terça-feira, 28 de julho de 2009

1. GESÙ E LE EPISTOLE DI GIOVANNI

1. GESÙ E LE EPISTOLE DI GIOVANNI

 Letture: leggere le tre lettere di Giovanni

 «E noi abbiamo veduto e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo» 1 Giovanni 4:14

 Falsi maestri che diffondono errori tra i santi; vedute fuorvianti sulla natura di Cristo; lotte di potere nella chiesa; svarioni teologici che si propagano tra le panche; persone che hanno bisogno di avere la certezza della salvezza; altre per le quali è indispensabile capire che la fede deve produrre l'ubbidienza alla legge.

Sembra che si parli della chiesa di oggi, vero? Si tratta invece di alcune delle istanze di cui si occupò Giovanni circa duemila anni fa, nelle sue tre brevi lettere. Com'erano vere le parole di Salomone: «Non c'è nulla di nuovo sotto il sole» (Ec 1:9).

Giovanni, però, non si concentra solo sui problemi, ma guarda anche a Dio Padre e al Figlio; li descrive e parla di quello che hanno fatto per noi, ma anche delle risposte che è chiamato a dare l'uomo.

 Uno sguardo alla settimana

Perché riteniamo che sia stato Giovanni a scrivere queste tre epistole? Chi erano i destinatari? Quali erano le sue preoccupazioni? Come risponde a esse? Che cosa ci dice a proposito di Gesù? Quali promesse contenute nei suoi scritti possiamo fare nostre?

La prima lettera di Giovanni inizia senza una formale introduzione. Per una ragione qualsiasi, l'autore non si presenta; la seconda e la terza lettera citano come autore una persona genericamente chiamata «l'anziano». Ci dicono anche chi sia il destinatario, una signora eletta, qualcun altro di nome Gaio; si tratta di un'informazione parziale che lascia adito a una serie di dubbi; ciò nonostante, le stesse lettere ci fanno capire chi le abbia scritte.

 Stile comune e vocabolario sembrano indicare che l'autore di Giovanni 1,2 e 3 sia lo stesso. Cosa dicono su di lui le tre espistole? Leggendole, concentrati tra le altre cose su alcuni dei termini utilizzati riguardo ai destinatari (1 Gv 1:1-3; 2:1,18; 4:4; 2 Gv 12; 3 Gv 1,13,14).

 È evidente che l'autore è stato testimone oculare di Gesù. Pare anche avere un rapporto stretto con i membri della chiesa ai quali si rivolge, perché li chiama «figlioletti», espressione che denota affetto. Egli ha mantenuto un ruolo di guida nella chiesa e più di una volta ribadisce che spera di riuscire a fare visita a quelli ai quali sta scrivendo.

La stretta somiglianza con frasi e temi tipici del vangelo di Giovanni, unitamente alla testimonianza dei padri della chiesa, rivelano che si tratta dell'apostolo Giovanni. Il che porta a sottolineare un punto molto significativo e cioè l'importanza di coltivare delle relazioni premurose, affettuose e permeate dall'amore con chi ci è intorno. Da queste lettere emerge con assoluta trasparenza che Giovanni amava e aveva a cuore quelle persone e che desiderava vederle ben salde nel Signore.

È evidente che l'amore espresso nei loro riguardi non faccia altro che esaltare grandemente la forza delle sue parole. Si tratta di un insegnamento molto importante per tutti coloro i quali desiderano essere testimoni di Gesù e delle verità che ha lasciato a noi come chiesa.

 Un conto è avere una conoscenza della natura di Dio, del piano della salvezza, della seconda venuta e del sabato; ma che cosa accade alla nostra testimonianza quando non riflette l'amore e la personalità del Dio che ha creato queste verità?

Nella prima lettera di Giovanni ci sono una serie di argomenti rilevanti, anche se l'apostolo non pare voler seguire una progressione lineare. Questa osservazione ha convinto qualche studioso a concludere che Giovanni presenti i suoi temi in maniera ciclica, vale a dire li rivisiti, ma da angolature diverse. E dunque le stesse cose vengono discusse da varie prospettive.

 2 Giovanni 1-13. Segui la sua linea di pensiero:

 2 Giovanni 1-3        

 2 Giovanni 4  

 2 Giovanni 5,6        

 2 Giovanni 7-11      

 2 Giovanni 12,13     

 In 2 Giovanni l'apostolo esprime la sua gratitudine per i figli del Signore e la loro scelta di camminare nella verità. Parla di amore e ubbidienza e poi si concentra sui falsi maestri che ha già citato nella prima lettera. Utilizza nuovamente il termine anticristo. Nella conclusione, Giovanni manifesta il desiderio di poter visitare i suoi interlocutori e trasmette anche i propri saluti.

In che modo la terza lettera si collega alle due precedenti, che parlano di falsi maestri, mai menzionati invece in quest'ultima lettera? È plausibile che tutte e tre trattino una situazione simile ma da diverse prospettive.

Se 1 e 2 Giovanni mettono in guardia da questa categoria di persone, 3 Giovanni può mostrare come in una situazione particolare i capi della chiesa abbiano tentato di gestire il problema.

 In molte parti del mondo il concetto di «ortodossia dottrinale» suona medievale; evoca nella mente delle persone episodi come quello dell'Inquisizione, quando la chiesa di maggioranza si scagliava, con la tortura e la morte, contro coloro che non erano sufficientemente «ortodossi». Come risultato c'è un rifiuto dell'idea stessa di ortodossia e molti sostengono invece che l'unica cosa di cui c'è veramente bisogno è l'amore, non l'insegnamento. Giovanni, nonostante sottolinei l'amore, non evita di affrontare la questione dell'errore teologico: come dovremmo comportarci allora nella nostra chiesa in presenza di simili deviazioni?

Giovanni spiega ripetutamente perché ha scritto la prima epistola. Che cosa dice?

 1 Giovanni 1:4        

 1 Giovanni 2:12-14

 1 Giovanni 5:13       

 Sono tutte espressioni positive che riaffermano determinati principi; ma il contesto mostra che devono essere compresi nell'ambito di gravi problemi presenti nelle chiese alle quali si rivolge Giovanni. In questa lettera compaiono affermazioni molto forti relative ai falsi maestri, che vengono chiamati «anticristi». Il termine compare quattro volte in 1 Giovanni e una nella seconda epistola. Non lo si ritrova in nessun altro passo biblico. Questi anticristi avevano idee sbagliate su Gesù, che si ripercuotevano nel loro stile di vita cristiano. Giovanni avverte ovviamente la necessità di trattare questi insegnamenti e lo fa in modo energico e intransigente.

Nondimeno, l'autore ritrae un bel quadro del vero cristianesimo e ne sottolinea la natura positiva. Nel controbattere l'errore teologico e quello etico dei falsi maestri, Giovanni si esprime a favore dell'unità tra Padre e Figlio, dell'accettazione del perdono divino e di una vita governata dal principio dell'amore. Se da un lato incoraggia i membri di chiesa e li mette in guardia da interpretazioni di Cristo e del comportamento cristiano non idonei, arriva persino a sperare di riuscire a riconquistare qualcuno di quelli che hanno abbandonato la chiesa.

In 1 e 3 Giovanni non vengono citate le ragioni che lo spingono a scrivere, ma sono comunque percepibili. Lo scopo di 2 Giovanni è quello di avvertire i membri del pericolo rappresentato dagli insegnamenti e dalla morale dei falsi maestri menzionati nella prima epistola.

Secondo 3 Giovanni era in atto una lotta di potere. Diotrefe stava tentando di usurpare ogni autorità. Appellandosi in apparenza al problema dell'eresia, stava in realtà tentando di affermare le fondamenta del proprio potere.

 Pur senza sottovalutare la gravità di questi falsi insegnamenti, Giovanni ne parla sottolineando gli aspetti positivi e questa tattica rivela un principio molto importante per noi: la facilità con la quale si rischia di venire assorbiti dalla lotta allo sbaglio e di concentrarsi solo su esso e non sulla verità. Qual è il tuo metodo di affrontare le cose che ritieni sbagliate? Ti concentri sull'errore a spese della verità? In che modo si possono gestire positivamente i problemi?

Gesù compare in tutta l'epistola di 1 Giovanni, è al centro di questo libro. Chi è questo personaggio?

 1 Giovanni 1:1        

 1 Giovanni 1:2; 5:20

 1 Giovanni 1:3; 4:15

 1 Giovanni 2:1        

 1 Giovanni 2:8        

 1 Giovanni 2:22       

 1 Giovanni 4:14       

 1 Giovanni 5:20       

 Anche se in 1 Giovanni Dio Padre è citato più frequentemente di Gesù, gli ex e forse ancora attivi membri di chiesa hanno un problema con il Figlio. Probabilmente essi e i falsi maestri, sostanzialmente, concordavano in merito alla natura del Padre, ma quando si discuteva di Gesù, della sua umanità e della sua divinità la convergenza svaniva. La questione verteva sull'ipotesi che Gesù fosse venuto o meno «nella carne» (1 Gv 4:2) e che fosse il «Cristo» (1 Gv 2:22).

In un simile contesto, Giovanni sostiene chiaramente che è impossibile separare il Padre e il Figlio; anche ai nostri giorni delle persone, compresi alcuni cristiani, pensano di poter avere una relazione con Dio Padre senza tener conto di Gesù, che ritengono semplicemente uno straordinario essere umano. Ma Giovanni è molto netto al riguardo: chi conosce Gesù, ma non lo accetta come Messia e Figlio di Dio, non potrà intrattenere un rapporto salvifico con Dio Padre.

 1 Giovanni è formata da 105 versetti e Gesù compare in 45 di essi. Quale ruolo si può ipotizzare che abbia in questa lettera? Gesù occupa un posto centrale nella tua comprensione della verità? Sei forse troppo occupato con date, grafici e dottrine e tralasci la conoscenza, il perdono e la grazia che il Figlio ti offre? Se così fosse, in cosa devi cambiare e perché? (cfr. Gv 17:3)

Le lettere di Giovanni non solo ritraggono Gesù da prospettive diverse, raccontandoci che egli esiste dal principio (1 Gv 1:1), è venuto in carne (1 Gv 4:2) e si è mantenuto giusto, puro e senza peccato (1 Gv 2:1; 3:3,5); ma pongono in risalto il suo ministero e la sua opera. Chi sia Gesù e cosa abbia fatto sono due concetti strettamente connessi tra loro; negarne la divinità o l'umanità equivale a negarne il ministero come salvatore, per esempio, e come Signore. La salvezza in Gesù è legata dalla sua natura divino/umana. Senza una corretta comprensione di tale natura, si interpreteranno in maniera sbagliata anche il piano della salvezza e la questione del peccato. Il peccato rischia di essere sottovalutato o addirittura confutato (1 Gv 1:6-10), un atteggiamento che influenzerebbe, in un modo o nell'altro, l'etica e il comportamento cristiano.

 Cosa ci dice Giovanni in merito al ministero e all'opera compiuti da Gesù? Quali promesse ci sono riservate grazie a quello che il Messia ha fatto o sta facendo per noi?

 1 Giovanni 1:7        

 1 Giovanni 2:25       

 1 Giovanni 2:28       

 1 Giovanni 3:8        

 1 Giovanni 3:16       

 1 Giovanni 5:18       

 2 Giovanni 3  

 Quello che ha fatto per noi il Salvatore, e sta facendo attualmente nella sua funzione di mediatore, richiede una presa di posizione da parte nostra. Il perdono dei peccati, la certezza della salvezza, il dono dello Spirito Santo, la speranza della seconda venuta e la promessa secondo cui saremo come lui e potremo vederlo per quello che è, non ci possono lasciare indifferenti. Noi crediamo in lui, lo amiamo, lo seguiamo, gli ubbidiamo, ci atteniamo ai suoi insegnamenti.

 Quale promessa sopraelencata ha per te un particolare significato e perché? Quale invece quella che, forse, non stai vivendo come dovresti? Cosa puoi fare per capire fino in fondo la ricchezza di quelle promesse?

Leggere tutta 1 Giovanni fino in fondo per avere una visione d'insieme di questa importante lettera.

 «Mentre gli anni trascorrevano e il numero dei credenti aumentava, Giovanni lavorò con crescente fedeltà e ardore per i suoi fratelli. I tempi erano pieni di pericolo per la chiesa. Gli inganni di Satana si moltiplicavano ovunque. Con contraffazioni e falsità, gli emissari di Satana cercavano di suscitare opposizione contro le dottrine di Cristo. Di conseguenza dissensi ed eresie stavano minacciando la chiesa. Alcuni che professavano Cristo dichiaravano che il suo amore li aveva sciolti dall'ubbidienza alla legge di Dio. Altri pensavano che era necessario osservare le usanze e le cerimonie giudaiche, e che una semplice osservanza della legge, senza fede nel sangue di Cristo, era sufficiente a salvarli. Altri ancora che pretendevano di essere fedeli alla causa di Dio, erano invece degli impostori e, in pratica, negavano Cristo e il suo Vangelo. Vivendo nel peccato, essi stavano portando eresie nella chiesa. Così molti stavano per essere condotti nel labirinto dello scetticismo e dell'inganno.

Giovanni divenne estremamente triste quando vide questi velenosi errori penetrare nella chiesa. Egli sapeva i pericoli ai quali la chiesa era esposta e affrontò l'emergenza con prontezza e decisione. Le lettere di Giovanni rivelano uno spirito d'amore. Sembra che egli abbia scritto con la penna intinta nell'amore. Ma quando l'apostolo venne in contatto con quelli che, sebbene dichiarassero di vivere senza peccato, trasgredivano la legge di Dio, egli non esitò ad avvertirli del terribile inganno che li avvinceva» - AA, pp. 553,554 [347].

 Domande per la discussione

1.       Immaginiamo che le cose scritte da Ellen G. White siano destinate alla chiesa di oggi. Cosa avrebbe detto? Quali sono le contestazioni teologiche che affrontiamo oggi? In che senso somigliano a quelle discusse da Giovanni? Quali aspetti della sua esperienza possono insegnarci a gestire meglio questi errori?

2.       Come avventisti, siamo convinti di aver ricevuto in dono una luce più grande circa la verità, ma come chiesa, in che modo possiamo esprimere meglio l'amore e l'affetto che devono accompagnare la testimonianza? In che modo tu singolarmente puoi dare un contributo affinché la tua comunità manifesti più coerentemente l'amore di Dio? È terribile pensare che tante persone, pur attratte dal nostro messaggio, non lo hanno accettato a causa della nostra mancanza di premura, grazia e amore. Possiamo e dobbiamo fare di meglio?

 

FONTE: http://avventisti.it/sito/bibbia_dettagli.asp?id=439