e cosa abbia comportato per noi sarà materia di studio di questa settimana.

 

Uno sguardo alla settimana

Quali sono alcune immagini usate da Dio per insegnarci il piano della salvezza? Che cos'è l'espiazione? Quanto diventa centrale il concetto della sostituzione per comprendere la croce?

Il racconto della fedeltà dimostrata da Abraamo davanti alla prova è ben noto. Dio gli chiese di sacrificare suo figlio Isacco il quale, ignaro di ciò che il Signore aveva indicato al padre, era convinto che i due stessero recandosi semplicemente da qualche parte a offrire un sacrificio; a un certo punto chiese perché non avessero portato un animale. Abraamo gli rispose con le parole profetiche che riecheggiano in ogni pagina dell'Antico, come del Nuovo Testamento: «Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto» (Gn 22:8).

 

Qual era il significato profetico delle parole rivolte da Abraamo al figlio?

In quale altra parte dell'Antico Testamento troviamo dei testi che fanno riferimento alla redenzione che si sarebbe realizzata in Cristo? Genesi 3:15; Esodo 25:8; Isaia 53

Gesù rappresenta il nucleo centrale dell'Antico Testamento. In realtà, lo scopo del sacrificio nel santuario terreno era quello di prefigurare la venuta del Messia (Eb 8:9). Tutto ciò che ha preceduto il suo ingresso in questo mondo è stato un preludio della croce; Dio ha atteso il momento adatto, poi «quando giunse la pienezza del tempo» (Gal 4:4), Cristo è venuto a vivere in mezzo a noi.

«L'amore di Dio si era sempre manifestato nei confronti del genere umano perduto, durante tutte le età, in ogni momento; nonostante la corruzione degli uomini, la sua misericordia si era continuamente rivelata. E quando venne la "pienezza dei tempi", la divinità fu glorificata con l'effusione, nel mondo, di un'abbondante grazia che non conoscerà né ostacoli né interruzioni fino a quando il piano della salvezza non sarà interamente compiuto» - DA, p. 37 [23].

 

Pensa a quanti secoli sono passati tra l'annuncio della venuta del Messia e il suo compimento. Cosa deve insegnarci questa verità in termini di pazienza e fiducia in Dio, anche quando le cose sembrano non adempiersi mai?

Come spiegare a un bambino di tre anni cosa sia l'elettricità? O alle popolazioni che vivono nella giungla africana, e che non si sono mai mosse per più di 50 chilometri dal luogo in cui vivono, i meccanismi che fanno funzionare un semaforo o un ascensore? Come può sperare un fisico di spiegare la teoria della relatività di Einstein a una persona il cui livello culturale è limitato all'istruzione elementare?

Dio ha dovuto far fronte a un divario comunicativo ben superiore alle barriere che abbiamo appena citato come esempio. L'amore divino manifestatosi nella vita e nella morte di Gesù Cristo non può essere pienamente descritto dal linguaggio limitato degli uomini. Eppure, Dio voleva che avessimo un'idea corretta di ciò che comporta il suo piano della salvezza. Egli ha ispirato gli autori biblici a utilizzare una serie di immagini varie, ognuna delle quali contribuisce a offrirci una migliore percezione del mistero della sua grazia. Nessuna di queste dovrebbe essere estrapolata dalle altre prospettive; ma, prese nel loro insieme, ci lasciano una sensazione di meraviglia e gratitudine.

 

Qual è una delle immagini più importanti usate da Dio per aiutarci a cogliere alcune profonde verità del mistero della grazia? Isaia 53:7; Giovanni 1:29

Quale altro simbolismo viene utilizzato per descrivere un'ulteriore dimensione relativa all'espiazione? Matteo 8:20; Atti 20:28; 1 Corinzi 6:20

Dobbiamo fare attenzione a non privilegiare un particolare simbolo a discapito di altre immagini. Mettendo insieme tutto ciò che viene detto a proposito dell'espiazione, si ottiene un quadro che, per quello che noi esseri umani e finiti possiamo assorbire, si può dire completo. L'immagine di un riscatto, o di un alto prezzo pagato per la nostra salvezza è senza dubbio molto forte ed efficace: «Cristo ci ha riscattato dal peccato… Questa metafora vuole intendere che:

1. Lo strumento necessario alla nostra salvezza ha un prezzo molto alto.

2. Siamo passati da una condizione all'altra, da uno stato schiavitù a uno di prossimità a Dio. La redenzione significa il trasferimento ad alto prezzo di una proprietà» - Edward W. H. Vick, Let Me Assure You, Pacific Press® Publishing Association, Mountain View, Cal., 1968, p. 33.

 

Il Creatore dell'universo, colui che ha fatto tutto ciò che esiste (Gv 1:1-3), è volontariamente andato sulla croce perché quello era l'unico modo per salvarci. Perché questa verità dovrebbe influenzare il nostro modo di vivere?

I teologi discutono animatamente tra loro intorno alla dottrina dell'espiazione. Sono due le linee di pensiero principali: alcuni optano per una visione oggettiva dell'espiazione, mentre altri ne preferiscono una soggettiva. Che cosa significa?

La prima scuola di pensiero sottolinea il fatto che in un certo momento della storia sia effettivamente accaduto qualcosa su una collina nei pressi di Gerusalemme, un evento concreto che ha gettato le basi per la nostra salvezza. Altri teologi sostengono invece che l'elemento cruciale sia rappresentato dalla nostra risposta alla dimostrazione di amore e al sacrificio di Gesù: la contemplazione di un amore così grande ci trasforma! Entrambe le prospettive sono vere e, messe insieme si complementano l'un l'altra.

Come spiega la Bibbia il rapporto tra ciò che Cristo ha fatto e quello che noi, esseri peccatori, meriteremmo? Isaia 53:4,5; Romani 5:18,19

L'idea che Cristo sia morto perché evitassimo la morte eterna e diventassimo così partecipi della vita che egli offre, è legata al concetto di sostituzione. Certi la considerano un'ipotesi ripugnante, non amano il linguaggio legalista che spesso viene usato o la possibilità che si scateni un'ira divina contro il peccato.

Ma, a prescindere da ciò che può piacerci o meno, la straordinaria verità è che Dio ha deciso di risolvere la questione del male nella maniera che ha considerato più adatta. Essendo giusto, non poteva ignorare il peccato; essendo amore, non poteva abbandonare il peccatore. In quel caso avremmo pagato con la morte eterna per via della nostra colpevolezza. Ma Gesù è stato disposto a prendere il nostro posto! Questo è avvenuto alla croce e questo evento reale, la nostra sostituzione, è diventata la base della nostra redenzione.

Quindi, per ciò che Cristo ha fatto, in risposta al suo ruolo di nostro sostituto, veniamo attirati a lui, lo accettiamo, cambiamo il nostro atteggiamento nei suoi riguardi e in quelli degli altri esseri umani. Questo è il lato complementare e soggettivo del piano della salvezza (Gv 12:32; Rm 5:1).

 

Pensa a tutti gli sbagli che hai commesso e (probabilmente) continui a commettere. Poi rifletti sulla figura di Gesù, che alla croce ha patito la colpa che avresti dovuto subire tu. Cosa provi, essendo consapevole che egli ha sofferto al posto tuo?

La manifestazione senza pari di compassione divina e di grazia che ha avuto luogo sul Calvario ha trasformato milioni di cuori. Dal momento stesso in cui egli era agonizzante su una croce, la gente è stata cambiata ammirando l'amore di Cristo. Uno dei criminali crocifissi accanto a lui notò che Gesù era qualcuno di speciale, al quale era riservato un futuro oltre quella morte ignominiosa (Lc 23:39-43). E persino il centurione romano si accorse che Gesù non era un delinquente (v. 47).

 

Come dovrebbe cambiare la mia esistenza ammirando Gesù e quello che ha fatto per me? 2 Corinzi 3:16-18; Ebrei 12:2,3

«Il peccatore pentito rivolga il suo sguardo su "l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo" (Gv 1:29); in quella contemplazione sarà trasformato. Il suo timore muterà in gioia, il suo dubbio in speranza. Nascerà in lui la riconoscenza, il cuore di pietra si spezzerà e un flusso di amore inonderà l'animo. Cristo diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna. Quando contempliamo Gesù, l'uomo che ha sperimentato dolore e sofferenza mentre opera per la salvezza dei perduti, disprezzato, schernito, deriso, pronto ad andare da una città all'altra fino al compimento della sua missione; quando noi lo contempliamo nel Getsemani mentre suda gocce di sangue, sulla croce nell'agonia della morte; quando lo contempliamo così, allora il nostro io non cerca più la propria esaltazione. Guardando Gesù ci vergogniamo della nostra freddezza, del nostro torpore, del nostro egoismo. Siamo lieti di essere qualsiasi cosa o anche niente, per adempiere con tutto il cuore il servizio del Maestro» - DA, p.p. 439,440 [332,333].

 

Quanto sono efficaci queste parole nel riflettere la tua esperienza personale con Cristo? Cosa potrebbe trattenerti dall'avere con lui un'esperienza più profonda? Quanto tempo dedichi alla contemplazione del Calvario?

 

I teologi propongono varie teorie per spiegare l'espiazione. Ma elencate tutte, non ce n'è una che faccia giustizia alla meraviglia della grazia del Signore (1 Cor 1:20-25). È cosa buona dialogare sui passi della Bibbia che rivelano i diversi aspetti del sacrificio di Cristo, ma quello che egli ha fatto per noi non dovrebbe essere solo oggetto di discussione, ma stimolo per una profonda e consacrata contemplazione e riflessione. Anche se molte cose non riusciamo a capirle, sappiamo abbastanza per poterci sorprendere di fronte a ciò che Dio ha compiuto in Cristo per amore nostro.

Per i cristiani è facile essere depistati; alcuni focalizzano la propria fede o sulla Bibbia, sulla chiesa, o ancora sulle tradizioni e le dottrine della loro chiesa. Sono tutti elementi che hanno la loro importanza, ma possono diventare molto problematici se ci distolgono da Cristo, unica nostra fonte di salvezza.

Noi avventisti facciamo spesso riferimento alla «verità» quale centro della nostra fede. Non c'è niente di sbagliato, fino a quando non riduciamo la nostra idea di verità a un elenco di dottrine alle quali aderiamo intellettualmente. La nostra fede dovrebbe trovare il proprio centro nella verità che scopriamo in Cristo. Crediamo in una Persona che ci ha rivelato Dio, che è venuta per riscattarci, che attualmente intercede per noi in cielo e che ritornerà per portarci nella sua casa. E tutto ciò deve avere importanza primaria per noi.

Cosa ci insegnano i seguenti passi sulla centralità che ha Cristo nella nostra fede? Efesini 2:4-10; Tito 2:11

Efesini 2:4-10 è un passaggio straordinariamente ricco. Sottolinea varie volte che siamo salvati per grazia, una grazia descritta come «immensa ricchezza» (v. 6) che sgorga dal «grande amore» (v. 4) di Dio. Questa grazia è gratuita, non può essere acquistata. Le nostre opere non ci fanno guadagnare la vita eterna. Se così fosse avremmo motivo di vantarci della nostra bontà; è la grazia di Dio che renderà visibili le trasformazioni nella nostra vita quotidiana e che ci metterà nella condizione di fare delle «buone» opere (v. 10). Ma anche queste ultime, in sostanza, saranno merito dell'opera compiuta da Dio in noi.

 

Quale magnifica descrizione della centralità di Gesù Cristo rispetto alla nostra fede troviamo nelle parole di Paolo riportate in Atti 17:28?

In che modo le dottrine avventiste ci dovrebbero aiutare a comprendere meglio quello che ha fatto Cristo per noi? Immagina, per esempio, di credere in un tormento eterno all'inferno. Come condizionerebbe questo falso insegnamento la tua concezione di Cristo? Perché, allora, le dottrine corrette sono determinanti nel supportarci alla migliore conoscenza del Maestro?

Quando si parla dell'opera salvifica di Cristo gli avventisti fanno immediatamente riferimento alla Speranza dell'uomo. Particolarmente rilevanti in questo senso sono le pagine da 570 a 589. Notare il passaggio che si trova a p. 578: «Come Gesù fu messo in croce in mezzo a due ladroni, così la sua croce sarebbe stata posta in mezzo a un mondo morente nel peccato. Le parole di perdono rivolte al ladrone penitente accendevano una luce che avrebbe illuminato anche gli estremi confini della terra».

 

Domande per la discussione

1. Alcuni si offendono all'idea che Dio abbia richiesto la vita del Figlio come «prezzo» per i peccati dell'umanità. Si tratta comunque di un'immagine utilizzata dalla Bibbia e dobbiamo prenderla per ciò che dice. Ma cosa deve farci capire in merito alla gravità del peccato e all'alto costo della nostra redenzione?

2. Se c'è una dottrina alla quale oggi molti obiettano, è proprio l'espiazione. Si rifiuta l'idea che il nostro problema debba essere risolto con un intervanto «dall'esterno». Non dovrebbe ogni individuo rispondere di ciò che ha fatto? Come spieghi il bisogno di un intervento divino?

3. Chi è salvato per grazia deve a propria volta manifestare grazia nei confronti di chi gli sta attorno. Come posso dimostrare che la mia vita è ricolma di questo dono?

 

In sintesi

I TEOLOGI HANNO SVILUPPATO DIVERSE TEORIE A PROPOSITO DELL'ESPIAZIONE, LA MAGGIOR PARTE DELLE QUALI SONO MANCHEVOLI O COMUNQUE PARZIALI. LE SI POSSONO PARAGONARE CON DELLE FOTO SCATTATE DA LATI DIVERSI DELLA CATENA DELL'HIMALAYA. TUTTE MOSTRERANNO LE MONTAGNE, MA NON GARANTIRANNO UNA PANORAMICA COMPLETA. IL MIRACOLO DELLA GRAZIA NON PUÒ ESSERE RIDOTTO A UNA FORMULA ALLA QUALE DARE UN ASSENSO INTELLETTUALE. STIAMO PARLANDO DELLA NOSTRA FEDE. CRISTO È MORTO PER NOI, AFFINCHÉ AVESSIMO LA VITA ETERNA. SENZA DI LUI SIAMO PERDUTI. ACCANTO A LUI IL NOSTRO FUTURO È ASSICURATO.

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=432